domenica 30 settembre 2018

CHIMICA SUPERIORE

 Sabato pomeriggio, l'appuntamento è al Palazzo Comunale di Viterbo, nel grande cortile centrale, sul tardo pomeriggio, quando poi il sole comincia a calare macchiando di rosso il cielo limpido dietro alla fontana.
 Sul lato destro sono schierati, dietro a tavoli imbanditi di ogni strumento tecnico necessario, tanti bei ragazzotti e splendide ragazze, tutti studenti di tre istituti superiori di Viterbo; i primi ad accoglierci sono un gruppo delle classi seconde del Leonardo da Vinci, supportati da due agguerrite professoresse: ansiosi di spiegare, mostrare, mischiare, alcuni vestiti del camice bianco che conferisce un'aria importante, parlano e parlano, guardandoci di tanto in tanto e noi annuiamo, domandiamo stupiti.
 Il piccoletto, neanche a dirlo, rimane affascinato, quasi ipnotizzato dai vari esperimenti, alcuni anche semplici da riproporre a casa, come lo scioglimento del guscio dell'uovo immerso nell'aceto illustrato dai ragazzi del Ruffini e i limoni conduttori di corrente degli studenti del Buratti.
 Una folla festosa di parenti e amici, un via vai di spettatori e curiosi, un'adrenalina forte dei ragazzi che scalpitano per prendere la parola, per alternarsi nella lezione all'aria aperta e dimostrare la propria preparazione.
 Certo, sono lontani i tempi in cui noi analizzavamo il velo di cipolla sul vetrino con un solo microscopio in un grigio laboratorio sotterraneo; mi piace proprio questo tipo di approccio pubblico; anche i docenti assumono una nuova immagine, non bigotta o chiusa, anzi dimostrano tanta simpatia, benevoli verso i più timidi, bacchettando sui termini giusti come giusto sia.
 Chi pensa che il Sapere debba caricarsi di superiorità o distacco, lontano dalla piazza?
 Niente di meglio che manifestazioni come queste per dimostrare quanto sia divertente, importante, utile, insostituibile lo studio, teorico prima pratico poi, in questa nostra società in continua evoluzione; certo la chimica si presta molto ad attirare e sorprendere il pubblico, a svelare come certe realtà che sono sotto ai nostri occhi siano spiegabili facilmente, spartendo magari da una bacchetta di vetro, una sciarpa e un filo d'acqua, magia...
http://www.ittvt.gov.it/2-non-categorizzato/723-festival-della-scienza-18.html

https://www.facebook.com/liceoburattiviterbo/

http://www.tusciaweb.eu/2017/10/ragazzi-del-ruffini-al-festival-della-scienza/




sabato 29 settembre 2018

ALLA SCOPERTA DI CASTELLO

 Ho insegnato a Castel Sant'Elia per tutto lo scorso anno scolastico, serbo un ottimo ricordo dei miei ragazzi, a cui ancora sono molto affezionata, ma non avevo mai avuto modo di scoprire la parte storica e naturalistica di questo piccolo paese della provincia viterbese.
 Invece questa mattina, approfittando di una splendida iniziativa gratuita organizzata del Comune, ho coinvolto i pargoli più piccoli in una passeggiata veramente interessante: appuntamento ore 9:00 sulla piazza centrale dove il gruppo si è lentamente aggregato intorno a Cecilia ed Emanuele della Esplora Tuscia.
 Ci hanno guidati attraverso il centro storico e nelle immediate vicinanze per apprezzare da diversi punti di vista tutti i tesori sia artistici che naturalistici del paese: un lungo giro a piedi, un saliscendi tra il marrone del tufo e il verde della natura in ogni sfumatura e intensità, merito della storica dell'arte e del geologo, a cui più tardi si è affiancato un agronomo, Francesco e allora il piccoletto ha cominciato a sfoderare domande.
 Sì, perché per Valerio mentre la parte monumentale pur accattivante risultava comunque impegnativa e poco movimentata, la parte verde chiamava all'esplorazione e alla scoperta, dal nome delle erbe ai segreti delle papille gustative, passando per la pimpinella e l'ortica.
 Panorama meraviglioso, mura di difesa, sentieri acquitrinosi, affreschi apocalittici, massi franati e rimodellati, ponte romano, fichi d'india, fontanile, papi ed eremiti, tutto in una mattinata di caldo e avvolgente sole, per circa quattro chilometri di percorso in alcuni punti più difficoltoso, comunque accattivante e da consigliare a esploratori di buona volontà.


















domenica 23 settembre 2018

ACQUA CHETA

 E allora eccomi ad attraversare ancora una volta uno di quei periodi languidi, lattiginosi; non scrivo più, non compongo, non racconto le mie sensazioni a vivo, a pelle. Preferisco leggere, sono completamente assorbita, immersa in pagine impegnative fitte di nomi e dettagli, da non trovare più il tempo per realizzare io qualcosa di originale, non che vi interessi lo so, ma per correttezza ve lo confesso.
 Fine settimana impegnativo, creativo, di cui serbo alcune foto, ma poi di narrarvi di Viterbo o dell'esperimento-torta non credo ci sia bisogno; per il momento sono ferma con le quattro frecce, devo ritrovare la voglia di raccontarvi, perché adesso mi sono convinta che non interessi a  nessuno dei miei scritti e forse non è mai interessato molto.
 Ad ogni essere umano pensante capitano certi giorni migliori di altri, certi  momenti ricchi di impegni gravosi e importanti e alcuni noiosi, tristi, uggiosi, per ora mi sento come una pattumiera, non certo come una fioriera.
 Ho cominciato un nuovo grande impegno, sono terrorizzata, non mi sento all'altezza, provo mille dubbi, sono attraversata da infinite perplessità: tutto andrà per il meglio, credo, ma intanto l'incomincio non si prospetta leggero; per ora non vi metto al corrente di quali brividi si provino: senso etico, deontologico, materno, chissà...
 Se scorro i miei articoli, sembra che la crisi sia ciclica e ritorni più o meno nello stesso periodo, che poi coincide con i preparativi dell'evento dell'anno: sarà che non me ne sento parte, sarà che non mi sento coinvolta o addirittura esclusa, motivo di grigiore?
 E poi, lo ripeto spesso, preferisco la realtà e la lealtà: che mi si spiattelli in faccia un'opinione, un rifiuto, un diniego, piuttosto che scoprire come stanno i fatti dai social, più o meno modificati dai filtri.
 Magari non vi sto simpatica, prendete al balzo l'occasione per salutarmi.
 Magari vi state annoiando degli articoli, cambiate pagina.
 Magari questa nota stonata da letterata si riflette o è colpa del mio carattere, troppo fiscale.
 Sono confusa, chiedo venia e mi ripongo in un angolo.

mercoledì 19 settembre 2018

BELLAMIA

 Si fa presto a dire bella.
 Forse l'aggettivo più usato e per questo logorato, quasi inutile e troppo generico.
 Allora, esiste la bellezza? Mi spiego, parliamone, che ognuno dica la sua, che mi interessa!
 Quando guardi una donna ben vestita, truccata, capelli al punto giusto, in una parola curata, quale definizione daresti? BELLA!
 Ma quale bellezza, se togliessimo il trucco e raccogliessimo i capelli in un fermaglio casalingo? Continuerebbe ad incarnare la bellezza?
 Meglio un viso genuino, spettinato, stropicciato ma reale o un aspetto costruito? Magari gli uomini si innamorano, rimangono infatuati di un visetto dolce e lineare, marcato nei contorni, che al risveglio la mattina dopo neanche riconoscerebbero.
 Ma si sa, inutile negarlo, un uomo elegante, scarpe lucide, cravatta e capello ondulato fa girare la testa, rispetto ad uno trasandato, sporco di lavoro tipo cartapesta.
 Però anche la ricercatezza, il buon gusto nella scelta di colori abbinati e accessori molto rivela della donna, del suo mondo raffinato, dei suoi modi signorili, che rimangono tali anche in veste da camera, certo; il sapersi muovere non viene certo dalla collezione autunno/inverno.
 E poi ci sono altre armi che catturano, come il sorriso, gli occhi dolci o penetranti, che se contornati e arricchiti da ciglia folte e forti, forse ammalierebbero ancor di più.
 Dunque, quanto scaviamo a fondo, quanto ricerchiamo di vero in una persona o aduliamo la patina esterna? E non rispondete avventati o falsi, che lo sappiamo come gira e giudica il mondo. Non si è belli, se sommiamo tutti gli artifici estetici, se ci rivolgiamo ad ogni professionista del colore, però...
 È pur vero che di base tutto sarebbe meno buono e appetibile senza il sale: lo aggiungiamo e scopriamo un nuovo sapore che ci piace; così lo zucchero nel caffè - uno dei miei difetti più grandi - serve o copre il vero gusto intenso di una tazzina?
 A voi la spiegazione, cosa apprezzate? Quale lato vi interessa di più?
 E per finire - ma solo per il momento - ogni età alla sua bellezza o meglio un aiuto a ritardare l'invecchiamento? So di donne che si sottopongono a sedute di ringiovanimento a base di botulino, semplice ritocco o inganno e carte false? Cosa si andrà mai a baciare?

martedì 18 settembre 2018

FACCIAMOLI CHIUDERE

 In giro per il paesello mio, una triste desolazione in alcuni punti, una punta d'orgoglio in altri, una spinta al rinnovamento in altri ancora.
 E ci siamo accorti solo al momento di ordinare i testi scolastici a giugno che non disponiamo più di una libreria, una; in tempi andati, ce n'erano addirittura due per reperire libri, quando poi l'obbligo scolastico si fermava alla terza media, oggi che tutti proseguono, bisogna raccattare in giro, nei vari super/iper/stra mercati o via web, ma di acquistare per la lettura, per il puro piacere di imparare e confrontarsi, niente, ma si sa in Italia non si accultura più nessuno.
 I bar stanno cadendo uno ad uno, come i moscerini si diceva una volta, si sta assottigliando la popolazione che gusta la colazione con cornetto e cappuccino, son cambiate le abitudini o si cerca di far economia e di risparmiare sul superfluo? Non saprei cosa rispondere, fatto sta che in piazza e in zone limitrofe ci son sempre meno luci, sedie e tavoli accoglienti.
 Nessun ottico, no, da noi tutti vedono bene, nitidi, nessuno che abbia bisogno di lenti, montature o schermature contro il sole; l'unico cruccio che il negozio di ottica quando svendeva i modelli era strapieno: prima lo abbiamo costretto ad abbassare la serranda, poi ce ne siamo accorti.
 Idem per un negozio di calzature bimbo, impresa che hanno affrontato diverse persone, ma tutte tornate sui propri passi.
 Sembra che anche l'abbigliamento non se la stia passando proprio bene; per non parlare di pizza al piatto.
 Per fortuna, si tentano altre imprese, altre forze stanno per entrare in campo: bisogna ingegnarsi, inventare, offrire, scontare, trovare un campo e un settore che invogli gli abitanti del paesello a non tentare di uscire, di portare i guadagni altrove per non lasciare morire i commercianti, gli artigiani e le attività commerciali. Un centro abitato senza servizi al cittadino, con un'offerta minima in fatto di scelta, materiali, colori, forme o prezzo è destinato a breve vita, schiacciato dal nulla, dalla noia e dall'apatia mentale.
 Non fermiamoci alla simpatia o all'antipatia; non giudichiamo per sentito dire; facciamo caso anche al rapporto qualità - prezzo; aumentiamo il volume d'affari del piccolo negozio, non pretendiamo di prendere la macchina e fare un salto al capoluogo o chissà dove, chiusi nel traffico, spersi nel parcheggio, in balia di un carrello impazzito che si riempie inevitabilmente di schifezze e calorie raccogliciccia.
 Chi chiude perde il lavoro, costretto ad altri lidi, si interrompe l'indotto, toglie ossigeno alla vita paesana, vogliamo trasformarci in un centro dormitorio in cui ritrovarsi la notte per riposare le ossa stanche per impieghi svolti altrove? E gli immobili quanto verrebbero svalutati, se una volta in piazza non ci fossero negozi in cui spendere?
 Ma perché: concorrenza, sonno, prurito, intolleranza, allergia, invidia, stanchezza, fine di un ciclo?
 E un giorno o l'altro parleremo di luoghi della Cultura. Che tristezza.

SOCIAL, SPIEGATEMI

 Dunque, lo sapete, sono alquanto attardata in questa materia - anche in molto altro, naturalmente - perciò chiedo delucidazioni, consigli e pareri.
 Mi sono iscritta, ho scaricato, seguo, sono associata, come si dice? Sto - e questo verbo non mi piace - su Instagram, dove si rilasciano, si condividono, si pubblicizzano foto e poco testo a commento.
 Bene. Si tratta di social, cioè di un mondo virtuale a disposizione di quello intero, globale, fenomeno degli ultimi anni, giovanile e frequentato da tantissimi, di ogni età.
 Bene. Se diciamo social, non vuol dire comune, condiviso, alla portata di tutti? Che poi siamo ormai tutti amici, giusto?
 Perché allora - chiedo a voi - ci sono pagine private? Non si tratterebbe della negazione della natura stessa dell'APP? Mi spiego.
 Non posso frequentare un luogo, entrare in una sala d'aspetto e pretendere di guardare gli altri, commentare e non essere guardato, commentato, spiato...
 Ci sono gli spioni, quelli che non commentano né lasciano traccia del proprio passaggio, ma ci controllano? Cosa dovremmo nascondere? Se fosse qualcosa di segreto, non sarebbe social, se fosse qualcosa di cui vergognarsi, meglio tenerselo per sé.
 Se volessimo aprirci solo agli amici di FB, basta non accettare l'amicizia, cancellare dalla lista chi insiste e mostra secondi fini, magari insopportabili e assillanti.
 Per le foto particolari, potremmo inviarle direttamente all'interessato, perché pensare che il mondo intero stia lì in attesa della nostra vita privata a confabulare? Ripeto, allora siamo alla negazione del mondo social. Spiegatemi se avete riscontrato problemi, intromissioni o fanfaroni perdigiorno, che vi hanno indotto al segreto.
 Per quanto mi riguarda, mi freno, mi vergogno, rimango perplessa se trovo un profilo privato per cui bisogna chiedere di far parte degli eletti, mi sento come se volessi entrare in una stanza chiusa a chiave in cui si svolge un evento, una festa, un'occasione a cui non sarei stata invitata o qualcosa del genere... Domando così a voi il motivo del privato. 
 Ho chiesto anche agli amici di mio figlio e ho ricevuto una risposta interessante, a cui non ero arrivata: chiedendo di far parte della cerchia, il numero dei follower aumenta in modo controllato, si stabilisce, si quantifica la popolarità di una persona; rimanendo liberi e aperti a tutti, non sapremmo mai quanto valiamo, quanti sono disposti a seguire le nostre imprese...
 AHH, ora ho capito! Una questione di importanza, di peso social non indifferente.
 Sono visibile, non ho segreti, mi fa piacere fotografare e condividere parte della mia esistenza, che per molti sarà anche grigia, anonima e noiosa, pace, a me sta bene così; tutto il resto, lo vivo in famiglia, dal vero.

lunedì 17 settembre 2018

ARTISTI DI STRADA, CELLENO

 Sempre piacevole passare un pomeriggio a ridere con i bimbi, ma bimbi di tutte le età, perché gli artisti di strada questo riescono a fare.
 Gli spettacoli si svolgono nel centro storico e per arrivare lasciamo la macchina a circa un chilometro, sul ciglio della strada e ci incamminiamo; passa il bus navetta, ma noi siamo atletici... Abbiamo portato lo zaino pieno di vettovaglie, per ogni bisogno.
 Ci accoglie una folla festosa in circolo intorno ad un personaggio strambo, di lingua tedesca credo, che col semplice cambio di cappellino e un fischietto sta facendo divertire il pubblico sempre più assiepato. Ci spostiamo di poco, giusto il tempo di svoltare la stradina e lì ci blocchiamo perché dei marinai/giocherelloni cominciano a suonare, chiamare, volteggiare, equilibrio, palle e cerchi, coinvolgendo vari malcapitati tra gli spettatori - grandi e piccoli - a lasciarsi trascinare, fare da spalla e reggi-attrezzi del mestiere.
 I giochi continuano, si alternano gli artisti e alla fine lasciano sempre un cappello per l'offerta, che i bimbi portano contenti. Ci sono furgoncini che invitano al peccato sfizioso, fritto, goloso, rotondo e filante, poi si sale verso il borgo fantasma dove si svolge un mercatino di artigiano: piccole bancarelle con oggetti e giochi di legno, stoffa e materiali vari, canzonati i visitatori da un giullare burlone, ma quello è lo spirito della manifestazione.
 Si vocifera di circa quattromila presenze per il sabato fino a notte fonda, ma anche la domenica non è stata malvagia perché ce ne andiamo lasciando molte persone pronte per mangiare, altre alle prese con le prove sul palco, tante che si cimentano con le bolle di sapone da strada, quelle con i contenitori pieni di acqua saponata e retini e corde a disposizione per l'uso ludico.
 Si ritorna fanciulli molto facilmente in queste occasioni...






domenica 16 settembre 2018

PELLEGRINAGGIO - FAMIGLIA

 Sono stata coinvolta in questa avventura da mia cugina; benché nessuna di noi due faccia parte del gruppo "Rinnovamento nello Spirito", ci siamo unite per il pellegrinaggio partendo da Vallerano sabato mattina intorno alle 8:30, tutte donne, un solo uomo oltre all'autista.
 Il viaggio procede spedito tra chiacchiere, letture e confronti di esperienze; per pranzo ci fermiamo al volo, a poco meno di un'ora dall'arrivo a Scafati: si vuole arrivare presto per trovare i posti giusti e parteciapre all'animazione.
 Un grande parcheggio recintato, con una solo varco d'entrata e al lato opposto l'uscita, file e file di sedie di plastica nere in attesa di pullman di pellegrini da tutta Italia, ai lati gazebi con il caffè a richiesta e le bottigliette d'acqua tenute in enormi contenitori col ghiaccio, si può usufruire di tutto lasciando un'offerta; dall'altra parte i bussolotti dei bagni chimici, per forza o per amore.
 Ad ognuno viene fornito il kit con libretto per seguire tutta la manifestazione, cappellino e rosario, si entra solo con il cartoncino di riconoscimento, numerato e personale tenuto al collo col cordoncino rosso.
 Ci ripariamo dai violenti raggi del sole alla bell'e meglio, ma picchia: fortuna un leggero venticello piacevole e l'acqua praticamente ghiacciata; però il tempo scorre veloce perché sul palco si organizzano le prove del coro, gli animatori tengono un ottimo ritmo e poi via via cominciano a parlare le autorità, le personalità del Gruppo e i responsabili, alternati a chi porta la propria esperienza. Un momento toccante, quando si discute di ragazzi down, si snocciolano questioni serie sul numero delle nascite, in calo nel nostro Paese: allora si alza in piedi alla mia sinistra un ragazzo di una quindicina d'anni dal meraviglioso sorriso e saluta, si sta parlando anche di lui.
 Appena passate le 16 ci avviamo: un lunghissimo cordone di giovani e meno giovani, passeggini, bimbi, carrozzini e carrozzelle, ognuno dietro al proprio vessillo per non perdere il gruppo, il rosario in una mano e nell'altra il libricino, si prega. La strada mi colpisce per la sporcizia dei margini, sul ciglio immondizia abbandonata di ogni tipo, mentre i giardini delle villette sono perfetti; si alternano case a pezzi di campagna coltivata, orti e filari di piantine geometrici.
 Per tutti i 4 chilometri, comodi, su asfalto, quasi in pianura per arrivare a Pompei, rispondiamo ad una voce registrata dai vari megafoni sparsi tra la folla, misteri e annunci, parole di conforto per tutte le famiglie: divise, separate, in attesa di figli, disperate, in fuga, sole, con problemi di ogni tipo, preghiamo.
  A Pompei una festa di colori e suoni, una piazza enorme, con il palco davanti alla facciata del santuario maestoso: ogni gruppo cerca un posto comodo, ma tutti riusciamo a vedere gli officianti, il clero e "i capi", prende il via la celebrazione officiata dal cardinal Sepe.
 Si canta, tanto, a voce spiegata e con i palmi delle mani alzati, questo mi colpisce molto: la loro gioia, il sorriso e i bambini di tutte le età che scorrazzano da un punto all'altro felici.
 Finisce il tutto in circa due ore, altro momento da brividi l'accensione delle candele e l'orazione comune; poi ci si disperde: chi al bar, chi in pasticceria... Pellegrinaggio e preghiera, ma anche un bel gelato e le sfogliatine originali!
 Un'esperienza nuova, in un gruppo "sconosciuto", un altro modo di vivere la fede, un altro punto di vista, ma comunque tanta emozione e intensitá tra la folla, sensazione di essere parte di qualcosa, di non essere soli e poter condividere con gli altri aiuto e consigli.






lunedì 10 settembre 2018

TANTI AUGURI, MILLE VOLTE GRAZIE

 Ecco siamo alla fine della giornata, che comunque rimarrà nella mia testa, per tanti motivi difficili, squilibrati, sentimentali, scolastici e lavorativi.
 Questa mattina di buon'ora sono passata da mia madre per il cappuccino: ha attaccato a chiacchierare di tutto il mondo ecumenico aggiornandomi sulle novità del paesello e dimenticandosi naturalmente di farmi gli auguri. Ho ricevuto un biglietto ancora imbustato, senza firma e con il prezzo attaccato, in teoria potrei riutilizzarlo...
 Ho accompagnato l'erede al trono nell'istituto superiore per il primo giorno di scuola: discorsi di preside e professori, appello, password del registro elettronico in segreteria, a casa, efficienza moderna!
 Ho portato la macchina all'autolavaggio, era stata bombardata dalle palombelle marine con un evidente attacco intestinale: un ottimo lavoro, ora è profumata, bianca fiammante, con striature di ruggine originali, praticamente un pezzo unico.
 Sono entrata in un negozio e ho acquistato due paia di scarpe... Per il piccoletto, aspirante calciatore bisognoso di scarpini e praticamente scalzo.
 Ho divorato un intero pacchetto di noccioline, perché per la dieta ho innescato le quattro frecce giornaliere.
 E il corredo scolastico per tutti?
 Ho preso una decisione lavorativa sofferta, con il cuore, spero di aver optato per la strada giusta, solo il tempo me ne darà ragione o mi consumerà di rimorso, staremo a vedere.
 Dunque non sono diventata ricca, anzi ho anche lasciato un debito in negozio da mia cugina; ancora non ho un lavoro; non sono neanche dimagrita; ho scoperto che non mi conviene indossare maglie che lascino troppo scoperta la parte spalla-avambraccio là dove la ciccia c'è; mio marito non è tornato a casa con un biglietto aereo per Londra o New York; nessuno mi ha contattato per la festa del paesello.

  • Mi auguro di rimanere semplice e simpatica, un miracolo estetico però sarebbe ben gradito.
  • Mi auguro di crescere i miei pargoli nel migliore dei modi; sto notando una certa devianza verso Crudelia De Mon, potrei provare con una merendina alla mela avvelenata per farli cadere in un sonno profondo...
  • Mi auguro di sviluppare un pollice verde, di fermarmi ancora davanti ad un tramonto rosso, di contare le nuvole grigie aspettando il risciacquo delle botti del nonno prima del temporale.
  • Mi auguro di continuare a credere nelle favole per il migliore dei finali, quando vivono tutti felici e contenti.
  • Mi auguro di incontrare un genio della lampada, del lampadario o delle maniglie quando sfrego con un panno per pulire, che esaudisca qualche desiderio terreno, aereo o navale.
  • Mi auguro di continuare ad essere circondata di parenti e amici che mi dimostrino affetto e comprensione, accettino i miei difetti facendomi credere di avere qualche virtù speciale.
Grazie di cuore a tutti voi che leggete, ridete, approvate, criticate, salutate, chiudete, rispondete, condividete, chiedete; mi fate sentire importante.

MAMMAMIAQUANTISONO?

 Ecco mancano pochi minuti, poi scatta l'anno, ricominciano a girare le lancette: quarantatré e sentirli tutti sui polpacci, sulle spalle incurvate, sui fianchi giunonici - che una volta era un complimento, ho pure sbagliato epoca storica a nascere - il punto vita non lo trovo neanche.
 Porto gli occhiali, senza i quali non potrei neppure muovermi da casa senza creare il panico; come dicono i miei figli nei momenti di sfottó sono vecchia dentro perché non mi arrendo alla tecnologia, non rimango al passo coi tempi e ancora pretendo di sfruttare penna e agenda.
 Mi appassiono alle storie difficili, sono quella dei casi umani, credo nell'insegnamento, leggo per piacere e solo libri cartacei, non li compro perché non me li posso permettere e poi sono una fanatica della biblioteca comunale.
 Mi piace mandare i messaggi vocali, perché mentre registro giro per casa e sfaccendo, non perdo tempo né lo faccio perdere e poi il calore e l'intonazione della voce hanno una loro importanza. Non so cucire come mia madre, non so ricamare o creare con l'aghino come le mie zie, tanto meno cucinare o impastare dolci come le mie cugine e le amiche del cuore.
 Ancora non ho trovato la strada giusta per il successo, cerco la celebrità scritta e vorrei far parte della festa più importante del paesello, ma sembra che non ne sia ancora all'altezza, nessuno mi chiama nessuno mi vuole. Per il momento sono ferma alla presentazione danzante, poi passerò a qualcosa di più ampio, importante, storico, forse, ma col tempo.
 Adoro viaggiare, scoprire, guardare, ma in compagnia, specie quella familiare; l'idea di prendere l'aereo da sola mi terrorizza, chissà dove entrerei e soprattutto dove atterrerei, non conosco che poche parole inglesi e questo è un grosso handicap, che mi schiaccia.
 Sono classica, nel profondo, del tipo socratico, platonico; ho studiato quindi arte e faccio finta di capirci qualcosa, ma poi in fondo non me ne intendo più di tanto.
 Cerco di essere amica di tutti, almeno di non stare antipatica, ma a qualcuna proprio non vado giù, se una mi ha tolto l'amicizia virtuale e l'altra neanche mi ha risposto alla richiesta; però non voglio avere rotture tra i piedi, una certa discrezione, intimità, anche perché temo che il troppo affollarsi e appiccicarsi poi rovini i rapporti, logori i nervi e - come dire - fratturi i coglio@.
 Alla mia veneranda età ancora non ho deciso che strada scegliere, quale occupazione mi porterà al pensionamento; magari sarà l'occasione buona per tagliare i viveri e mangiare meno per non spendere troppo.
 Scrivo, sì lo sapete, assai a volte, inutile altre, questioni scontate e trite spesso, le stupidaggini mi vengono così, naturali, ma da quando ho aperto il blog ho scatenato il demone giusto e allora procedo dal dicembre 2013 ad assillarvi, a riempirvi di parole e a desiderare di entrare nella vostra quotidianità. Non creo su misura per tutti, solo per le persone care, per chi mi dimostra affetto; altri che pretendono in forma gratuita per poi guadagnarci in pubblicità o gloria, si possono anche discostare, mettersi da parte, non ricevo.
 Per favore cercate di capirmi.
 Bene, credo di avervi confessato tutto, ma se per caso ho lasciato qualche altro difettuccio, prego siate così gentili da indicarmelo, non vorrei rimanerne all'oscuro; se invece vorrete lasciarmi i vostri auguri, ne sarò immensamente felice, sapevatelo...

domenica 9 settembre 2018

IL PRIMO PASSO

 Vi siete mai trovati nella scomoda situazione di non sapere bene come comportarvi con un amico?
 Intanto distinguiamo bene gli amici dai conoscenti dai saltuari e dagli imbroglioni: chi ti capisce, chi ti supporta, chi vuole solo impicciarsi della tua vita e chi ti cerca solo in certe sue importanti occasioni, per poi svanire.
 Allora una volta sistemato il gruppo di soli amici ci sarebbe da suddividere ulteriormente? Amici da una vita, amici d'infanzia, amici per caso e mai più lasciati...
 Stavo giusto riflettendo su un'amicizia particolare, di quelle storiche, che stanno lì, esistono e basta senza bisogno di nutrimento o di ossigeno, perché va oltre la pelle, oltre le parole; ma poi è giusto? Se ci si allontana, pochi messaggi e solo virtuali, pochi contatti, poche sorprese, bisogna comunque parlare di amicizia o si tratta di legame amorfo, che nessuno trova la voglia di recidere?
 Il primo passo per capire, per discutere, per fare il punto della situazione a chi spetta, dopo tanto silenzio o mezze frasi? Magari la frattura creatasi ha rotto qualcosa in modo definitivo, per cui non si potrà tornare indietro e fingere di non aver lasciato che il silenzio prendesse il sopravvento.
 E non ditemi che comincia chi ci tiene veramente, perché allora al mondo non esiterebbero tanti problemi di comunicazione o di abbandono; tutti vogliamo essere cercati, ad ognuno di noi interessa sentirsi amato e coccolato, cercato e sbaciucchiato.
 A me non piace, ad esempio, essere messa da parte, rimanere in secondo piano, tenuta all'oscuro dalle persone a me care, certo, perché dagli estranei o da chi non reputo importante mi allontano da sola, senza cercare il centro della scena. Normalmente tento  e ritento, poi magari però mi stufo, vado a scovare la famosa questione di principio, anche con un'amica storica, perché se non mi fa sapere niente lei, perché devo sempre contattarla io? Se volesse condividere con me quel poco tempo libero, prenderebbe lei l'iniziativa, tenterebbe lei un punto d'incontro o no? E non tirate fuori il solito risentito discorso del soffocamento da impegni di lavoro/casa/famiglia/spesa/Animesantedelpurgatorio: non credo che una persona adulta in grado di intendere e di volere abbia ventiquattrore su ventiquattro occupate, altrimenti non le chiameremmo ferie/vacanze/riposo/relax/staccarelaspina.
 Come mi dovrei comportare allora? Siamo tutti adulti, lasciamo da parte il comportamento infantile, delle braccia conserte, ma certo un "se ci sei batti un colpo" mi farebbe enorme piacere e non intendo i soliti messaggini, no, neanche una cena per carità, troppo impegno, però.
 Attendo un poco, poi forse...

PRENDERE UNA DECISIONE

 Quanto ci impegna prendere una decisione importante?
 Molto, tanto da perdere la cognizione del tempo, isolandosi dal resto del gruppo, rimanendo estranei a conversazione e giochi, restando sulle nuvole, distratti, affogati di pensieri e antipatici.
 Quando la decisione riguarda il lavoro, cominciano a farsi avanti mille dubbi e interrogativi leciti, sinceri e meno importanti, tutti a contribuire a mandarti in confusione, confonderti la mente, annebbiare la capacità di discernimento, stare fermi sul baratro, in bilico, in equilibrio precario.
 Ansia, isterismo diffuso, mutismo, silenzio preoccupante, potrebbero essere alcuni degli stati d'animo provati e registrati, anche in fasi alterne; perché la decisione di lavoro comporta un cambio, un grosso mutamento, una presa di posizione forte: quando si è giovani bisogna pensare a costruire il proprio curriculum, scegliere la giusta esperienza, cercare di maturare le buone conoscenze, ma anche trasferimenti o addirittura espatri, staccarsi dalla famiglia e dagli amici, da quelle abitudini che accompagnano magari da tutta una vita.
 Se invece si è grandi abbastanza da tenere un compagno di vita, i figli, magari i genitori anziani la scelta risulta ancora più sofferta, perché inevitabilmente coinvolge più persone, la tenuta di più individui, il risultato di certi equilibri che potrebbero vacillare.
 Allora, come si sceglie? Per il guadagno, il ricavato, il sorpasso in carriera, l'avanzamento?
 Oppure per la vicinanza a casa, l'accontentarsi del poco ma buono, del già vissuto e conosciuto?
 Come si prende una decisione di lavoro?
 Di testa, ponendo sulla bilancia i pro e i contro tutti, soppesando, sottraendo e addizionando e si arriva ad un risultato equo e soddisfacente?
 Di cuore, lasciando da parte assegni e contratti, ascoltando palpitazioni, sussulti, ronzii d'orecchi e sorrisi che affiorano sulle labbra al solo pensiero di ciò che ci aspetta?
 Di pancia, quando senti quel dolore che ti blocca, quella nausea che non ti fa avanzare allora sarà il caso di cambiare aria; quando senti le farfalle nello stomaco; oppure l'acidità.
 Scegliere, difficile: perché non sai a cosa andrai incontro, perché ti dispiace cambiare e lasciare ciò che conosci, perché magari andrai a perdere qualcosa; scegliere, ottimo: perché si cresce, si prende coscienza delle proprie capacità, si scartano il superfluo e l'inutile, si tirano le somme, si chiamano per nome le fregature e gli aiuti ricevuti...
 Chissà, se poi il destino ci metterà lo zampino e alla fine sarà il Caso a cambiare le tue carte in tavola?

SOTTO LE STELLE DEL LIDO

 Per uno splendido colpo di fortuna abbiamo incrociato il sabato sera giusto alle Saline: Notte Bianca, ovvero visita guidata in notturna, gratuita.
 L'appuntamento è per le 21:00 e, incredibile a dirsi - sarà perché si tratta di un corpo "militare" - l'orario è stato rispettato al minuto: un gruppo di guardie era pronto, tutti i presenti sono stati divisi in due gruppi, chi già conosceva il luogo e chi no, e via con la passeggiata sotto un manto stellato limpido, ma senza luna.
 Un giro ad anello che è durato più di un'ora, dietro alla guida che ci ha illustrato il passato uso degli edifici, il funzionamento delle vasche e le caratteristiche della Riserva - luogo di ripopolamento. L'idea era di spegnere ogni tipo di luce per lasciarsi condurre da un'unica torcia alla scoperta del laghetto e degli anfratti, ma come al solito capita sempre un patito tecnologico "sordo" armato di telefonino, macchina col flash, che letteralmente ci ha flesciato più di una volta, non ottenendo poi alcun risultato al buio della campagna...
 Comunque abbiamo avvistato il gruppo di cigni, che essendo bianchi sono facili da tanare, ascoltato il coro delle rane, sentito il volo di qualche esemplare di grosso volatile spaventato dalla nostra presenza e illuminato il cammino di un rospetto che ha attraversato il sentiero davanti a noi. Esattamente a metà strada, ci ha accolto un gruppo di astrofili: hanno spiegato in parole semplici adatte a tutti il firmamento: la Via Lattea, le Costellazioni maggiori e poi hanno permesso di vedere da potenti telescopi Saturno con i suoi anelli, Marte e la stella Altair, affascinando grandi e soprattutto piccini.
 E quando è uscito il primo gruppo, tanti curiosi ancora erano pronti ad avviarsi alla scoperta di questo mondo notturno.
 Un'esperienza nuova, magica grazie alle stelle viste da così vicino; il piccoletto non ha tirato fuori neanche un capriccio o una lamentela, tallonando la guardia che ci faceva strada, rimanendone affascinato.

sabato 8 settembre 2018

IL POSTO DEL CUORE

 È da un po' che ci stavo pensando: ricordi, affetto, legami, famiglia, poi questa mattina è scattata la molla grazie ai commenti social in calce al mio ultimo articolo e così ho deciso di dedicare al tema un pezzo semplice semplice e se per caso vorrete aggiungere il vostro luogo e perché, prego fate pure, anzi ne sarei onorata!
 I luoghi del cuore non hanno caratteristica fisica regolata, non puoi spiegarli agli altri e pretendere che ognuno viva quello indicato come il posto giusto al momento giusto, no, non è così che funziona.
 In generale, cuore corrisponde a casa, quella di origine, dove si è cresciuti e dove ancora vivono i genitori, il primo nucleo familiare in cui cominci a camminare per allontanarti poi per scelta o per rinuncia.
  E il centro dove vivono i nonni? Quando si è pargoli, si ha la fortuna di trascorrere molte ore con i nonni sempre disponibili, difficilmente schizzati, sempre pronti alle coccole e al gioco costruttivo
 Luogo del cuore, quello delle vacanze, dove ci si diverte, si è spensierati, magari senza scuola o impegni sportivi, tutto gioco e sorrisi; a tal proposito mi vengono in mente i nostri amichetti estivi, quei bambini che tanto hanno legato con i miei figli ai campi solari e in biblioteca: sembra che il paesello per loro sia speciale...
 Chi vive tra i monti, forse elegge come imperdibile e romantica, unica e irraggiungibile una località marina di svago, riposo, rilassamento e caldo, perché no.
 Quando da grande si ritorna in un posto, lasciato nei ricordi fanciulleschi, tutto prende un altro sapore: intanto le misure - ciò che era alto e insormontabile, ritorna a portata - poi i colori e le forme visti con gli occhi infantili appaiono magici, incantati o stregati, sensazioni che crescendo purtroppo si perdono.
 Luogo d'elezione il più comodo, fornito, servito e all'avanguardia, perché alla fine si valuta anche con il profitto, la convenienza, la disponibilità dei servizi, la pulizia, in poche parole la civiltà.
 Per quanto mi riguarda, tengo chiusa nel cuore la campagna di mio nonno paterno: colori, odori, sapori, rumori legati alla mia grande famiglia e i suoi valori, il gioco, la confusione, gli animali allevati, il lavoro e la fatica. Impareggiabile, perché andata, un pezzo di vita finito.

LA CASA AL MARE

 Come ogni settembre, per qualche giorno, siamo ospiti della signora Maria, ormai un'abitudine e una certezza, che i pargoli aspettano con ansia: ritornare nella casa del mare.
 Abbiamo trovato una discreta presenza, come sempre tanti nonni pazienti e nipotini indaffarati: passeggini, piccoli eroi alle prese con onde energetiche e principesse dai castelli di sabbia; due signore addirittura sise al vento - non credo sia il caso di sfoderare siffatte armi dopo una certa età, ma ognuno si comporta come crede.
 C'è un bel sole caldo durante il giorno, ma piove di notte che la mattina troviamo quelle belle pozzanghere da affrontare a tutta velocità con la bicicletta, pure senza parafango; ah, le bici... Caricate con un cospicuo dispendio di volgarità dal capofamiglia, sono indispensabili qui, perché i bimbi sfrecciano e girano, scoprono e ispezionano i paraggi con grande interesse, si muovono con sicurezza, liberi di andare e tornare mentre io arranco a rilento dietro, sul marciapiede a debita distanza.
 Abbiamo fatto il bagno: mi sono avventurata in acqua credendomi una specie di Anita dentro a Fontana di Trevi, mentre chiama Marcello, came here... Invece davo più l'idea di una lampadina accesa, induepezzi, capita! Il bello è che non mi conosce nessuno, quindi le eventuali figuracce o le chiacchiere sulla mia moda marina rimangono circoscritte in quel pezzo di spiaggia libera.
 Mi sto impegnando a camminare il più possibile: ci spostiamo a piedi per le varie commissioni e effettuiamo lunghe passeggiate a riva o lungomare, sempre verso le Saline per portare il pane alle nutrie, alle anatre non tanto selvagge, ai topolini, ai pesci; staniamo anche i granchietti sotto le rocce...
 Peccato che poi torni quel senso di fame, non dico nervosa, proprio un bisogno che deve essere soddisfatto con uno spuntino dolce o salato, non ho preferenze! E visti i precedenti, qualche dolcetto lo stiamo preparando anche qui, di quelli freddi, da spalmare...
 Una sera abbiamo assistito ad uno spettacolo di burattini semplice semplice, ma che tanto ha fatto ridere i piccoli spettatori, con i personaggi di un cartone animato di quelli moderni, ma sempre mascherati: basta poco, un furgone con un siparietto, musica a tutto volume e i pupazzi che si alternano in scena e il divertimento è servito.
 E dobbiamo ancora andare a caccia di pinoli, magari anche affittare una di quelle macchine a quattro ruote per far faticare un poco il babbo, assaggiare un ottimo piatto di pesce...