domenica 25 marzo 2018

LO SCEMPIO DI PIAZZA

 E sto parlando della piazza principale del paesello mio, quella dove un tempo si articolava il mercato settimanale, dove si recitava e si cantava d'estate, dove si vince a tombola e si ascolta l'unico concerto annuale per la festa patronale.

 Domenica delle Palme, secondo tradizione, si svolge la processione: dalla chiesa all'interno del Rione Rocca Sant'Eutizio, giro della chiesa di Sant'Antonio e ingresso in duomo, semplice, facile, indolore in poco più di venti minuti si scende dall'arco del Ponte, si passa davanti ai bar, si effettua una giravolta alla fontana del Madruzzo e poi si entra in San Nicola per la celebrazione; a mezzogiorno si sta tutti fuori, più o meno quando la sirena annuncia lo scoccare delle dodici.
 Ecco, per questo evento paesano, oggi, niente: abbiamo percorso un efficace slalom tra le autovetture parcheggiate, secondo la legge, proprio davanti al sagrato, senza minima possibilità di trovare un varco un po' più ampio di un singolo pedone. E vogliamo parlare di quelle in doppia fila? Senza neanche la scusa della farmacia aperta, no!
 Tante persone, di ogni età, carrozzine, passeggini, bastoni, badanti e via in evidente difficoltà anche solo per raggiungere la passerella per evitare i gradini alti e difficili; che fare alla fine della messa? Tutti stretti stretti tra il sagrato e le scale, appena fuori le porte, perché le macchine parcheggiate non lasciano tanto il respiro di una sana chiacchierata, due giretti di sfogo dei bambini educati in chiesa, un sorriso da una parte all'altra dei portali minori.

 Non voglio entrare in discussioni lunghe e sterili, non sono un architetto, un urbanista, né ricopro cariche istituzionali di decisioni e scelte importanti, però... Direi semplicemente che così non va e mi appello al sano e costituzionale senso civico dei cittadini, al buonsenso comune e magari ad un piccolo innocuo divieto di novanta minuti - due ore massimo, magari solo per espletare i riti religiosi dell'inizio della Settimana Santa, per poi tornare alla solita, usuale e canonica accozzaglia.


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