mercoledì 31 ottobre 2018

POI FACCIAMO I CONTI

 Quanto sono importanti le parole?
 Quelle espresse, dette, quelle scritte, sussurrate, quelle sospirate, quelle minacciate, quelle affidate, riportate, fraintese, tradotte, sottoposte, specificate, divulgate...
 Sono sempre alla ricerca avida di modi di dire, giochi di parole, doppi sensi - ormai lo sapete.
 Sono anche una buona lettrice e spero di trasmettere questa mia passione ai pargoli; per il momento li coinvolgo negli incontri di lettura, con successi altalenanti.
 Le parole, quante ne sprechiamo, con i figli ad esempio; quante ne sorvoliamo con i compagni di vita, invece; con le amiche no, con le amiche le parole non sono mai troppe e se non bastassero sopperiscono gli sguardi, i guizzi, i lampi d'espressione.
 Scrivo, da sempre, solo che fino a qualche anno fa rimanevo chiuso tutto nelle pagine di un diario o di un'agenda, ora divulgo, forse esagero; a volte tocco il cielo con un dito quando leggo i risultati di certi articoli, i messaggi e i complimenti; altre rimango di sasso, come se non fossi capita.
 Esulto se suscito sentimenti sentiti, mi rammarico se qualcosa passa inosservato; raccogliere consensi con i temi cari alle Castagne sembra facile, la piazza risulta molto vasta, più difficile divulgare cultura e non vi nego che vorrei assomigliare agli Angela, una milionesima parte almeno.
 Non tratto di proposito di argomenti che ritengo inutili, esagerati, qualunquisti o da analfabeti; vorrei aprire una libreria in cui incontrare ogni settimana un autore con cui scambiare parole e impressioni fiabesche.
 Vorrei anche possedere la miliardesima parte di bravura di R. Dahl nel descrivere e perfezionare un personaggio, con pochi azzeccati tratti; ma sono semplicemente me stessa.
 A qualcuno neanche piaccio - e non dico di fisico, bestiale nel senso letterale del termine; a qualcuno sto proprio antipatica con il mio inutile frasare, riportare e registrare eventi e fatti paesanotti; chi mi apprezza ma non condivide, chi si loda e si sbroda per un nonnulla; chi legge solo quel che lo riguarda, pazzesco.
 Parole suggerite, scritte ed inviate, parole lette, apprezzate o dimenticate, allontanate, dislocate.
 Penso almeno una volta al giorno ad un Festival, una Rassegna, un Premio letterario per giovani talenti; incontri di cultura e libri, innocui scambi di opinioni, piccoli che leggono ai grandi e grandi che si dedicano ai piccoli, sarebbe meraviglioso, mettere nero su bianco di usi e tradizioni, parole di carta lasciate al vento del cambiamento.
 E infine grazie a chi crede in me, nella mia passione e nella mia scarsa capacità di disegnare i sentimenti.

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