Scrive Treccani: nobiltà morale dell'uomo, amor proprio, decoro, distinzione, elevatezza, onore, reputazione, rispettabilità.
Riflessione nasce da un discorso con le colleghe, riguardo al lavoro s'intende, pagato in modo adeguato, sottopagato, sfruttato.
L'altro giorno, di nuovo, ho dovuto sorbire la solita tirata sugli insegnanti manchevoli, ignoranti, lavativi; ho taciuto per non offendere, come sempre, dimostro con i fatti, parecchi.
Combatto e lotto ogni giorno per la mia dignità come donna, madre, moglie, figlia, cittadina, come tanti altri naturalmente. Eppure molto spesso mi capita di accantonare la dignità sul posto di lavoro, per andare incontro alle esigenze degli altri, cercare la quadra anche nella situazione spigolosa, non accendere discussioni ma buttare acqua sul fuoco della polemica, perché tutti abbiamo bisogno di vivere in un clima disteso, senza acuire prese di posizioni irremovibili o tenere stretta con i denti la propria cantonata, di ciò sono fermamente convinta.
In materia di amicizia ho abbandonato da tempo la posizione dignitosa, tanto che mia sorella afferma che è ora di farla finita con la mia idea romantica di amicizia radicata nel tempo e coltivata ad ogni costo. Ho un bisogno morboso delle mie amiche, non credo di essere sempre ricambiata. E non è una loro colpa, sono io ad esagerare.
Tutti i rapporti umani possono essere temporanei, incostanti, volubili, casuali, aperti, trascurati, leggeri, passeggeri, circostanziali, perché l'amicizia dovrebbe essere un'eccezione?
Abbandono quel briciolo di dignità quando sopporto mancanze bugie doppi giochi di conoscenti e parenti, per un'esistenza misurata e pacifica: non rendo mai pan per focaccia, non faccio mai agli altri quello che non voglio sia fatto a me, non continuo la catena delle offese, che siano gli altri a vivere e operare nel torto, ma quello che io percepisco come torto magari per gli altri è normale, regolare, giusto: di questo fatico a prendere coscienza, dell'opinione altrui, del diverso modo di affrontare la quotidianità.
SCIALLA, dicono i miei pargoli, ma io non ne sono capace.
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