domenica 5 marzo 2017

DILLO...

...Come vuoi, come più ti piace, come è meglio per te, com'è nelle tue corde, ma esprimi ciò che pensi, quel che provi, quello che senti, sia se parte dallo stomaco sia si riveli un viaggio mentale.
 Comunichiamo continuamente, senza dirci nulla; arrivano talmente tanti messaggi che neanche li leggiamo più, selezioniamo e cancelliamo; siamo bombardati da una quantità di foto, immagini e video a valanga che poi ci sfugge l'essenziale.
 Scambiamo idee, parole, informazioni, ma evidentemente lo facciamo troppo e male, siamo diventati superficiali o diamo per scontato tanto, forse tutto.
 Adoro comunicare, lo sapete, ve ne rendete conto quotidianamente, prediligo la parola, ma anche la faccina non mi dispiace; per le foto invece sono ancora restia, per non parlare dei video; comunico con messaggi, che naturalmente ritengo importanti: la parola scritta è un impegno profondo.
 Non sottintendo, non mi soddisfa; biglietti che accompagnano un regalo, messaggi di auguri, scuse per non essermi potuta fermare a ciarlare, tutto per iscritto, perché ci sono, esisto e lo voglio dimostrare. Il solo pensiero non basta, non è un grosso onere, se mi vuoi dimostrare il tuo affetto fai in modo di esserci, presente, responsabile.
 Poi magari cado nel tranello opposto, troppo assillante, soffocante, logorroica e allora sono antipatica, saputella, rompiscatole, meglio ascoltare, tenersi in disparte e soffrire in silenzio, con rassegnazione.
 Qual è la giusta strada? C'è un rimedio, una panacea universale? Spesso ci si deve adattare a chi si ha di fronte: se la persona - pur cara e di famiglia - non partecipa, rimane estranea, meglio insistere e farla aprire o assecondare la testardaggine del silenzio?
 Meglio tacere con chi non sa tenere un segreto o fidarsi ed esprimere ogni recondito pensiero nella convinzione della familiarità, della complicità e della confidenza?

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