Silenzio,
quiete notturna, pace interiore, è solo in quell’istante che
Elisabetta comincia a raccontare al suo portatile la sua storia, la
sua vita fatta di momenti, istanti, sospiri, parole mai dette. Strana
la natura umana, ancor di più strano l’animo delle donne, che
parlano ma non dicono, ascoltano e si immedesimano, percepiscono
anche il battito d’ali delle farfalle, la voglia di non essere lì
ma altrove.
Elisabetta aspetta che tutti siano andati a riposare, siano crollati
su sogni d’oro importanti, che elevano lo spirito oltre la
pesantezza della quotidianità per poter liberare la sua fantasia.
Lei, lei scrive quel che sente, da sola; immagina mondi, immagina
volti di persone che leggono interessate le sue parole, i giudizi, le
frasi sconnesse di vorticosi pensieri. Aspetta così il suo momento
d’oro, la rivalsa, l’attesa e agognata rivincita su tutti coloro
che la guardano con sufficienza per strada, a scuola, alle feste di
compleanno.
Ha
bisogno di sentirsi libera di esprimersi e ci riesce solo con quei
pensieri e quelle parole affidati al computer: batte il suo cuore, si
risveglia dalla semplicità dei discorsi, dalle chiacchiere e dal
vissuto per volare al di sopra delle nuvole, al di là del mare,
fuori dalla stanza del suo piccolo appartamento ben tenuto e curato,
ma semplice e modesto. Elisabetta ci riesce, vuole cominciare a
vivere, veramente.
Nessuno conosce la sua passione, nessuno immagina quanto si senta
libera, perché quel che scrive rimane in memoria, custodito
gelosamente: è il suo alter ego, un piccolo segreto riposto in un
angolo.
Elisabetta qualche volta è tentata di parlarne a Micaela, sua fedele
e preziosa amica, ma teme che così facendo svanisca la magia della
solitudine notturna, quel dolce piacere di unicità.
Nessun commento:
Posta un commento