Giovedì 24 luglio è stata un'altra ghiotta occasione di incontrare il pubblico del Paesello, i compaesani di Soriano e vivere alcune ore insieme di colore, beneficenza e Arte teatrale.
Gruppo di volontariato delle Fatine appuntamento ore 17 in loco, chi prima chi dopo per organizzare gli spazi ed essere pronte: Sara, Mariangela B ed io, due tavolini, qualche scatola di oggettistica e articoli personalizzati. Ognuna il suo ambito: Mariangela addetta alle pubbliche relazioni perché conosce e saluta tutti, Sara alle prese con ogni tipo di gioco e divertimento per soddisfare i piccoli, dai tatuaggi alle maglie, dai portachiavi ai palloncini, ma soprattutto lo Sparabolle dell'unicorno, una vera chicca! Ed io? Poco e niente, chiacchiero.
Giovanni, padrone di casa, ci accoglie e da buon affabulatore attira interesse e sorrisi, poi arrivano via via gli altri e gli attori: Fatine e Compagnia La Vojola, foto di rito. Poi si corre all'organizzazione della serata, intanto le bolle si riproducono, i bambini sorridono, le persone passano per un saluto e le donazioni affluiscono.
Ore 20:00, moderna Cenerentola, scocca la mia ora d'ansia: sigla, presentatori e vengo chiamata sul palco a raccontare il mio libello. Siamo seduti in tre sulla panchina, un po' Forrest Gump un po' Notting Hill e parliamo; Maria Paola mi affianca e Giovanni pone domande, rispondo tranquilla, riesco a non mangiarmi le parole, dizione quasi perfetta.
Il passato, la genesi dello scritto, il blog, il volontariato, i progetti per il futuro: e se scrivessi un testo teatrale, magari una commedia in dialetto? Una ventina di minuti che volano piacevolmente, per una volta non ho avuto il dilemma del vestito da indossare per la maglia di ordinanza gialla, anche se non appaio con un fisico bestiale, tutt'altro.
Una volta scesa dal palco la parola passa al Presidente dell'Associazione delle Fatine, c'è della commozione nel filo del discorso e nel video a sorpresa del piccolo Simone.
E poi il gran finale, lo spettacolo teatrale in due atti, in cui ragionare di fedeltà e amicizia, tecnologia e vecchia scuola, nuove generazioni e padri onnipresenti, scherzi al limite del consentito e sentimenti privati vissuti pubblicamente, come cerimonia vuole.
Una giornata impegnativa, con un susseguirsi di emozioni, un piccolo ruolo da protagonista che mi ha entusiasmata fino alla paura di non essere abbastanza convincente, per sciogliersi tutti in una risata collettiva dal sapore amaro e riflessivo, come sempre succede in teatro.
Grazie a chi ha organizzato, a chi mi ha incoraggiato, a chi era presente, a chi mi ha chiesto informazioni sul mio libello; quando volete contattatemi e risponderò con grande piacere. Quasi quasi comincio a scrivere la commedia: c'era una vorda su'ppe la Rocca una fimmina de bona creanza, che gnava a cerca' i'mmarito joppe la bettola...
Alla prossima occasione.
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