lunedì 11 gennaio 2016

UFFICIO POSTALE, COME LA GUERRA DI TROIA

 Ben cinquanta minuti la fila all'ufficio postale in tarda mattinata, quando non ti aspetti tanta ressa, quando le indaffarate massaie preparano il pranzo, "colpa" dei computer, di quattro postazioni lavora solo una. Le signore si sventolano e si agitano, borbottano e si sventolano. I tecnici lavorano febbrilmente, i dipendenti fanno quel che possono per non perdere il filo dei conti, delle raccomandate, dei bollettini.
 Una procace massaia in particolare si lamenta perché non c'è nessun avviso/cartello scritto che avverta dei lavori, perché l'ufficio non è stato chiuso, invece di lavorare a rallentatore, ma non se ne va, crea panico e agitazione ma lì rimane.
 Intanto qualcuno intrattiene rapporti umani, scambi di saluti, aggiorna informazioni personali, un uomo e una donna attaccano bottone, sorridono!
 Piano piano si torna alla normalità, un'anziana ritira un pacchetto dopo lunga attesa, lo palpa, lo commenta con le amiche e si rimette seduta per aprirlo con loro: ne tira fuori una collana, che mostra soddisfatta e chiede approvazione, tranquilla.
 Una donna forse colta da labirintite dopo la lunga permanenza al chiuso, invece di uscire dalla porta scorrevole rimasta spalancata, apre quella con l'allarme inserito, ci mancava quello!
 Quando finalmente tocca a me, l'impiegata mi spiega che non è possibile accontentarmi, devo cambiare tattica, pazienza, la cambierò!


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