mercoledì 11 maggio 2016

NONSOLOCAFFÈ

 E poi ti ritrovi intorno ad un tavolo, in completa intimità, si parla, si apre il cuore, sorseggiando cremoso caffè, macchiato, come piace a me, in quella deliziosa tazzina bianca con il ricciolo per manico.
 Belle le donne, sincere, splendide nella loro intimità domestica, senza fronzoli, senza trucco, davanti ai problemi della quotidianità impegnativi, troppo impegnativi. I figli, il lavoro, lo studio, tutto il nostro mondo e anche più, perché le donne sono fatte così, non si caricano solo dei propri problemi, no, si impegnano a fondo anche con i grattacapi dei figli, del marito, dei nipoti, dei fratelli, dei colleghi, degli amici e discutono, si aprono, cercano conforto.
 Non conforto vero, o meglio anche quello, ma intanto basta una parola, un sorriso, il solo esserci, per sentirsi meglio, liberarsi di un peso, di una preoccupazione che nella solitudine sembra un macigno. Adoro questi momenti, quasi magici, di confidenza, di parole sussurrate alternate a silenzi, qualche lacrima di sconforto o di liberazione, per essere riuscite a tirar fuori il peso che schiaccia il cuore e annebbia l'animo.
 E poi si torna alla normalità, al viavai vorticoso, però un poco meno tristi per non tenersi più tutto dentro, sicure che quel che è stato detto rimane un segreto che ci lega, ci unisce, almeno fino al prossimo incontro.


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