Quanto a fantasia non si trema, per gli acronimi abbiamo una certa predisposizione in Italia.
Didattica Digitale Integrale, da remoto, multimediale, video lezioni, a casa, classroom, virtuale, con un team digitale a vegliare su di noi e le alterne fortune connesse.
Ma io non mi ci trovo, sono triste.
Già sappiamo a cosa andiamo incontro, già abbiamo vissuto l'incubo esattamente un anno fa e, venerdì, con il sentore della chiusura non mi sono fatta trovare impreparata, ho afferrato dagli scaffali della sala professori il volume di grammatica di seconda. Alla prima chiusura alcuni testi erano rimasti a scuola, soli e sigillati, mi sono dovuta arrabattare con fotografie, video, immagini reperite in ogni dove, questa volta no, i miei testi dormono con me. E infatti.
L'aria tirava brutta: nel fine settimana un tam tam di messaggi, mail , tutorial dalla fiduciaria, dalla responsabile digitale, dalla coordinatrice dei docenti, un susseguirsi di elaborazioni orarie, consigli, esortazioni a non mollare e ad organizzarsi.
Lunedì ore 8:00 con un aspetto spettrale e lugubre, classico della tenuta domestica, ci siamo tutti collegati al video, alla materia di appartenenza, al docente in rete, materia dopo materia, ti vedo ma non ti sento, chiedo per sapere, qualcuno mi risponde, telecamera disattivata, prof il microfono, accendi il tablet, che paginaaaa stiamo...
Tutto questo in ogni casa, in ogni stanza dove brilla un monitor, figli a carico, bambinaia assoldata per seguire le lezioni dei minori, minori autosufficienti che aiutano e supportano i fratellini più piccoli, collegati, connessi, fotocopiati, armati di santa pazienza tecnologica.
La chiamiamo didattica, ma non lo è nel vero senso emozionale e sentimentale, sarebbe dovuta essere una soluzione emergenziale, temporanea e conclusa il prima possibile.
Ci ritroviamo così, per le prossime due settimane.
SIC TRANSIT GLORIA SAPIENTIUM.