Ho riflettuto parecchi giorni, non ero convinta di scrivere qualcosa riguardo la tua maturità, ma tanto ti dovevo, ero in debito da quell'articolo del dicembre 2017 in cui difendevo la conoscenza latina da te bistrattata al momento della scelta dell'istituto superiore.
Avevi fatto la tua scelta in completa autonomia, nonostante il mio pervicace attaccamento al classico, che non mancavo e non manco mai di sottolineare: un Istituto Tecnico con ottime credenziali, prospettive di lavoro e compagnia di amici assicurata.
E dopo cinque anni sei arrivato a discutere, un colloquio di un'ora e mezzo, ben novanta minuti: credo che in diciannove anni di vita condivisa tu non abbia mai parlato tanto: sei stato pronto, convincente, sicuro delle tue capacità e competenze. Li hai lasciati sfiniti e non solo perché li hai imbambolati.
Eravamo lì, io e la nonna, in corridoio, ad ascoltare: veramente quando hai affrontato Svevo, D'Annunzio, la Guerra me ne sono andata lontano per non sentire, se avessi sbagliato sarei entrata altrimenti a correggerti... La nonna non è voluta mancare e pensare che quando ventinove anni fa è toccato a me non si è scalfita, nessun complimento né tanto mai festeggiamenti, invece quando è toccato a te non è voluta rimanere a casa, il tifo speciale.
Sei maturo, con ottimo voto, bravo. Ma sei maturo perché responsabile, spero, giudizioso, credo, riflessivo, mi auguro. Sei maturo perché hai ammesso davanti alla commissione di aver sbagliato corso di studi, di non esserti appassionato in modo completo all'Informatica, ma di non aver sbagliato Classe Professori Amici Scuola e per queste motivazioni ti sei iscritto a Lettere Moderne, di già sicuro e testato.
Spero che questa tua forza di ammettere gli errori e ritrovare la giusta via, diritto e sicuro verso il tuo obiettivo non ti abbandoni mai, spero che la tua passione universitaria cresca di esame in esame. Ho la presunzione di credere che un poco tutto questo dipenda da me e dalle letture ad alta voce a cui ti ho sempre reso partecipe. AD MAIORA CAESARE!
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