Quando scrivo, esprimo ciò che penso, un mio vissuto, una sensazione, ci metto la mia faccia, metto a nudo il mio essere; poi però tentenno sul giudizio di chi legge, cerco di capire umori e giudizi, opinioni più o meno contrastanti.
Ognuno è libero di pensare e dire ciò che vuole, senza però ledere la libertà degli altri: "La mia libertà finisce dove comincia la vostra”, sentenziava Martin Luther King.
Espressione vocale-verbale, scritta, grafica, l'importante è farsi capire, mandare un messaggio che gli altri comprendano e possano approvare o respingere, civilmente certo.
Mio figlio maggiore pretende libertà di parola dialettale e ad ogni mio rimprovero ribadisce con forza la sua nascita e formazione paesana; invece si esprime in italiano corretto il piccolo non ancora "deviato" dal gergo adolescenziale.
La mia amica inglese tenta di farsi capire da me, che mastico pochissimo la sua lingua, a gesti, espressioni facciali, con vocabolarietto e traduttore del cellulare.
L'innamorato che scrive con la bomboletta spray il nome della sua bella sul muro della chiesina romanica, a mio modesto parere, non solo è da censurare, ma anche da multare pesantemente; i graffitari che "ingentiliscono" il pilone del cavalcavia o il muro grigio della metro realizzano un'opera d'arte, ma lascino stare i vagoni del treno e le stazioni storiche.
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