Noi che siamo entrati a scuola nel settembre 1981, lo scorso secolo, lo scorso millennio, da scolari avevamo i capelli informi, cortissimi se giravano i pidocchi, i codini e il cerchietto, i colori dei vestiti poco abbinati, ma sempre puliti almeno all’entrata, indossavamo la tuta di fratelli e cugini più grandi, il grembiule, gli stivali di gomma per i giorni di pioggia e spesso quelle orrende scarpe ortopediche blu. Cartella in spalla, dura, con gli straccali!
Noi che abbiamo frequentato l’asilo, le elementari e le medie potevamo poi interrompere gli studi a soli quattordici anni e dedicarci ad un mestiere, gli anni di studio obbligatori erano solo 8, quindi la maestra che ci accompagnava per ben cinque anni era veramente formativa, importante, iconica.
E noi ci siamo affezionati alla maestra, nel bene e nel male, troppi ricordi affiorano sempre perché fa parte di noi, del nostro percorso di vita, della nostra Storia, chi non ricorda il primo giorno di scuola o la prima impressione appena varcato il grande portone?
Noi andavamo a scuola da soli, uscivamo da soli, c’era lo svogliato, quello bravo e intelligente che non si applicava, il timido, lo strano, la cocca o il cocco, l’asino o ciuchino, somaro pure si sentiva spesso. Quando eravamo alunni noi ancora non esistevano le diagnosi, i disturbi dell’apprendimento o dell’attenzione e per alcuni la vita scolastica non è stata proprio semplice, diciamolo!
Noi che abbiamo cominciato il nostro percorso formativo – come si chiama ora – ben 42 anni fa, siamo stati molto fortunati ad incontrare queste maestre, ad affezionarci a loro, tanto che qualcuna ha pure deciso di proseguire su quella strada… Qualche volta capita che gli insegnanti non siano tutti bravi, portati per quel mestiere, preparati, ma quella è un’altra storia. Oggi siamo qui per ringraziare, coccolare, scattare tante foto, continuare ad accumulare ricordi da tenere stretti.
La maestra è quell’essere mitologico che tutti, ma proprio tutti nella loro vita devono incontrare, prima o dopo, qua o là, su o giù; la maestra non ha età, rimane uguale nel tempo e nei ricordi assume quell’aspetto per sempre, anche se poi la incontri con il bastone, i capelli bianchi e qualche ruga a sottolineare i tanti sorrisi che ha sempre dispensato.
La maestra ha quel taglio di capelli e il solito rossetto, quando incontra un uomo o una donna sgomita chi gli sta vicino e dice: quello è stato alunno mio, era terribile, non se stava fermo un attimo, ma era de core! La maestra si ricorda di ogni alunno, dei bravi e dei difficili, magari ancora tiene tra i ricordi qualche disegno, qualche letterina, qualche foto della sua classe.
La maestra la riconosci subito, profuma di colla vinilica, brilla di materiale luccicante e afferra tutto quello che può essere riciclato, colorato, ritagliato, assemblato per portarlo a scuola per i lavoretti, per la recita, per il cartellone, per i segnaposti, per i saluti finali.
La maestra ha una fantasia incredibile, colora il mondo, capisce il carattere dei bambini, intuisce che qualcosa non va, ha superpoteri perché deve tenere a bada un gruppo assortito, rumoroso, eccitato, parla perché tutti la capiscano, può ripetere infinite volte lo stesso concetto, ride anche se vorrebbe urlare, urla per ottenere l’attenzione, ma poi le passa subito.
Grazie allora maestre Maria Teresa, Annamaria e Miriam per le esperienze condivise, le parole dette e quelle tenute dentro: eravamo piccoli, carini, magri, cicciottelli, dalle mille potenzialità con il mondo da conquistare; oggi ci ritrovate genitori, fidanzati, separati, professionisti, operai e operatori, imprenditori, singoli, insegnanti e addirittura una nonna!
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