mercoledì 24 febbraio 2016

COME FERRO VIVO

 Alcuni vivono ritirati nella propria torre d'avorio, aspettando di essere corteggiati e pregati di scendere tra i comuni mortali, vivono della loro arte e ritengono che sia naturale così, estraniarsi dalla società, distinguersi nell'attesa di essere capiti, compresi e pagati.
 Altri, invece, si mescolano tra la gente, prendono parte agli avvenimenti, ascoltano gli altri e cercano di capire, senza saccenza, son quelli che adoro.
 L'artista non può rimanere al di sopra degli altri, non può far finta di niente aspettando che gli altri si accorgano del suo stile e comprendano il suo messaggio: la società in cui viviamo e operiamo è un continuo fervido brulichio di problemi in cerca di soluzioni, forti personalità emergenti, notizie sensazionali, ma anche notizie sottaciute e scomode, in cerca di visibilità.
 L'artista che si interessa dei fatti di cronaca, che usa la sua maestria per richiamare l'attenzione dei media su tali complessi fatti non può che attirare il mio consenso: non possiamo girarci dall'altra parte e far finta che certi avvenimenti non accadano, che gli uomini non muoiano, che i bimbi siano tutti felici e ancorati ai loro genitori.
 Guardiamoci attorno, prendiamo coscienza della vastità dei casi e facciamo qualcosa per migliorare la realtà:
tante voci insieme formano un coro,
tanti battiti di mani formano un applauso,
tante opere artistiche riescono a sensibilizzare gli animi meglio delle umane parole, scritte o pronunciate che siano.

Scultura di Rinaldo Capaldi

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