Capita, a volte capita che tutti i tuoi buoni propositi, le idee geniali e le intuizioni magnetiche che ti sei costruita prima di cercare la sacra soglia del cancello scolastico decadino miseramente.
E per quale recondito motivo?
Ti sei preparata la solita sporta di libri, hai incasellato soggetto verbo e completamento, hai snocciolato tutto il rosario delle famiglie regnanti europee eppure niente.
I tuoi alunni non ne vogliono sapere: chiacchierano, spettegolano, ridono, si distraggono, si insultano, si schermiscono... E tu respiri profondo, raccogli la calma cosmica tutta intera, come non ti capita in nessun altro posto o momento della giornata se non lì tra l'aula a sinistra e quella in alto a destra, tra le 8 e le 14.
Puoi minacciarli, puoi punirli, puoi lanciare occhiatacce che metterebbero paura a Lucifero; oppure puoi tacere e guardarli negli occhi. E allora si calmano, si girano a guardarti e si ricompongono.
Ma perché tu sei la perfida, la cattiva la malefica che li farà sudare su una verifica scritta, temuta e odiata.
Oppure devi seguire il suggerimento di chi ti esorta a tirare fuori il meglio, a trovare in ognuno il lato positivo, ad esaltare le peculiarità artistico-foto-sintetico-storico-linguistiche?
Non ho la soluzione, non ho la giusta risposta o la visuale diretta. A giorni alterni, li "odio" o li "adoro ", li reggo o non li reggo.
Poi nel pomeriggio si scambiano messaggi, considerazioni, consigli e complotti con i colleghi, perché un modo per sopravvivere dovremmo pur trovarlo?
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