martedì 1 novembre 2016

Beati gli afflitti, perché saranno consolati.

 Festività di Ognissanti che coincide con il diciottesimo mese della scomparsa di Roberto, unico figlio di mia cugina, non c'erano parole il 1 maggio 2015, non ci sono neanche oggi, anzi.
 Il sisma di sabato mattina ha arrecato diversi danni al duomo di Fabrica, la messa si celebra solo nella chiesina di Santa Maria della Pietà, un vero gioiellino al centro di una rotatoria alquanto alienante.
 Celebra il parroco che conosceva bene quel ragazzone, impegnato anche con le attività parrocchiali: lo guardo e penso a quali parole possa pronunciare per consolare i due genitori afflitti, quali ragioni la mente umana possa mettere in campo per calmare la rabbia e il dolore di una famiglia distrutta.
 La vita eterna, la pace, il breve percorso terreno, le difficoltà di ognuno nella lotta quotidiana sono tutti spunti giusti, corretti, cristiani, ma oggi non sono riuscita ad afferrarne bene il senso, non sono riuscita a cogliere la beatitudine e il Signore mi perdonerà se la mia fede vacilla ogni tanto, ma vedere quei genitori con il capo tra le scapole mi ferisce, non sappiamo come aiutarli se non portando un breve e lieve conforto. Loro sono fortissimi, almeno all'apparenza, sembrano tranquilli, ma non è così, recitano dicono, sopravvivono, continuano a esistere.
 Poi all'uscita ho visto per la prima volta la ragazza rimasta coinvolta anch'essa nell'incidente, affronta la vita tra mille difficoltà fisiche e psicologiche seduta, ha lunghi capelli neri e si aggrappa alla vita con l'aiuto della giovane madre.
 Non so chi mi autorizzi a lamentarmi della mia esistenza, dei miei sforzi, della mia quotidianità, quando sono circondata da tutto quel che mi serve per sentirmi bene.




Nessun commento:

Posta un commento