Di sabato pomeriggio, abbiamo tante incombenze, ma noi genitori nel pallone non possiamo rinunciare alla convocazione del Mister, a Corchiano, anche se il cielo minaccia tempesta e i tuoni rimbombano: appuntamento al campo del paesello per le 16:30, tutti pronti.
Si arriva e si trova la partita precedente sospesa, il campo "terreno" spaventa, già come un grande stagno, si ciondola un poco, un caffè al bar, tanto per attendere la decisione arbitrale, che sembra scontata.
Chi era in attesa riesce a terminare il primo tempo - pausa - secondo tempo.
Non sappiamo neanche come sia finita perché ci allontaniamo per un giro a piedi e un gelato, fatto sta che quando ritorniamo tocca ai nostri campioni, completo giallo, lindo e sgargiante che dura dagli spogliatoi alla linea di centrocampo. Gli atleti si schierano, fischio e saluto a rotazione delle due squadre; poi i ragazzi si abbracciano e formano un semicerchio, tengono il lutto al braccio: si ricorda, con il silenzio, Riccardo.
Poi il gioco, due tempi da trentacinque minuti sempre in avanti, sempre aggressivi per due reti e vantaggio sia; il loro portiere si trova in netto affanno, ma le azioni dei Nostri non arrivano a buon fine: sfiorano, stoccano, fanno tremare la porta, i pali, ma non comportano una supremazia, anzi...
Gli avversari due occasioni si creano e due volte segnano, su rigore - inesistente? - e su punizione: sempre così, sembra un copione ormai scritto.
E dagli spalti arrivano suggerimenti in tutti i dialetti d'Italia dagli adulti accompagnatori: applausi, incoraggiamenti, qualche sfottó, presa in giro bonaria: i grandi ci tengono ai pargoli, specie se soffrono con loro, si emozionano e attendono in tutto "solo" quattro ore, perché dopo lo scontro diretto, bisogna pure togliersi il fango incrostato, dagli scarpini ai capelli.
Un pareggio ci sta stretto, specie se si considera che si primeggiava per due reti, ma la prendiamo con filosofia calcistica e un grande abbraccio sportivo, amici.
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