Siamo in pochi, ma buoni nella Sala per assistere alla presentazione di un libro interessante e scomodo, di cronaca giornalistica di alto livello, curato da una nostra vecchia conoscenza, quel giornalista che ha tenuto tante conferenze sui casi di sangue irrisolti del nostro Paese.
Attenzione molto alta, ottimo padrone di casa l'assessore con l'ospite che affronta tanti argomenti, spigolature, chiavi di lettura delle inchieste giornalistiche, che a suo dire sono ancora poche o pilotate.
Come si diventa giornalisti, la cultura si risolve nei Festival di Paese, quale pubblico interviene bei grandi eventi? Questi ed altri i quesiti che l'autore si è posto in un lungo discorso a tuttotondo, fino alle domande finali del pubblico in sala: me ne sono andata un po' angosciata, per il futuro, per i giovani, per gli ideali infranti dal sistema.
Troppi giovani cercano fortuna altrove, non trovando risposte adeguate alla ricerca di lavoro, garanzie e aiuti familiari; tutti noi assecondiamo il sistema per lavorare, per non avere grane o per vivere sereni, chi si ribella ci rimette l'esistenza, nei casi estremi.
Lo studio, la forza della cultura dovrebbero bastare per migliorare la vita, in teoria, ma nella pratica i figli frequentano l'istituto già culla paterna, proseguono spesso l'attività dei genitori, ben avviata e sono visti e quindi giudicati in base ai blasoni familiari.
Saper leggere gli articoli giornalistici, filtrare le informazioni, non accontentarsi della versione ufficiale trasmessa dai servi del potere, questo intanto auspica Bottone, in una conversazione intima e raccolta.
Tutto estremamente significativo, ben esposto: peccato che ad ascoltare si siano presentati in pochi amanti della cultura, chissà dove sostavano quelli che si lamentano un giorno sì e l'altro pure che nel Paesello non c'è mai nulla da fare?
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