giovedì 27 febbraio 2014

A ognuno il suo raggio, ovvero "Tipi da bicicletta"

Recita un vecchio adagio molto popolare: "La vita è una ruota, oggi a me domani a te".
I. C. Felline ha realizzato un gustosissimo libro sul ciclo vitale umano, ossia ad ogni età la sua bici, ad ogni stadio di crescita il proprio numero di ruote. Si parte con il triciclo: con tre ruote si va sicuri, spediti, sotto lo sguardo attento di babbo e mamma, tre è il numero perfetto per iniziare. Poi si passa alle rotelle, che offrono quel tanto di sicurezza per allontanarsi, esplorare e conoscere lo spazio intorno al cortile.
Via, via che si cresce, cambiano abitudini, gusti, si cercano nuovi traguardi, ma la bici ci può accompagnare sempre, come strumento di lavoro, mezzo di locomozione, assemblaggio di ricordi, ma anche meccanismo di innamoramento e condivisione di emozioni.
E quando non serve più, si abbandona, magari legata a un palo in strada.

La scrittrice però sul finale ci richiama all'attenzione di un modo di dire semplice e immediato, che nasconde invece un'altra verità: è da considerarsi fuori dal gruppo chi "è privo di una rotella"?
Giudicare gli altri è facile in apparenza, ma quando si tratta poi di metterci in gioco, di dimostrare le nostre capacità, ne siamo capaci?

Che dire ancora di questo activity book?

Consigliato per le tanto divertenti quanto educative rime
a tutti gli amanti del genere, siano essi vecchi ciclisti o giovani rotelle;
a chi legge ad alta voce ai bambini;
ai bambini che ascoltano e intanto studiano le illustrazioni - in questo caso proprio azzeccate.







mercoledì 26 febbraio 2014

Questione di equilibrio


Ho avuto il piacere di conoscere Umberto Cinalli, lunedì pomeriggio, presso la biblioteca comunale durante una riunione di lavoro con alcune insegnanti dell'Istituto Comprensivo. Stavano mettendo a punto un progetto veramente interessante: le maestre sono intenzionate a coinvolgere i loro alunni nella ideazione e costruzione di mobiles, che richiamano le istallazioni di A. Calder, con l'utilizzo di materiali vari, a misura di bambino.
L'idea è veramente buona: sono un'accanita fautrice della commistione gioco-lavoro-studio della storia dell'arte, specialmente se parliamo della derelitta arte contemporanea, che con la scusa dell'insensatezza, della difficoltà di capire il soggetto o, peggio, il messaggio dell'autore, viene continuamente bistrattata da molti.
Ciò che non si capisce deve essere studiato, non c'è altra soluzione e la scuola è la migliore delle soluzioni. Certo con i poco potenti mezzi economici della scuola pubblica italiana ideare, proporre, reperire materiale e realizzare un lavoro è veramente difficile, in certi casi impossibile, se non con l'autofinanziamento delle famiglie. In parole povere i genitori sono chiamati a collaborare alle spese di attuazione e, in molti casi, le stesse insegnanti aprono la propria borsa.


lunedì 24 febbraio 2014

E oggi a Capranica in maschera...

Seconda domenica assolata da sfruttare per una passeggiata carnascialesca: siamo a Capranica, invitati dall'Associazione Juppiter, dove i ragazzi Special hanno partecipato alla sfilata in maschera per le vie del paese. Una volta raggiunto il punto di incontro dei partecipanti, in cima ad un'erta salita, abbiamo passeggiato costeggiando il lungo serpentone fino a Piazza S. Francesco, dove i carri si sono fermati e hanno preso il via i balli dei ragazzi, capitanati da un noto dj di Viterbo. Tanti i figuranti, soprattutto giovani travestiti da Braccio di Ferro e Olivia, pompieri, i protagonisti buoni e cattivi del film Frozen, i Minion di Cattivissimo me e molti altri. Nessun effetto speciale, carri addobbati alla buona, semplici, ma tanto divertimento, sana allegria e balli più o meno sincronizzati. Lo Special Circus, naturalmente, ci ha suscitato tanta emozione, ragazzi speciali a loro agio in mezzo alla confusione, pronti a regalare sorrisi, vanitosi al punto giusto e soggetti fotogenici per eccellenza. Siccome il carnevale è irriverenza e trasgressione, a mio parere, il soggetto più caratteristico rimane l'uomo travestito da donna e quello che guidava il carro-prigione era veramente forte.

www.juppiter.it








domenica 23 febbraio 2014

E tu di che amica sei?

MANTIDE RELIGIOSA: è quell'amica che ti sceglie tra tante e tu tocchi il cielo con un dito, ti coccola e ti senti fortunata a stare al centro delle sue attenzioni, poi però si stufa di te, ti accantona e passa ad un'altra.
La peggiore.

L'ETERNA INSODDISFATTA: state sedute su una panchina ai giardini e vuole passeggiare, a te va il gelato e lei preferisce un pezzo di pizza, al cinema o in discoteca? Mai assecondarla, meglio lasciarla a casa.

LA PALESTRATA: ginnica, altezzosa, tonica, capello sempre perfetto, sportiva ma con gusto. Ti mette a disagio il suo sguardo inquisitore durante i buffet e le cene con le altre. A tavola meglio sedersi accanto a lei che di fronte.

LA BELLISSIMA: tutti gli sguardi sono per lei; i commenti, anche pesanti, dei ragazzi per strada ti infastidiscono, lei invece ha un sorriso per tutti, occhio ammiccante, sguardo magnetico, labbro tremante e capelli fluenti. Preferisce circondarsi di cozze per far risaltare ancora di più il suo fascino. Da evitare.

LA SIMPATICONA: battute, freddure, barzellette, spiritosaggini, dà più importanza al sorriso che all'abito. Buona.

LA SECCHIONA: c'è ma non si vede, disponibile solo su ordinazione, molto attaccata al dovere, non riesce a separarsi dai libri e dagli appunti. Difficile da assecondare.

L'ANSIOSA: non sa dove, non si ricorda quando, piange, trema e si agita al minimo ritardo, da frequentare solo se si è veramente forti e determinate.

LA CANTANTE: rumorosa, ma sempre contenta, gioiosa, carica di adrenalina, sfrontata e senza tanti scrupoli con i ragazzi. Socievole.

LA TECNOLOGICA: non riesce a spegnere il suo cellulare/tablet/smartphone, non lo molla, non lo lascia nella borsa, neanche in pizzeria. Allenata a seguire con una parte del corpo la discussione del gruppo e con l'altra a messaggiare anche con più persone contempraneamente. Da tenere sotto osservazione e da richiamare all'attenzione quando è troppo estraniata.




venerdì 21 febbraio 2014

Recensione di "Cotto a puntino" di I. C. Felline

Gustoso, stuzzicante, piacevole, delizioso, completo, nutriente, goloso, saporito... Sono solo alcuni degli aggettivi che ho pensato leggendo ad alta voce ai miei pargoli, piccoli ma buongustai, quest'ultima fatica letteraria di Isabella Christina Felline. Si tratta di un agile libricino tascabile che presenta tanti "assaggi" quanti casi di innamoramento giovanile si conoscono.
Il pubblico a cui si rivolge la Felline, con questa serie di versi, è etichettato come teens cioè adolescenziale, l'età appunto in cui cominciano i primi turbamenti d'amore, le prime cotte, i primi sguardi da pesce lesso.
Ho comunque gustato questa lettura con i miei piccoli, che devo dire hanno gradito le culinarie rime così come le illustrazioni di Riccardo Francaviglia, veramente divertenti e complementari alle parole della scrittrice.
In verità, il primogenito avendo sbirciato la quarta di copertina, dove si dice parole in rap, da leggere, cantare, degustare ha pensato bene di impossessarsi del libro e di eseguire una versione rappata per i fratelli, che hanno raccolto la provocazione e si sono esibiti in divertenti movimenti del corpo. Fantastico! Adoro trasmettere loro in questo modo il piacere della lettura, la scoperta di nuovi orizzonti espressivi.
Non conoscevo la Felline; l'ho scoperta in occasione della presentazione di questo libro uscito  per San Valentino, un vero e proprio ricettario di sentimenti immediati, forti, veri come solo quelli dei giovanissimi sanno essere.
Libro consigliato
-a tutti quelli che sono innamorati, per scoprire a quale categoria appartengono;
-a chi, non più giovanissimo, prova un sentimento giovane e che ringiovanisce;
-a quanti pensano che i libri per bambini e ragazzi siano solo ragazzate o letteratura "inferiore"
- e infine a chi trae grande piacere dalla lettura di rime e filastrocche eccellenti.


domenica 16 febbraio 2014

E' carnevale, Vitorchiano chiama...

Domenica 16, pomeriggio assolato, piacevole clima mite. Lasciati alle spalle tanti giorni di pioggia intensa, fastidiosa e noiosa, ci possiamo immergere in un divertimento che non ha età e non ha tempo. E' carnevale, i bambini elettrizzati all'idea di infilarsi un costume da supereroe o da prinicipessa premono per iniziare il gioco. Si va a Vitorchiano, provincia di Viterbo, per la prima volta ad ammirare i carri, spero di non deludere i miei pargoli, avidi di novità e di divertimento, ma completamente digiuni di clima carnascialesco. L'appuntamento è sulla piazza principale del paese, si percorre una comoda discesa dal parcheggio per giungervi in breve tempo. Non ci sono tante persone, molti adulti in abiti civili, mentre tutti i bimbi sono travestiti con materiali moderni e colori sgargianti: la rosea maialina è molto gettonata tra le piccole, mentre i maschietti si sono lasciati tentare dai sempreverdi eroi dei fumetti. Coriandoli, stelle filanti, bombolette spray sono le armi che vanno per la maggiore per infastidire gli amichetti, c'è il sole, tutto è piacevole.
Arrivano intanto i carri, il primo è basso, ma i miei bimbi rimangono già a bocca aperta, poi un susseguirsi di persone mascherate che si muovono a tempo di musica, strutture che si elevano, ingranaggi, cartapesta colorata, c'è anche un mini Colosseo con tanto di ancelle e Nerone con la cetra. Il più spettacolare, per i loro occhietti, è quello dei mostri: c'è l'enorme capoccione di Frankenstein, con tanto di bulloni alle tempie che ruotano, un enorme lupo mannaro e sul retro il gargoyle in alto che si muove, meraviglioso!
Ci hanno stupito anche con effetti speciali, i carri allegorici di Vitorchiano.




venerdì 14 febbraio 2014

Alla presentazione di "Cotto a puntino"

Incontro cultural-mondano eccellente quello di oggi pomeriggio, venerdì 14 febbraio San Valentino, presso la libreria Etruria di via Paciotti a Viterbo. Con un gruppetto di amiche, insegnanti della scuola primaria, ho partecipato alla presentazione del libro "Cotto a puntino", ultima fatica letteraria di I. C. Felline, scrittrice italosvizzera residente nella nostra provincia.
Prendere parte a questi eventi è sempre molto piacevole, si respira un'aria meravigliosa, perchè l'entusiasmo che si percepisce dalle parole, dai gesti, dal volto di chi ha lavorato giorni, mesi o addirittura anni alla realizazione di un'opera e poi finalmente lo presenta ad un pubblico interessato, attento, ordinato e partecipe è veramente "alle stelle".
La nostra scrittrice ci accoglie con un dolce sorriso, non la conosco di persona, eppure mi ispira subito confidenziale serenità, è giovanile e sicura di sé, ma quando inizia a parlare è come un fiume in piena. Ci confida che non si è preparata alcun discorso, che ad ogni presentazione coglie l'attimo che accende nella sua mente una scintilla il mattino stesso dell'appuntamento. Definisce il suo scritto ironico e beffardo, lo descrive con così tante parole effervescenti che già alla prima pausa scatta l'applauso dei presenti. Come resistere a tale gioia e soddisfazione?
Dopo una veloce spiegazione sul suo modo di lavorare, cercare spunti, indagare la realtà e analizzarla sotto diversi punti di vista, che tengano sempre conto dei bambini e dei ragazzi a cui i suoi libri sono rivolti, Isabella legge con voce ferma ma suadente da "Cotto a puntino" due brani, magici, scatta di nuovo l'applauso.
Si passa quindi ad altre sue pubblicazioni, ugualmente molto interessanti, che le mie amiche maestre già conoscono e apprezzano e che vogliono acquistare per uso didattico.
Dopo i dovuti ringrazimenti si passa alla firma con dedica della copia presa, con tanto di foto ricordo con i bambini partecipanti, entusiasti di quanto visto e ascoltato.
Elettrizzante.








lunedì 10 febbraio 2014

Pomeriggio Icult, ovvero Sogni in H2O


Pomeriggio freddo, ventoso ma assolato, finalmente.
Viterbo non è per niente accogliente, come al solito. Nei giorni festivi molte attività commerciali rimangono chiuse e allora per prendere un caffè o qualcosa di caldo capita che devi girare a piedi mezza città. Invece le attività gestite da stranieri (frutterie, paninoteche e negozi di chincaglierie) sono tutte aperte, come mai?
Una bella passeggiata in centro, tanti gruppetti di turisti con macchine fotografiche al collo, non l'avrei mai detto. Ancora in corso la mostra su Sebastiano del Piombo, ottimo. W la storia dell'arte.
Di buona lena arriviamo a Valle Faul, trapuntata da plastica arancione, quella che segnala limiti invalicabili, tanta immondizia lungo il percorso pedonale, a destra e a sinistra, ma non ci sono cestini disponibili e quando finalmente ne intercettiamo uno è stracolmo di contenitori di cibi da fast food.
Passiamo oltre.
Entriamo in un edificio restaurato, bello, con strutture metalliche moderne come si vedono negli spazi museali della capitale. Porta scorrevole e accesso ad un buffet sulla destra e a sinistra alcuni pannelli con foto, un bambolotto fa capolino da un cesto di immondizia. Due teloni di plastica pesante ci dividono da un salone in cui si sta svolgendo una lezione di yoga. Un po' titubanti rimaniamo in osservazione, poi prendiamo coraggio e passiamo radenti il muro per arrivare a un piccolo tunnel realizzato in plastica che ci porta a un corridoio in cui si aprono diverse porte, su altrettante stanze organizzate per video art, massaggi e altro.
Siamo nell'Ex Mattatoio divenuto spazio ospitante giovani imprese in fase di sviluppo.
Le opere d'arte sono appese alle pareti, si calano dal soffitto, stazionano sulla pedana nera in fondo alla sala, però non sono accompagnate da cartellini esplicativi ben visibili, manca il pensiero dell'artista, qualche commento che ci faccia capire la motivazione di quanto realizzato, a nostro parere fondamentale in un contesto che viene presentato come sensibilizzante l'opinione pubblica della provincia viterbese.
Intanto si cambia atmosfera ed entra un'insegnante di danza Kathak con quattro giovani allieve, che si esibiscono con grande maestria su note di musica indiana.
Ci sono quadri meritevoli, come il trittico di Marcella Brancaforte naturalmente, ma la nostra attenzione è catturata da maduse di plastica e un bombolone rosso pendenti dal soffitto.
Tema dell'evento è la presenza dell'arsenico nelle acque viterbesi con aumento di rifiuti plastici.

Certo la mostra meritava di essere visitata, intanto per i numerosi artisti partecipanti, mancavano però le indicazioni per il visitatore, i pannelli esplicativi mirati all'opera e qualche sedia a disposizione degli avventori, alcuni dei quali hanno pensato bene di sedersi in terra per seguire la danza.
















giovedì 6 febbraio 2014

Recensione di "Diario di donne" di P. Murli

Diario di donne è un pugno allo stomaco, non è una lettura piacevole, ma necessaria.
Non è un libro di cui aspetti impaziente il finale, perchè è suddiviso in tanti piccoli, piccolissimi capitoli, frammenti di vita, momenti culmine esistenziali di altrettante donne indicate con il solo nome di battesimo.
Non è una lettura facile e scorrevole, anzi.
Bisogna ritornare più volte su alcuni punti e poi fermarsi e riflettere se in quella stessa situazione ci saremmo comportati allo stesso modo, o se invece avremmo trovato altra soluzione vitale.
Tutte queste donne sono sole, ma profondamente consapevoli della loro forza, hanno la situazione in pugno, sono padrone della loro vita e, fatto ancor più rimarchevole, hanno ben chiaro il loro futuro. Non si lasciano vivere, o almeno non più. Hanno percorso un lungo cammino di iniziazione alla vita, quella vera però, non la finzione che tutti noi, volenti o nolenti, ogni giorno mettiamo in scena.
Basta con le convenzioni sociali, nessuna vuole essere spettatrice passiva di ciò che accade: allora la donna tradita si vendica del proprio marito, la madre di famiglia-moglie incompresa finalmente trova il modo di volare "fuori dal corpo verso la libertà, quella vera però".
Quindi in ognuna di loro potremmo specchiarci, potremmo ritrovare una protagonista che corrisponda il nostro sentire, le nostre paure, i nostri turbamenti.

Vivamente consigliato:
a chi ogni giorno affronta la propria esistenza come un automa,
a chi pensa di non aver nulla da dire al mondo,
alle donne che si lasciano scivolare l'esistenza e le passioni sul corpo come pioggia,
e naturalmente a tutti gli uomini, specie a quelli che, pensando di tenere in pugno la loro compagna di vita, non le parlano mai a cuore aperto.





sabato 1 febbraio 2014

Il bello dell'arte l'arte del bello con Alessia Clementi

Sono stata ricevuta da Alessia nella sua abitazione (che è anche
laboratorio e galleria) ben curata e raffinata, calda e accogliente,
abbellita con veri oggetti artistici-complementi d'arredo unici, frutto
del lavoro instancabile della padrona di casa. Questi manufatti, i
complementi d'arredo che abbelliscono e ingentiliscono l'ambiente
familiare e domestico, sono già oggetti con una loro dignità artistica.
 Mi sono state offerte quella gentilezza e quella cortesia che ti
aspetti per le vecchie amicizie, per quegli incontri rari e a lungo
ricercati. In questo ambiente che trasuda eleganza e raffinatezza
Alessia si immerge nel suo lavoro e crea.
 Abbiamo avuto una conversazione amabile e piacevole con scambio di
impressioni e pareri su tante questioni sociali, familiari e
naturalmente artistiche.
 Il suo talento è evidente, lampante direi: è un'artista eclettica che
sprigiona tanta energia contagiosa, quella propria di che vive
intensamente ogni momento della vita. Pochi e semplici gli strumenti che
utilizza, perché è la maestria, è la capacità che fa la differenza.
 Movimento-corsa-correre-
frenesia-velocità-punto: quando ci si pone di
fronte ad un acquerello color seppia tutto si ferma, si blocca, è un
momento magico, infinito da assaporare e gustare.
 Alessia riesce a creare un'atmosfera d'altri tempi: come davanti ad una
grande fotografia, in cui è bloccata la magia di un incontro, di una
scoperta, di un particolare. La sua opera ti placa lo spirito, ti
riconcilia con la società, ti piace, ti commuove, ti fa riflettere e
pensare, ti fa credere che un altro mondo sia possibile.
 Non si trovano corpi sfacciatamente nudi, volgarmente esibiti,
provocazioni volutamente polemiche e vuote, nessuna violenza,
manifestazione di ira, cattiveria o malvagità, ma l'intima complicità di
due bambini che scoprono il mondo alla luce di una candela.
 L'occhio corre veloce sulle dolci linee curve, punto di incontro e di
equilibrio tra luce e ombre.
 Molti sono naturalmente i richiami storici, come i pittori fiamminghi,
come la meravigliosa prospettiva del Cristo morto di ispirazione
mantegnesca, intrisa di pietas ed equilibrio rinascimentali.
 Da questi acquerelli color seppia emergono figure di giovani donne,
intente nel loro lavoro quotidiano semplice, ma allo stesso tempo
importante; c'è tenerezza, dolcezza e amore per ciò che si crea e si
produce.
 Questa signora della pittura merita il nostro plauso, il nostro
interesse; nella quotidiana corsa di un'esistenza nervosa e frenetica
fermarsi davanti un quadro di Alessia porta solo benefici, non può che
far bene alla mente e allo spirito.

artintheworld.altervista.org/art_in_the_world/Clementi_Alessia