giovedì 25 febbraio 2016

INSTALLAZIONI

 Sono forse l'opera d'arte contemporanea più usata, conosciuta e discussa del momento: chi si interessa d'arte ne ragiona, chi non se ne intende la prende a paradigma della difficoltà di comunicazione del messaggio dall'artista al pubblico.
 In effetti, tante installazioni risultano di difficile comprensione, superficiali se non addirittura superflue: molta gente comune non ne afferra il contenuto ed ha ragione, perché per capire quanto l'artista vuole esprimere, occorre seguire lo stile, l'evolversi del discorso artistico/Idea come principio scatenante e punto di inizio di un pensiero, di un percorso che si evolve, si modifica nel tempo e nello spazio.
 Sempre buon suggerimento partecipare alle inaugurazioni, alle mostre, alle conferenze per tentare di diradare la nebbia artistica e il messaggio criptico e confuso, ma è cosa buona e giusta che anche l'artista spieghi, esponga le proprie idee, il perché dell'installazione e cosa voglia significare cotanto impegno, lavoro, materiale, Idea appunto.
 Ancor meglio se il lavoro artistico parte dalla quotidianità, da una notizia del giorno o da una realtà tanto difficile quanto sentita: sono fortemente convinta che l'arte contemporanea rifletta la società che l'ha prodotta, là dove pensa e opera il maestro.
 Non sopporto le provocazioni gratuite, il far parlare di sé tanto perché si produca un po' di fumo, lasciamo da parte il populismo o le Idee demagogiche, meglio una riflessione seria e costruttiva sui problemi reali, veri e concreti, per parlarne, prenderci confidenza e magari cercare di trovare una soluzione, primo passo, buon inizio.

La vocazione di San Paolo, Rinaldo Capaldi





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