martedì 29 dicembre 2015

IL GIUDIZIO DEGLI ALTRI

 Alzi la mano, scriva qualcosa, batta un colpo chi riesce a fare a meno del giudizio altrui, chi si aliena dall'altrui parere, chi continua a vivere dimentico di ciò che gli è stato confidato, bisbigliato o purtroppo vomitato addosso.
 Posso affermare di ragionare bene con la mia testa, di fidarmi del mio discernimento, di non giudicare mai a prima vista, anche se la sensazione a pelle è difficile da dimenticare, però poi di alcune persone care, a me vicine, che reputo intelligenti, non invidiose e tanto meno negative desidero un parere. Se posso, senza assillare o sopraffare, domando un giudizio serio e responsabile, per sapere - e sono tanto curiosa - come mi vedono, che impressione rendo dall'esterno, cosa trasmettono le mie parole vuote, le mie riflessioni notturne; insomma come mi si giudica.
 Il paese è piccolo, la gente mormora, il blog tira.

 Alcuni articoli sono troppo sdolcinati, lacrimosi, noiosi, non vorrei sembrare così lattemiele;
certe considerazioni invece sono troppo pungenti e acide, che mi farebbero inimicare qualcuno di importante, pazienza;
non sono una perpetua, non ho un ruolo chiave in parrocchia, però ho un Credo che rispetto e pretendo rispetto, come mi comporto con gli altri, pretendo di essere ricambiata;
 ho il vizio del rimuginare su quel che mi capita, su quanto mi dicono e promettono e non ci passo sopra, mi ricordo tutto, ma non sono vendicativa, altrimenti ora avremmo molte meno personalità in giro che proclamano e sentenziano;
 sono una rompipippi molto esperta, puntigliosa, pedante, seria e motivata, attenzione!

Se volete aggiungere qualcosa alla ricca collezione di appellativi, procedete pure, non posso che migliorare da tale scambio scritto.

Nel periodo in cui Michelangelo Buonarroti, oramai sessantenne, passava le sue giornate sopra le impalcature della Cappella Sistina per dipingere il "Giudizio Universale", i suoi nemici, non facevano altro che denigrare l'affresco, ritenendolo una "gigantesca opera di volgare pornografia".
 Il più acceso e ferocissimo critico era il Maestro di Cerimonie di Paolo III Farnese, in pratica il suo "datore di lavoro": Biagio da Cesena. Il suo odio per Michelangelo era tale che, ogni giorno, ininterrottamente, pregava il Papa di ordinare la sospensione dei lavori. Michelangelo lo venne a sapere e, nel decidere su quale modello ispirarsi per dipingere Minosse, il Giudice dell'Inferno, non fece altro che fare il ritratto completo di Biagio da Cesena, il suo denigratore, dotandolo di due gigantesche orecchie d'asino.
 Per rimarcare il suo disprezzo, Michelangelo ha  fatto avvolgere il corpo flaccido di quest'ultimo da un serpente nell'atto di mordergli il pene.




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