Siamo in sede centrale al corso di formazione di Gatti, due ore pomeridiane, parliamo di film e discutiamo di metodologie, senza filtri anzi sì, quello affettivo, cortina di emozione ansiosa. Ci approcciamo dunque agli studenti con tutto l'amore e l'interesse possibili, ce lo impone l'etica professionale, nonostante il testo di storia sia troppo semplificato per i nostri gusti grammaticali. Serianni spiega in cinquanta pagine ciò per cui ne basterebbero tre, noi impieghiamo tutto un quadrimestre per la valutazione degli apprendimenti legata alla Luna in Venere ascendente Sabatini, quello della Crusca. Ma questi scolari come si attirano alla fonte del sapere se non con forme dialettali ad uso quotidiano nell'interazione tra individui? Chiaro, leggete il documento delle Dieci Regole GISCE, per scoprire che cinquant'anni fa De Mauro già sapeva e basta pure con questo sguardo al passato. Via la polvere via la coniugazione verbale, avanti ma adagio con la valenziale.
Momento difficile quello che vede l'insegnamento della grammatica: tradizionale, cacio e pepe, vellutata, ripassata, soffritto, trita e ritrita, ognuno ha una sua ricetta di pasta madre, mista a ricordi e formazione. Al cuore latino non si comanda, chi è vecchi stampo pure classico non cede facilmente alle sirene della nuova odissea studentesca.
Ricompensa e gratificazione non mancheranno, però il pronome personale soggetto me lo deve piazzare bene il ragazzo che si applica meno delle sue capacità, solo quando si tratta di giochi online e neologismi anglofoni, allora spiazziamo il docente, altrimenti ciao core!
Prossima settimana ultime due ore, cominciamo così la quaresima, nel deserto dell'ignoranza da combattere tentati dal diavolo dell'apericena.
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