Nel giorno dedicato alla gentilezza, ho ricevuto una telefonata che meno le si addice: mio cugino, disabile fisico dalla nascita, deve combattere ogni volta che vuole uscire di casa con la dimostrazione che la sensibilità non è di questo mondo.
Per poter camminare in totale sicurezza e percorrere un breve tragitto, per superare scale o lievi salite, per salire su qualsiasi mezzo di trasporto mio cugino ha bisogno di aiuto, di un appoggio e di un terreno comodo.
Per raggiungere l'ospedale ed effettuare le sedute di cura tre volte a settimana, festivi compresi, ha bisogno di aiuto.
Non si tratta di capricci, di paranoie o di una situazione passeggera o temporanea, no. Si tratta della sua vita quotidiana, della sua salute fisica aggravatasi da qualche anno a questa parte.
Eppure per semplici, elementari, sacrosanti diritti e non trovarsi ostaggio di ignoranza, incuranza e insensibilità deve ricorrere a chiamare le forze dell'ordine, a chiedere consigli giuridici, ad invocare la dea della Giustizia.
Succede ora, succede qui, succede al paesello mio. Non altrove, non lontano, non in una civiltà meno "evoluta".
Pensiamoci, quando parcheggiamo, quando corriamo, quando occupiamo posti riservati, quando siamo stanchi di cazzeggiare in giro.
C'è chi nella vita di ogni giorno si deve umiliare a chiedere anche permesso, dove gli spetta di diritto.
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