giovedì 19 luglio 2018

TIENITI LA TUA

 Dopo qualche articolo spiritoso, leggero, scacciapensieri torniamo ad uno filosofico, per alcune considerazioni semplici, ma doverose.
 Ognuno di noi porta la sua croce, cioè ogni uomo ha un peso, una preoccupazione, una prova che lo schiaccia e lo stritolerebbe se non si riuscisse a sopportare e capire cercando aiuto e conforto in sé stesso, dentro di sé o nella famiglia e negli amici. Questa croce ci appare come la disgrazia più grande che ci possa succedere: ne parliamo piangendo lacrime amare, ci manca il respiro, potremmo non mangiare, ci si lamenta in modo continuo e costante, senza aprire gli occhi sull'altro o svilendo la croce degli altri. Sì, capita proprio questo: riusciamo ad ingigantire il nostro ostacolo in modo tale da straziare la vita nostra e dei nostri cari, senza poter godere del bello che ci circonda; se gli altri si lamentano di qualche problema, noi tiriamo fuori subito la nostra nera situazione, se gli altri ci confidano una preoccupazione, noi la sminuiamo col protestare invece per quel che si abbatte sulla nostra quotidianità.
 Purtroppo da qualche mese a questa parte, una tappa settimanale della mia anonima esistenza è diventata la visita ad un infermo: mio cugino, a cui sono particolarmente legata, soffre per diversi motivi di non facile soluzione. Quale diritto posso accampare io di straziarmi, cosa mi mancherebbe?
 In una struttura ospedaliera sono ospitati tanti malati, ogni persona può raccontarti una burrasca, tutti sono momentaneamente privati della libertà di movimento, di decisione, di scelta: ci sono orari da rispettare, un menù pressoché fisso, non si esce né si entra come si desidera, si aspetta di essere accuditi, lavati, aiutati senza dover provare vergogna, perché si ha bisogno.
 Ecco, tutti noi giovani in forma, liberi di sognare e di urlare stronz@£&, sciocchi scrittori di minghi@$£ social dovremmo provare per qualche giorno al mese la sofferenza; i miei figli che si lamentano della cena e dei divertimenti dovrebbero trascorrere qualche ora di volontariato con i malati; chi si lamenta delle ferie, dello stipendio, dell'abbronzatura, del compagno o della compagna, lo stesso...
 Non solo dolore certo, ma questa sera dopo l'ennesima visita, l'ennesima constatazione della mia impotenza a poter migliorare qualcosa e della mia fortuna ad una vita libera che posso decidere, quasi quasi leggendo o ascoltando certe stupidaggini mi viene da piangere, perché non sappiamo far altro che lamentarci di ogni minima, ridicola, stolta pagliuzza.

Nessun commento:

Posta un commento