martedì 20 febbraio 2018

UN RIPIEGO?

 Ebbene sì, amici miei cari lettori, questa sera sono filosofica, sarà che in terza abbiamo cominciato a studiare il mio amatissimo Luigi P., sarà che le fregature aspettano dietro l'angolo, sarà che a decantare un tuo pregio rimane tanto difficile, ma a sollevare un difetto e una mancanza si fa un gran presto...
 Allora il quesito di questa sera è semplice, ma non indolore e non rispondete in modo superficiale, che poi si ritorce contro di voi: fino a quando si inseguono i sogni? Siamo adulti ed è arrivato il momento di prendere qualche decisione: ciò che ci piace o quel che ci permette di pagare il mutuo? Ciò che ci contraddistingue o un lavoro anonimo ma ben retribuito?
 E per piacere non siamo moralisti o sognatori per forza, che poi la vita reale sappiamo tutti che non si porta avanti con il fumo, serve l'arrosto, per esempio.
 Sono laureata in Conservazione dei BB CC, non dico che avrei voluto emulare Sgarbi, Gillo Dorfles o Achille Bonito Oliva, magari scrivere di arte sì e per alcuni un lavoro da insegnante non vale più di altri mestieri, a parità di stipendio poi...
 Dice mio suocero che combattere con i genitori e insegnare agli adolescenti al giorno d'oggi non sia proprio un compito facile, neanche un po' aggiungo sempre io.
 Così sento altri che vorrebbero sfondare nei campi più disparati, chi nella critica cinematografica, chi nella grafica e poi? Poi si opta per il ripiego, per tanti motivi: il lavoro in proprio troppo rischioso, sempre sull'orlo di una crisi da consegna, cellulare arroventato, riposo inesistente...
 E chi nasce figlio di sembra che abbia la strada spianata, seguendo le orme della bottega paterna o del mestiere già avviato, ma se invece non fosse portato per quella vita, se non avesse le stesse corde del genitore? Pensiamo solo se non possedesse la stoffa del ristoratore, ma fosse costretto a trascorrere tutti i festivi al lavoro; possiamo certo rispondere che in un mondo di ciechi, beato chi ha un occhio, quindi meglio un lavoraccio che il nulla, meglio un'attività di famiglia, che mendicare un'occupazione. Chi invece cambia vita, si lascia alle spalle un buon stipendio e una città universale, per trovare la pace in un angolo di mondo?
 Ad ognuno il suo, che sia la miglior vita possibile, senza rimpianti, quello sì: invecchiare e dover ancora pensare a quel che non hai avuto il coraggio di affrontare; ascoltare il proprio cuore, mi piace; se l'istinto chiama, dobbiamo rispondere? Se si trattasse solo della nostra vita subito, ma se di mezzo ci sono i figli e il loro futuro da organizzare?

Nessun commento:

Posta un commento