Davanti all'altare maggiore, scena minimalista con paramento di legno e qualche sedia: il vecchio Scrooge cattura l'attenzione, calamita lo sguardo anche dei più piccoli, sarà per l'abbigliamento, sarà per i capelli o forse per il trucco, accentuato e particolarmente riuscito.
La storia coinvolge benché conosciuta e nota: irrita il ragionamento egoista e quasi farneticante dello zio, nemico del Natale; impressiona il viaggio nel tempo attraverso le sue amicizie e le passioni giovanili; commuove la sua disperazione inginocchiato davanti alla lapide col suo nome e il gelo dell'indifferenza.
Si definisce festa conviviale, si parla di calore umano e di scambi di doni: il Natale è il periodo dell'anno in cui più forte si sente il trasporto verso l'altro indifeso e bisognoso; la parrocchia si attiva proprio per portare soccorso e appoggio ai malati anche con questo appuntamento.
Il gruppo sta lavorando per raccogliere fondi, per organizzare aiuti concreti per i piccoli delle Filippine, per chi soffre e non può risolvere facilmente i propri problemi.
Rispondono all'appello alcuni attori del gruppo dialettale di Soriano della Vojola, guidati dal regista Annesi e altri interpreti che non conosco; non manca il Coro F. Suriano per sottolineare la solennità del momento, gli intermezzi e i cambi di scena; tutti ringraziano Cristina Panfili che coordina il lavoro in parrocchia e l'invio di pacchi e di tutto ciò che può servire nelle missioni.
Bene, molto bene: a Natale puoi, anzi devi.