Al venerdì pomeriggio ci siamo dati appuntamento, come privati cittadini, piccoli ancora, minorenni e qualche adulto come guida alla scoperta della mostra sulla SHOAH a Calcata vecchia, pieno centro storico, medievale, arroccato, lontano dal traffico e dagli assembramenti, ma importante, di cultura e scambi di emozioni.
Hanno raccolto in tanti l'appello a visitare le tre sale dalle pareti arricchite di fotografie, incisioni, interpretazioni insomma della Storia, della tragedia, delle vite spezzate come una rete metallica, vagoni verdi su carta da parati, ritratti di due intellettuali che si scrivono, rappresaglia di innocenti, pietre di inciampo calpestate.
Ad accogliere i visitatori oltre a Patrizia Peron e Cristian Di Giovanni dell'Amministrazione Comunale di Calcata, anche due degli autori: Claudio Pisani e Massimo Jatosti; si narra, si guarda, si studia e si interpreta l'Arte, intrisa del pensiero dell'artista, ma anche enigmatica, mai scontata, policroma o in bianco e nero, traforata di bocche spalancate e valigie accatastate.
Siamo in un periodo difficile per gli scambi culturali, gli ingressi contingentati, il distanziamento, ma la Cultura va vissuta, secondo le regole e gli orari certo, ma va cercata, scovata, confrontata, anche tra generazioni, tra intellettuali e studenti, testimoni e interpreti.
Ce ne siamo andati soddisfatti per aver comunque potuto godere di una "lezione" diversa, di un'occasione di complicità e scoperta, di sguardi arricchiti sicuramente e la speranza di poter tornare a visitare la Storia del XVI secolo, quella della costruzione baronale, della reliquia, degli affreschi. Perché la Storia e l'Arte sono a due passi da noi, ma bisogna cogliere l'attimo ed entrare.