domenica 30 ottobre 2016

LA GIUSTA COMPAGNIA

 E' la fine di una lunga giornata, di una lunga settimana e mi sento bene, non dico felice - che è un aggettivo impegnativo - ma sono serena, tranquilla; anzi mi sento filosofica, riflessiva e, come al solito, chi non ha voglia di una lettura "alta, sostanziosa e forse pesante" vada oltre, non tenga in considerazione i miei pensieri notturni.

 In diverse occasioni abbiamo avuto modo di ragionare sulle difficoltà dell'esistenza, sulle prove e gli ostacoli di ogni individuo, famiglia, gruppo o tribù: che questi problemi si affrontino meglio insieme, con un aiuto, con la vicinanza dei più cari, dei parenti e degli amici più stretti è verità nota e appurata, ma... Certo avere la famosa spalla su cui appoggiarsi e piangere, avere un amico vicino nel momento del bisogno non lo nega nessuno che sia sacrosanta realtà, ma...
 Finita l'emergenza, finito il trambusto, finiti i convenevoli pochi restano, pochi reggono lo sforzo e l'urto del dolore e come dice una mia cugina, travolta dalla più grande tragedia che possa colpire una madre: "Dopo qualche tempo, nessuno viene più a bussare alla porta, nessuno che si interessi di come proceda la vita dopo...". Perché tanti si impicciano, confabulano, ficcano il naso, si dimostrano amici tanto per sapere, indagare, spiare, poi?
 E non sono naturalmente d'accordo con chi si presenta al tuo campanello SOLO in seguito a un momento di sofferenza, scarsa salute: se devo sentirmi male o vedere i miei cari soffrire per essere onorata di una visita, di un saluto, beh...Posso anche farne a meno, rimango nell'anonimato, che è meglio!
 E' bello stare insieme per le feste comandate, le occasioni di gioia, un appuntamento al bar, una visita inaspettata: questi sono i ricordi che mi piace conservare, i momenti felici da condividere con chi mi è amico.
 Nel momento buio, sicuramente, ma non solo...

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