Il 4 novembre 1918 finì la Prima Guerra Mondiale, la cosiddetta Grande Guerra, iniziata per l'Italia il 24 maggio 1915 e nessuno dei miei pargoli sembra sia impegnato in qualche commemorazione, progetto, ricerca o almeno visita al Monumento del Milite Ignoto, che per i piccoli paesani è solo il parco con lo scivolo e il campo da bocce.
E le istituzioni? Tutto tace, continuo a consultare il web in cerca di impegni o appuntamenti, non riesco a trovare nulla, ma ci stiamo dimenticando la Storia, il sacrificio dei ragazzi del '99, che come Pietro Fanti lasciarono casa e affetti per combattere per unire l'Italia appena compiuti sedici anni?
Non chiedo una manifestazione da Giovani Balilla, ma nemmeno il vuoto.
C'è una lapide, che ricorda Pietro, sul muro dell'edificio davanti al Municipio, spero che domani qualcuno passandoci alzi lo sguardo e si commuova per tanti giovani della Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale mandati al macello.
Mia nonna materna si chiamava Trieste, ma per tutti era Peppa, nata nel 1915, quando il padre combatteva lontano; ricordi di famiglia importanti, ma ora che i testimoni diretti di quegli anni non ci sono più e le le Istituzioni languono, chi educherà le giovani generazioni?
Il ruolo fondamentale della Scuola in questo caso non si discute. Certo la famiglia può organizzare, leggere, istruire, ma dai docenti deve arrivare il massimo sforzo, secondo il mio modestissimo parere. E non mi si dica che i bambini non capirebbero, perché a loro si può parlare di tutto con le debite parole, gli esempi e le testimonianze più immediate e semplici.
Spero vivamente di essere smentita quanto prima dalla gioia dei miei figli di raccontarmi la storia dei soldati che hanno combattuto per una Nazione Unita.
Soldato italiano tra le rovine della linea difensiva austro-ungarica, nei pressi di Selo (Carso)
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