E oggi, ultima domenica di luglio 2020, abbiamo scoperto Farfa e la sua splendida abbazia.
Nulla a che vedere con quanto si studia sui libri di storia dell'arte, che pure contengono fotografie di buon valore: dal vivo tutta un'altra meraviglia!
Per arrivare abbiamo percorso l'autostrada, impiegando poco più di un'ora, per il ritorno invece abbiamo optato per il percorso interno, lungo la campagna sabina, irta di colline color ocra dai folti pendii di uliveti, ricchezza della campagna laziale.
Il complesso si visita solo con la guida, a noi è toccato Matteo, un ragazzo veramente simpatico specie con i bambini con cui ha scherzato per tutto il tragitto; biglietto unico, gratuito solo se non avete compiuto sei anni.
Il giro si effettua in più di un'ora, semplice ma efficace: biblioteca, museo, sala capitolare, chiesa, cripta, doppio chiostro, i cosmateschi, gli intarsi, Orazio Gentileschi, il Cristo in croce... Un tesoro dietro l'altro, che cattura lo sguardo: alcune realtà non si possono fotografare, le misure di sicurezza sono rispettate perfettamente, ma senza opprimere.
Santi, studiosi, miracoli, icona mariana: lo sguardo vaga grazie alle indicazioni della guida e non ci si annoia, anzi si scoprono anche le illustrazioni e le statuine che raccontano la storia del luogo opera di un maestro che conosciamo dai libri per ragazzi, Emanuele Luttazzi.
Prima di entrare nel complesso abbiamo scoperto il punto ristoro, ombroso e accogliente: il barista gentilissimo ci ha svelato che non c'è grande movimento di visitatori se non la domenica e purtroppo tutti i ragazzi svedesi che negli anni passati trascorrevano un periodo di ritiro presso la suore di Santa Brigida non sono arrivati, a grande discapito dell'economia locale. Da non perdere neanche il piccolo borgo che si snoda attorno all'abbazia: botteghe d'arte e antiquariato, artigianato, enogastronomia. L'unico accorgimento sta nel ricordarsi che si rispetta la chiusura per la pausa pranzo, da organizzare il tutto quindo tra prima delle tredici e dopo le quindici; noi abbiamo consumato i nostri panini casalinghi in un parco pubblico vicinissimo, sulle panchine di legno.
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