Ci siamo incontrate questo pomeriggio, sguardo allarmato e fronte pensierosa: la mia amica nella sala d'aspetto del suo dottore aveva ascoltato involontariamente chiacchiere vuote su una terza persona e il suo lavoro, un'attività bene avviata e fiorente. Come mai le comari stavano discutendo ci crisi, chiusura e altre amenità, a nostra insaputa?
Nulla di vero, nulla di fondato, solo vacue chiacchiere: dare per persa un'azienda, inventarsi un passaggio, una vendita o un cambiamento, ma perché?
Questa mia amica candidamente ha poi ammesso che tempi addietro, durante un lungo e buio periodo di malattia e cure intense, qualcuno, al paesello sempre, l'aveva messa per spacciata, andata, alla resa dei conti. MA STIAMO SCHERZANDO? Come si potrebbero tirare certe conclusioni orribili e nauseanti su una persona sofferente? Quella persona malata ha bisogno di conforto, aiuto, sostegno e incoraggiamento, non di diagnosi spicciole e da mercato.
Abbiamo tanti pregi noi del paesello, ma purtroppo anche tanti difetti, uno in particolare mi scatena la rabbia: tiriamo conclusioni dal niente, arriviamo alla fine prima di partire e - peggio del peggio - non ci accertiamo delle fonti, non indaghiamo a fondo prima di scatenare la lingua.
Questa imprenditrice forte e sicura del suo lavoro, che ha sempre appoggiato le mie manie di grandezza culturale, ha sbandierato uno dei suoi sorrisi più raggianti e sprezzanti: purtroppo le è già capitato di confrontarsi con bricconi e scansafatiche chiacchieroni, ha le spalle grosse lei e continua imperterrita il suo impegno. Ciò che mi sconvolge sta nel vedere che ha deciso di investire molto nel nostro territorio e noi la ripaghiamo in pettegolezzi e giudizi infondati; non si può generalizzare, ma ribadisco il concetto: prima di saltare a facili conclusioni, prima di giudicare senza validi e accertati riferimenti e prove insindacabili, meglio tacere.
Accogliere chi sceglie di vivere e lavorare con noi, non allontanare come appestati; stringere rapporti di lavoro e reciproco miglioramento, non temere il forestiero; mai e poi mai azzardarsi a tirare le somme su una persona che lotta per vivere, che stringe i denti e combatte. Chi siamo noi per arrogarci questo diritto di parole a vanvera?
E poi lamentiamoci dei giudizi che gli altri, i forestieri, affibbiano a noi...
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