mercoledì 27 luglio 2016

IL TUO DESTINO

 Questa è una di quelle sere filosofiche, difficili da mandar giù, nessuno sbadiglio che tenga, perché rifletto, ripenso, rimugino e scrivo, peggio per voi, miei cari e fedeli lettori!
 Allora, quanto conta la famiglia di nascita?
 Tutto.
 Quanto ci si può discostare dal comune pensiero - preconcetto - pregiudizio paesano?
 Poco.
 In effetti, in un paesello, dove ci si conosce tutti nel bene e nel male, è estremamente difficile scuotersi di dosso la nomea, il buon nome o la cattiva reputazione familiare, siamo figli dei nostri genitori e nel DNA portiamo carattere, lavoro, condizione sociale, pensiero, credo politico, difetti e pregi, così almeno è nella maggior parte dei casi e non si faccia un'espressione ipocrita, che non sta bene, è fuori luogo.
 Un bambino che varca la soglia scolastica di qualsiasi ordine e grado, già è incasellato, assegnato, timbrato.
 Un amico del figlio, già è stato schedato.
 I primi amori poi hanno già il telefono sotto controllo.
 Chi cerca lavoro, può essere onesto e volenteroso quanto si voglia, ma la fama negativa o positiva del clan lo avrà anticipato.
 C'è chi deve faticare sul campo a dimostrare la propria bravura e quanto ci capisce; c'è invece chi ha acquisito per nascita certi diritti divini; c'è chi ha comunque tutte le porte aperte e chi le porte le deve prendere a spallate - e non sempre ci riesce, rinuncia, si demoralizza e si adatta ad altro.
 Quanta fatica e quanti rospi sulla strada del generico; solo le occasioni migliori per l'eletto.
 Questa notte, mi sento così affaticata, combattiva sconfitta, in cerca di riscossa.
 Ho pensato a questi modi di dire, che sottolineano l'importanza della discendenza:
 “Chi da gallina nasce, in tera ruspa”. “Il pulcino nato dalla gallina, ruspa e razzola in terra come la madre che l’ha generato”. Qui affiora il fatalismo paesano, secondo il quale, fin dall'antichità, era quasi una legge di natura che il figlio svolgesse la stessa attività dei propri genitori.
Un asino può anche fingersi cavallo ma prima o poi raglia.

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