Stavo riflettendo sul blog, il mio modo di scrivere e presentarvi gli argomenti, sui libri che ho letto leggo e scriverò e mi sono resa conto che mostro profonde mancanze, evidenzio carenze e soffro di dietrminate lacune.
Inevitabilmente, sento che mi resta più difficile "inventare", elaborare o allontanarmi dal vissuto, a me piace - e anche tanto - raccontare la realtà che vedo vivo respiro. Parto sempre e comunque dai miei sensi, dal percepito, dell'interpretazione di quanto registro con occhi, naso, gola, mani, pelle, orecchie e cuore soprattutto.
Un taglio di cronaca allora? Un aspetto giornalistico, del momento, del fatto?
È appurato che mentre giro per strada, visito, guardo, ascolto, leggo poi lo rielaboro in tempo reale nella mia mente per raccontarlo, come se ogni volta che vivo una situazione poi la dovessi narrare o mettere per iscritto.
Così per i ricordi, le storie di famiglia, gli aneddoti meritevoli di menzione: un lungo filo che lega lo svolgimento, le reazioni mie e degli altri intorno a me. Questo implica una "registrazione " continua di colori, azioni, frasi e movimenti: perché poi lo devo riportare ai miei lettori del blog, ecco.
E se devo raccontare emozioni e sentimenti, cerco di immaginarmi nei panni del protagonista o del soggetto narrante, ma se si passa al fantasioso, invece, stento un poco, mi allontano malvolentieri, ma mi allontano certo, ma a fatica.
Vi sembra? Percepite quanto ho confessato?
No, perché, sto elaborando questa narrazione che nei miei sogni prenderà la forma di libro stampato e voglio meritare qualche onore, ecco. Non vorrei annoiarvi ancora anni come scrittrice in erba, tra poco avvizzita, e non stringere che un pugno di mosche. Inaccettabile.
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