sabato 6 febbraio 2016

SPERIMENTARE LINGUAGGI E COMUNICARE

 Continua il mio viaggio alla scoperta e discussione di modi più o meno comuni di scambiare informazioni, rivolgere domande o lanciare messaggi.
Il nostro corpo è una fabbrica di quest'ultimi, non verbali ma espliciti e interpretabili; stanchezza: immediatamente evidente dall'espressione del volto e dalla forma degli occhi; sensualità, sfrontatezza, rifiuto o cattura-attenzione dai movimenti della persona, peccato però che certi uomini capiscano solo ciò che vogliono capire e tralascino quello che per le donne è fondamentale, questione di ormoni direi.
 Quando comunichiamo?
 Sempre.
 Praticamente non c'è momento della nostra vita attiva in cui non siamo "postini", poi arriva la spinta fondamentale a cambiare, sperimentare altri filoni, come appunto la letteratura, l'articolo giornalistico, le arti figurative, comunque sia l'uomo è un contenitore di pensieri e parole da esternare, solo che alcuni si limitano a ricamare comizi in piazza, agli amici del bar, altri scrivono e pubblicano, in teoria non cambia nulla, in pratica sono due mondi estranei, opposti.
 Scrivo per lanciare "provocazioni", riflettere, divertire, costruire e migliorare, non certo per demolire o attaccare senza buoni propositi.
 C'è chi scrive per rovesciare tutto ciò che sente dentro, tutto il sentimento, il bisogno di condividere una riflessione, che diventi dominio di tutti gli animi altrettanto sensibili.
 La forma migliore restano le arti figurative, immediate, contemporanee o storiche, universali, che suscitano ed educano al Bello. Sarebbe meraviglioso farne parte.

Mercurio di Giambologna, una delle opere più celebri e più replicate dallo stesso Giambologna, emblema della scultura manierista, concepita per essere ammirata da ogni punto di vista. L’ Artista l’ha creato mentre spicca il volo divino sostenuto da Zefiro.

Questo modello risale al 1580 e fino al 1780 decorava la Villa Medici Roma, dove Ferdinando de’ Medici lo aveva voluto come coronamento di una fontana di breccia, al centro della scala posta tra il sontuoso giardino e la loggia d’ingresso al corpo di fabbrica principale.
Venne poi portato agli Uffizi di Firenze e nel 1865 è passato al Museo Nazionale del Bargello. 

Altezza: 180 cm.



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