domenica 21 ottobre 2018

IL PAESELLO MIO, CHE FARE?

 Il paesello mio, quello alle pendici del Monte Cimino, dovrebbe vivere momenti speciali di festa più assidui, dovrebbe essere scoperto, visitato, studiato, coccolato molto più spesso che tre fine settimana all'anno. E pensate che per questi venti giorni di festa, ci si mobilita in massa, un numero consistente di contradaioli, mastri artigiani, cuoche provette e giovani dai talenti speciali, si riparano guasti, si puliscono vicoli, si allestiscono scene storiche fino a notte fonda dalle prime ore del giorno.
 Oggi sono uscita con la mia famiglia con una predisposizione d'animo al gusto storico-artistico unito al lato gastronomico, ho guardato e fotografato, intavolato chiacchiere e considerazioni con persone che ritengo interessanti e appassionate, intenzionate a valorizzare questa realtà: ho scambiato opinioni letterarie con Cristina, ho contattato Davide, sono andata a disturbare Gianni e Roberta, ho assaggiato con Rosalba e Giulia e non sono stata delusa, anzi mi hanno arricchito.
 Le idee ci sono, le forze per realizzarle pure, i soldi si trovano, ma - a mio modestissimo parere - se non si cambia atteggiamento, la strada da percorrere sarà lunga e difficoltosa.
 Mi permetto di esprimere le mie opinioni, il mio modo di vedere e sentire la realtà paesana, liberi voi che leggete di dissentire, insultarmi, confutare o elogiare un poco, ma sempre nel rispetto della persona e dell'uso appropriato delle parole, che sono la mia sola arma.
 Ho trovato un castello tirato a lucido, accogliente e buono, ma una parte in secondo piano comunque aperta al pubblico trascurata con calcinacci, sporcizia e rimasugli vari, deprimente; percorriamo chilometri per visitare a pagamento sotterranei e gallerie con la guida e poi a due passi da casa potremmo avere lo stesso, ma anche no.
 Nel pomeriggio, durante una manifestazione di bambini ci siamo trovati in mezzo a un parapiglia, qualche parolona di troppo di adulti infervorati senza staffe direi e interruzione forzata dello spettacolo; così non va, specie davanti ai piccoli, che si comportano per imitazione: un'organizzazione da curare nei dettagli, il flusso di visitatori da convogliare senza nessun pericolo per chi si esibisce e per chi guarda o vuole andarsene, libero di scegliere.
 I danni alle cose della Contrada del Drago, ne vogliamo parlare? Giovanotti persi nei fumi dell'alcool che non hanno niente di meglio da fare a notte fonda - quando ci si dovrebbe riposare per l'indomani lavorativo - che danneggiare, rompere, mettere fuori uso e insozzare l'opera altrui. Bravi, complimenti: sembra che due colpevoli si siano "consegnati" pentiti, mancherebbe un terzo e non scrivo altro se non "Stancatevi di lavoro, andate a guadagnare il pane che mangiate e i soldi per ripagare i danni che causate, invece di ridere delle bravate!".
VISTA PAESELLO E MONTE CIMINO, DAL CASTELLO ORSINI
 ESIBIZIONE MATTUTINA DEI PICCOLI DEL RIONE SAN GIORGIO

 GLI INTERNI DI UNA DIMORA STORICA, IN VIA BENEDETTO BRIN, RESTAURATA E APERTA AL PUBBLICO DA GIANNI E ROBERTA






 I VICOLI DELLA ROCCA, DOVE HO TRASCORSO LA MIA INFANZIA, COCCOLATA DA NONNA PEPPA E NONNO PEPPE




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