I nostri ragazzi si illudono di appartenere ad una comunità di giocatori, dicono gli esperti, senza rendersi invece conto che siedono nella loro postazione soli in una cameretta chiusa, sigillata al mondo, cuffie in dotazione che li isolano anche acusticamente dal resto dei sapiens familiari. Questo loro gioco li isola sistematicamente e inesorabilmente dalla vita reale, dal campetto, dalle sfide e dalle prove di crescita, non dico di iniziazione, ma quasi.
Solitudine spesso si appaia a vecchiaia, vero. Però le scappatoie o gli incastri per i diversamente giovani risultano molteplici, specie nelle piccole realtà: i giardini pubblici, la pubblica Piazza, il sagrato del duomo, i cantieri edili, il circolo anziani, la ginnastica dolce, la sala lettura in biblioteca, il volontariato in Croce Rossa in chiesa nel rione in parrocchia...
Quando arriva il momento di scegliere la scuola superiore ti spaventa il passo? Vai dove ti porta il cuore, l'amicizia o la compagnia? La solitudine è uno dei requisiti che potresti mettere in conto, se perseveri persisti ti incaponisci, maturi. Come nel praticare un determinato sport poco popolare o non presente sul territorio in modo capillare, si abbandona si mette da parte si scosta si accantona.
Per il mio lavoro ricevo anche attestazioni di affetto quotidiane, qualcuno di sbilancia e mi scrive complimenti o me li lancia de visu. Bene, commossa, ma se mi chiedono cosa provo e vivo, allora rispondo che mi sento sola spesso, alla ricerca di confronto e collaborazione attiva. E non è una bella sensazione.
Famiglia, anche in una situazione confusionaria e caciarona potresti provare solitudine, di affetti ascolto o confronto. Perché parlare è fisiologico, ascoltare un'arte, sopraffina.
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