domenica 15 novembre 2020

QUELLI CHE RESISTONO...IN PRESENZA, DISTANZA, REMOTI

 È domenica, il giorno del riposo.
 Anche il Signore il settimo giorno ha preso una pausa, ma noi no, la scuola no.
 Comincia presto il tam tam di messaggi, di note vocali e di mail perché siamo in emergenza, perché ci dovrebbero arrivare nuove disposizioni per riaprire il Plesso.
 Giro di parole tra Dirigenza, fiduciaria, consigli di classe tutti: nuovo orario provvisorio, nuovi ordini, vecchi problemi, dobbiamo coprire le lezioni in presenza e quelle dei ragazzi che sono costretti alla quarantena.
 Ogni gruppo classe una storia, ogni giorno una novità e sabato siamo stati col fiato sospeso fino al tardo pomeriggio in trepidante attesa delle risposte ai tamponi rapidi degli studenti: tutti negativi sia lode al Santo.
 Il diritto all'istruzione non si mette in discussione, la classe che non presenta criticità può tornare a sedersi sui banchi, perché la didattica efficace è quella in presenza, testa a testa, occhi a me e aperte le finestre.
 La Dirigente tiene le fila delle istituzioni, raccordo tra l'Amministrazione e il suo personale docente, la fiduciaria con un'abilità da stratega delle guerre puniche muove le ore di lezione come pedine risiko, le coordinatrici comunicano con le rappresentanti dei genitori, il tutto nello spazio di pochi minuti.

 Chi inneggia alla didattica integrata, io non lo capisco.
 Chi pretende di sostituire la presenza di un docente in aula con un filmato o un monologo davanti all'occhio delle telecamera, io non lo capisco.
 Chi chiede di tenere i ragazzi chiusi in una stanza con mille dispositivi fuorvianti e ingannatori a disposizione, alternativi agli amici, io non lo capisco.
 Davanti a noi, al loro posto distanziato, vediamo una poetessa, un'artista, un calciatore, un poliziotto, un idraulico, un sindaco, una influencer, un operaio ceramista, un'estetista, un infermiere del futuro.
 Tutti a gran voce chiedono professionalità, serietà, preparazione, ma gli avvocati, gli ingegneri, i politici di domani sono oggi i nostri studenti: meritano il meglio del nostro impegno e della nostra presenza, credo.

 Dall'alto del Governo si chiede di integrare la didattica digitale senza rendersi poi conto di quanto sta a disposizione dei docenti; si chiede di raggiungere tutti gli alunni quando le famiglie non dispongono di ogni diavoleria o di una rete aggiornata e potente, quando non c'è connessione, quando non c'è rete, quando non c'è copertura.

 E domani in alternativa al dono dell'ubiquità che ancora non abbiamo raggiunto ci divideremo, correremo da un punto all'altro della provincia per garantire a tutti la lezione, l'orario completo, il rispetto dei programmi, lo sviluppo delle competenze.

 Quanto deciso sarà messo in pratica, è il nostro lavoro, per alcuni inutile, per altri sopravvalutato, per noi docenti e spero per tanti straordinario, o quasi. Ecco perché mi fa male leggere di lamentele, di giudizi veloci e inappropriati, di discussioni sterili e sentenze inappellabili: nella scuola vive il futuro di un Paese, vive e cresce il Bene primo e più prezioso. Secondo le regole. Rispettando le regole.


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