domenica 23 dicembre 2018

È ORA DI FARLA FINITA

 E oggi per l'ennesima volta ho ascoltato la solita, trita, sbiadita, soporifera, antica frase fatta, tipica degli abitanti del paesello mio - non so se poi anche in altre realtà ci si lamenti allo stesso modo, ma io abito qui, vivo, respiro e odo quello che gli altri dicono.
 IN CODESTO LUOGO, AI PIEDI DEL CIMINO NON C'È NULLA, NON SI FA MAI NULLA, NON SI ORGANIZZA MAI NULLA DI BUONO, È RIMASTA SOLO LA SAGRA.
 E basta! Non ne posso più, ma insomma che volete il carnevale di Rio per tutto l'anno?
 Organizzate, spendete, investite, mettetevi voi in gioco e poi ne riparleremo, ma abbandonate 'sta solfa, grazie.
 Gli eventi si susseguono: concerti, incontri, presentazione di libri, inaugurazione di mostre, giochi e spettacoli, ma poi dove sono tutti? Sia che ci si incontri in piazza, in biblioteca, nella Sala comunale, in via della Rocca, in duomo, al campo sportivo, a Palazzo Chigi, al chiostro del Comune... e chiudo, l'elenco per non tediare ulteriormente chi legge, siamo sempre gli stessi a partecipare, ad applaudire, a farci firmare la copia, a porre domande, a leggere, a guardare. E gli altri?
 In piazza, magari appoggiati ad una transenna, sotto alla tettoria del bar, al caldo davanti al maxischermo per la partita, in giro per il centro commerciale, non so che altro aggiungere, ma certo non dove si richiede di esserci.
 All'ultima presentazione di un libro eravamo in dieci, compresa la moglie dello scrittore; alla giornata dei fumetti-prima parte neanche dieci, mancavano anche alcuni organizzatori; parlo di eventi gratuiti, in cui non si richiede di pagare un biglietto d'ingresso.
 Non voglio infierire sugli appuntamenti di lettura, in cui chi ospita offre addirittura una lauta ed abbandonante merenda: spesso partecipano famiglie da fuori, del circondario, della provincia che poi si sperticano nei ringraziamenti e negli elogi, ma di autoctoni forse la metà. E le iniziative della parrocchia? No, meglio di no: roba da vecchi, tradizionale, sorpassata, da naftalina.
 Mi sono stancata dello sport paesano del lancio del lamento: partecipo quando posso, qualche volta organizzo e ci metto la faccia, ci rimetto e ci perdo tempo e non solo; fa male la lagna, fa male la critica che non è costruttiva, quella che proviene da persone apatiche, semoventi, tartufate e ferme.
 I ragazzi ci sono, le forze ci sono: date fiducia, partecipate, spendete, vivete il paesello e non lanciate accuse come pietre. BASTA.
 I primi a non credere di poter cambiare la sorte sono quelli che aprono bocca a vuoto, smorfie, scrollata di spalle, pettegolezzo.
 Se penso che stiamo crescendo i nostri piccoli in questo clima, mi si accappona la pelle e mi si chiudono i libri: il paesello sta morendo, ma senza la fortuna di Civita di Bagnoregio.

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