Ci sono date che scandiscono l'anno scolastico importanti e meno importanti. Oggi è una di quelle molto importanti, anche se come dicevano alla radio forse risulta avulsa e lontana dalla nostra attualità e più ancora dalla vita dei giovani e giovanissimi - e sarebbe più appropriato ricordare in Italia qualche fatto nostrano, appartenente alla nostra storia ebraica, come il rastrellamento del ghetto di Roma, ad esempio, ne devo tener conto per il prossimo anno scolastico.
Gennaio, il 27 Giornata della Memoria, serve ancora parlare e parlarne, condividere immagini, copiare e incollare citazioni?
Sì, serve e oggi ancora di più di certi altri momenti.
Viviamo un momento particolare, di grande confusione mediatica, in cui si scrive e si parla tanto, si associano fatti luttuosi a scelte individuali, genocidi equiparati a diritti personali considerati in pericolo, e molto altro.
A scuola si affrontano tante tematiche e l'antisemitismo è una di quelle che di anno in anno ritornano, perché la Storia si studia, si affronta, si interpreta; i ragazzi di terza si affacciano timidi alle prime forme di politica e di schieramento, tanti sono i pericoli in cui si cade quando l'informazione arriva distorta o parziale.
Senza aver programmato nulla, ogni insegnante della Salvo ha predisposto una attività, un lavoro per ricordare, per sottolineare un messaggio significativo: dalla realizzazione di un cartellone, all'ascolto di un "inno" dei Nomadi, alla lettura ad alta voce di brani tratti da capolavori indiscussi.
Voi che vivete sicuri
nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
il cibo caldo e visi amici:
considerate se questo è un uomo
che lavora nel fango
che non conosce pace
che lotta per mezzo pane
che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
senza capelli e senza nome
senza più forza di ricordare
vuoti gli occhi e freddo il grembo
come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
stando in casa e andando per via,
coricandovi alzandovi;
ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
la malattia vi impedisca,
i vostri nati torcano il viso da voi.
10 gennaio 1946, Shemà di Primo Levi
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