Ho avuto il piacere di conoscere Umberto Cinalli, lunedì pomeriggio, presso la biblioteca comunale durante una riunione di lavoro con alcune insegnanti dell'Istituto Comprensivo. Stavano mettendo a punto un progetto veramente interessante: le maestre sono intenzionate a coinvolgere i loro alunni nella ideazione e costruzione di mobiles, che richiamano le istallazioni di A. Calder, con l'utilizzo di materiali vari, a misura di bambino.
L'idea è veramente buona: sono un'accanita fautrice della commistione gioco-lavoro-studio della storia dell'arte, specialmente se parliamo della derelitta arte contemporanea, che con la scusa dell'insensatezza, della difficoltà di capire il soggetto o, peggio, il messaggio dell'autore, viene continuamente bistrattata da molti.
Ciò che non si capisce deve essere studiato, non c'è altra soluzione e la scuola è la migliore delle soluzioni. Certo con i poco potenti mezzi economici della scuola pubblica italiana ideare, proporre, reperire materiale e realizzare un lavoro è veramente difficile, in certi casi impossibile, se non con l'autofinanziamento delle famiglie. In parole povere i genitori sono chiamati a collaborare alle spese di attuazione e, in molti casi, le stesse insegnanti aprono la propria borsa.
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