venerdì 30 marzo 2018

MOMENTI DI GLORIA

 Ragionavo con altri genitori di amichetti sportivi sull'importanza della competizione, dell'impegno, della gara, della partita...
 Premetto che di mio non sono mai stata una sportiva agonistica devota, ho praticato alcune discipline in giovane età, ma amatoriale, tranquillamente, serena e comoda; non credo nello sport competitivo, mi piace più pensare al divertimento, alla socializzazione, alla compagnia e allo stare insieme tra amici, senza guardarsi in cagnesco. Probabilmente ragiono così anche perché i miei figli - pur ginnici sin da piccoli - non sono punte di diamante, i primi del gruppo o eccellenze in campo, si divertono, partecipano sempre, ci credono, si impegnano ma non raggiungono risultati strabilianti, a me sta bene anche così. Non chiedo la luna né un incontestabile primo posto.
 Però discutendo, ci si rende conto che l'agonismo non è una passeggiata, non siamo al "volemose bene", a certi livelli non si scherza né si gioca più...
 Allora, mi chiedevo: in questi casi, l'allenatore deve selezionare, scegliere, portare solo i migliori, schierare una rosa sferzante oppure partecipano tutti al gioco, essendo comunque un gruppo? Si gioca per vincere, inutile negarlo, lo sa bene anche il piccoletto di casa, che dopo una partita persa ci sciorina tutto il discorso dell'allenatore, interrotto sempre dal grande che ribadisce che solo i fiacchi pensano che l'importante sia esserci e divertirsi e non primeggiare!
 Si festeggia la vittoria, si ricordano i campioni, si osannano i primi posti; allora gli altri, i gregari, i secondi, le leve?
 Discorso non facile, mi rendo conto che se il risultato non decolla, se si soffre, se si punta in alto, non si può tenere conto di chi non assicura il successo, ma allora li lasciamo a casa gli altri, per loro basta il riscaldamento? E poi, per superare il livello schiappa, è sufficiente la responsabilità, la tenacia, lo sforzo o con la Natura non si scherza? Inutile mettere una toppa là dove non si è dotati sin dalla nascita?
 Credo che il lavoro, l'allenamento, il rispetto degli orari e delle regole siano da premiare sempre, premio che però mal si concilia con obiettivo, vittoria, supremazia, me ne rendo perfettamente conto.

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