Come poter avvicinare i bambini al teatro e il teatro alle famiglie? Uno dei modi più divertenti e salutari è aderire ad un progetto di laboratorio scolastico adatto al gruppo. Ed oggi pomeriggio ho avuto il piacere di assistere al saggio finale, in pratica la recita di fine anno, di bambini di quella che una volta si chiamava 2° elementare.
I piccoli attori, come consumati artisti, pur visibilmente emozionati, hanno recitato con corpo e anima, senza evidenti intoppi, maneggiando anche oggetti e attrezzi di scena. Il gruppo poco numeroso, ma ben assortito, ha messo in scena con l'aiuto del gruppo Roccaltia - Musica e teatro, una storia di divisione e incomprensioni, che invece si risolve nel migliore dei modi, quando quadrati e triangoli intuiscono che gli altri possono migliorare la vita.
Si tratta di un libro molto interessante, che affronta nel modo giusto e per niente pesante o noioso, alcune realtà di oggi, come l'accettare la diversità, la collaborazione e l'unione.
I bambini sono stati ordinati e attenti, così entusiasti che alla fine avrebbero voluto ricominciare dall'inizio.
Libro consigliato:
- a tutti quelli che sono disperatamente alla ricerca di compagnia (basta guardarsi intorno e compiere la prima mossa);
-agli insegnanti che affrontano lo studio della geometria,
-agli educatori che guardando un bimbo vedono un potenziale attore, dotato di grandi capacità espressive.
sabato 31 maggio 2014
venerdì 30 maggio 2014
SPECCHIO DELLE MIE BRAME, CHI È...
Il confronto è sempre ottima occasione di crescita e di miglioramento, per questo mai sottrarsi a critiche, commenti e incontri ravvicinati. Perché giudichiamo gli altri, per quanto concerne: vita, matrimonio, educazione dei figli e poi non sopportiamo la benché minima ripresa su noi stessi?
Mi capita spesso di dovermi giustificare con le amiche riguardo i più svariati campi d'azione e questo non mi sembra l'atteggiamento giusto, devo imparare ad amarmi e ad accettarmi per come sono, proprio così come appaio allo specchio.
Siamo il risultato di tanti anni di educazione di genitori, nonni e parenti vari, che con le loro parole, critiche ed elogi ci hanno plasmato, cucendoci addosso quel vestito che crescendo, magari, ci va stretto.
Mai confrontare però due fratelli, ponderare le loro abitudini e criticarne le scelte, le strategie e i modi di sopravvivenza.
Invece, troppo spesso mi capita di ascoltare madri sull'orlo di una crisi di nervi causata dal figlio minore meno forte a scuola del maggiore, oppure parole amare per la prole meno ginnica, meno atletica o semplicemente più pigra.
Così succede anche tra adulti, uomini seri e vaccinati, che invece di apprendere nuove soluzioni o nuovi spunti vitali dai colleghi, si chiudono a riccio, rifiutandosi di riconoscere il merito del nemico evitando di elogiarlo pubblicamente, con l'uso evidente della tecnica dell'indifferenza.
Per questo articolo ho scelto un quadro del mio amato Caravaggio Narciso, la cui storia è nota a tutti; morale: il mondo è bello perché vario, c'è posto per tutti e la bravura sta nel dimostrare le nostre capacità, non nell'affossare gli altri.
Mi capita spesso di dovermi giustificare con le amiche riguardo i più svariati campi d'azione e questo non mi sembra l'atteggiamento giusto, devo imparare ad amarmi e ad accettarmi per come sono, proprio così come appaio allo specchio.
Siamo il risultato di tanti anni di educazione di genitori, nonni e parenti vari, che con le loro parole, critiche ed elogi ci hanno plasmato, cucendoci addosso quel vestito che crescendo, magari, ci va stretto.
Mai confrontare però due fratelli, ponderare le loro abitudini e criticarne le scelte, le strategie e i modi di sopravvivenza.
Invece, troppo spesso mi capita di ascoltare madri sull'orlo di una crisi di nervi causata dal figlio minore meno forte a scuola del maggiore, oppure parole amare per la prole meno ginnica, meno atletica o semplicemente più pigra.
Così succede anche tra adulti, uomini seri e vaccinati, che invece di apprendere nuove soluzioni o nuovi spunti vitali dai colleghi, si chiudono a riccio, rifiutandosi di riconoscere il merito del nemico evitando di elogiarlo pubblicamente, con l'uso evidente della tecnica dell'indifferenza.
Per questo articolo ho scelto un quadro del mio amato Caravaggio Narciso, la cui storia è nota a tutti; morale: il mondo è bello perché vario, c'è posto per tutti e la bravura sta nel dimostrare le nostre capacità, non nell'affossare gli altri.
lunedì 26 maggio 2014
QUALE IMPEGNO?
Pur avendo un'età non proprio fanciullesca, fatico a comprendere le dinamiche delle forze uguali e contrarie. Sono leggi della fisica, che si studiano a scuola e si vivono nel quotidiano: lavoro, impegni, sport, passioni e tanto altro.
Eppure proprio non capisco perché il nostro innato egoismo umano, il nostro curare l'orticello privato ci impedisca, quando proprio non inibisce, l'unione di forze che procedono nella stessa direzione.
Perché continuare a guerreggiarsi, piccoli sotterfugi, intrighi, che logorano, sfiniscono, innervosiscono e bruciano energia vitale, quando si potrebbe trovare un accordo, un punto di incontro buono per tutti?
I Romani lo avevano già canonizzato, divide et impera, se vuoi comandare dividi i nemici, separa le loro forze.
Se un'idea è buona per la collettività, va supportata da tutti, perché non riconoscerne la positività e l'utilità e quindi boicottarla?
Homo homini lupus? Mors tua vita mea? D'accordo, ma poi? Aiutiamoci: progetti, consigli, competenze, ad ognuno il suo riconoscimento, il giusto compenso economico, ma non solo. Però poi scrolliamoci di dosso quell'aria di superiorità, quella convinzione che se l'idea non è mia non è buona, o peggio ancora la ignoro, evitandola per la potente legge dell'invidia.
Eppure proprio non capisco perché il nostro innato egoismo umano, il nostro curare l'orticello privato ci impedisca, quando proprio non inibisce, l'unione di forze che procedono nella stessa direzione.
Perché continuare a guerreggiarsi, piccoli sotterfugi, intrighi, che logorano, sfiniscono, innervosiscono e bruciano energia vitale, quando si potrebbe trovare un accordo, un punto di incontro buono per tutti?
I Romani lo avevano già canonizzato, divide et impera, se vuoi comandare dividi i nemici, separa le loro forze.
Se un'idea è buona per la collettività, va supportata da tutti, perché non riconoscerne la positività e l'utilità e quindi boicottarla?
Homo homini lupus? Mors tua vita mea? D'accordo, ma poi? Aiutiamoci: progetti, consigli, competenze, ad ognuno il suo riconoscimento, il giusto compenso economico, ma non solo. Però poi scrolliamoci di dosso quell'aria di superiorità, quella convinzione che se l'idea non è mia non è buona, o peggio ancora la ignoro, evitandola per la potente legge dell'invidia.
venerdì 23 maggio 2014
POSITIVA-MENTE, Alessia Clementi
Incontrare una persona positiva, solare, dolce e sempre indaffarata è un'iniezione di energia non comune.
E' questa la sensazione che provo ogni volta che ho il piacere di intrattenermi con Alessia Clementi, una splendida persona, artista di comprovata fama, mamma, moglie e tante altre sfaccettature insieme. Alessia ha questa irrefrenabile voglia di informarti di tutti i suoi progetti, lavori, occupazioni, ha tante idee che le frullano per la mente, dice con un sorriso accattivante, non riesce a non portare avanti tanti spunti artistici, che pure meritano ponderazione e calma.
Dipingere ad acquerello è una delle sue grandi passioni, che però richiede silenzio, concentrazione, raccoglimento: questo è il suo modo di lavorare e si rifiuta di sottoposi ad una estemporanea o ad una performance pubblica, perché afferma che non si sentirebbe a proprio agio nei panni di una pittrice rampante, spigliata, disinibita davanti ad un pubblico raccolto. Snocciola così tante idee e alcune folli intenzioni e mi mostra tre quadri, meravigliosi, non sono monocromi, ma presentano parti di tempera cromata, corposa, che si stacca dal resto della composizione, dipinti che sono la parte di un tutto ancora in fieri, un ciclo personale, di interpretazione, un sogno che sta per avverarsi.
Perché di questo in fondo si parla, della visione personale, onirica della realtà da parte di un'artista mai sazia di emozioni intime, non per questo meno forti e universali.
Uno dei tanti piani futuri riguarda anche una nostra possibile collaborazione, ne sarei onorata, la mia mente sta già elaborando pensieri e parole.
E' questa la sensazione che provo ogni volta che ho il piacere di intrattenermi con Alessia Clementi, una splendida persona, artista di comprovata fama, mamma, moglie e tante altre sfaccettature insieme. Alessia ha questa irrefrenabile voglia di informarti di tutti i suoi progetti, lavori, occupazioni, ha tante idee che le frullano per la mente, dice con un sorriso accattivante, non riesce a non portare avanti tanti spunti artistici, che pure meritano ponderazione e calma.
Dipingere ad acquerello è una delle sue grandi passioni, che però richiede silenzio, concentrazione, raccoglimento: questo è il suo modo di lavorare e si rifiuta di sottoposi ad una estemporanea o ad una performance pubblica, perché afferma che non si sentirebbe a proprio agio nei panni di una pittrice rampante, spigliata, disinibita davanti ad un pubblico raccolto. Snocciola così tante idee e alcune folli intenzioni e mi mostra tre quadri, meravigliosi, non sono monocromi, ma presentano parti di tempera cromata, corposa, che si stacca dal resto della composizione, dipinti che sono la parte di un tutto ancora in fieri, un ciclo personale, di interpretazione, un sogno che sta per avverarsi.
Perché di questo in fondo si parla, della visione personale, onirica della realtà da parte di un'artista mai sazia di emozioni intime, non per questo meno forti e universali.
Uno dei tanti piani futuri riguarda anche una nostra possibile collaborazione, ne sarei onorata, la mia mente sta già elaborando pensieri e parole.
domenica 18 maggio 2014
LA DENDRO-INAUGURAZIONE
Sabato pomeriggio ore 16, tutto è pronto al piano terra di Palazzo Orsini in quel di Bomarzo.
Giuseppe Rossi ha organizzato un evento, ha chiamato a raccolta i suoi amici, collaboratori, estimatori, semplici appassionati, curiosi e naturalmente la sua famiglia.
Un grande cavalletto, tela in posizione, tavolo rotondo su cui sono appoggiati i ferri del mestiere e parte la performance.
Il pittore ha intenzione di deliziare il pubblico con una realizzazione dal vero di un quadro, utilizzando acquerelli e matite acquerellabili. Tra una pennellata e l'altra, il nostro interagisce con il pubblico presente alle sue spalle, spiega l'amore e la passione per questo particolare soggetto e ribadisce il significato profondo che sta dietro ad ogni sua corteccia lavorata, espansa, sublimata.
Quando si sale al primo piano e si prende posto nella grande sala con il soffitto affrescato si crea una grande magia di parole e immagini: gli interventi sono briosi, brevi e molto interessanti. Si evidenziano le grandi contraddizioni del nostro tempo, nel nostro territorio: si lotta per la foresta amazzonica e poi si sorvola sul taglio dei boschi limitrofi, operazione voluta da tanti comuni per fare cassa.
Nell'ordine prendono la parola i professori universitari Anselmi e Piovesan, l'archeologa Francesca Ceci e il fotografo Scataglini. Ciò che accomuna tutte queste personalità è l'interesse per la pianta, la vita naturale, il bosco, la fruizione di luoghi magici, impervi, unici, da valorizzare.
Il dendronaturalismo di Rossi è il suo personale modo di vedere la realtà che ama e in cui vive, di farla propria e di restituircela, finemente elaborata, in un percorso cronologico di grande suggestione, in un contenitore di pregio come il Castello di Bomarzo, circondato dal verde e universalmente conosciuto per il Sacro Bosco di Vicino Orsini.
Quando circa quattro anni fa è iniziata questa avventura dendronaturalistica non credevo proprio che saremmo arrivati ad una festa tanto grande, seguita e ben riuscita; il connubio terra, arte e vita ha creato tutto questo ed io non posso che essere fiera di farne parte.
Grazie Pino.
Giuseppe Rossi ha organizzato un evento, ha chiamato a raccolta i suoi amici, collaboratori, estimatori, semplici appassionati, curiosi e naturalmente la sua famiglia.
Un grande cavalletto, tela in posizione, tavolo rotondo su cui sono appoggiati i ferri del mestiere e parte la performance.
Il pittore ha intenzione di deliziare il pubblico con una realizzazione dal vero di un quadro, utilizzando acquerelli e matite acquerellabili. Tra una pennellata e l'altra, il nostro interagisce con il pubblico presente alle sue spalle, spiega l'amore e la passione per questo particolare soggetto e ribadisce il significato profondo che sta dietro ad ogni sua corteccia lavorata, espansa, sublimata.
Quando si sale al primo piano e si prende posto nella grande sala con il soffitto affrescato si crea una grande magia di parole e immagini: gli interventi sono briosi, brevi e molto interessanti. Si evidenziano le grandi contraddizioni del nostro tempo, nel nostro territorio: si lotta per la foresta amazzonica e poi si sorvola sul taglio dei boschi limitrofi, operazione voluta da tanti comuni per fare cassa.
Nell'ordine prendono la parola i professori universitari Anselmi e Piovesan, l'archeologa Francesca Ceci e il fotografo Scataglini. Ciò che accomuna tutte queste personalità è l'interesse per la pianta, la vita naturale, il bosco, la fruizione di luoghi magici, impervi, unici, da valorizzare.
Il dendronaturalismo di Rossi è il suo personale modo di vedere la realtà che ama e in cui vive, di farla propria e di restituircela, finemente elaborata, in un percorso cronologico di grande suggestione, in un contenitore di pregio come il Castello di Bomarzo, circondato dal verde e universalmente conosciuto per il Sacro Bosco di Vicino Orsini.
Quando circa quattro anni fa è iniziata questa avventura dendronaturalistica non credevo proprio che saremmo arrivati ad una festa tanto grande, seguita e ben riuscita; il connubio terra, arte e vita ha creato tutto questo ed io non posso che essere fiera di farne parte.
Grazie Pino.
mercoledì 14 maggio 2014
IPSE DIXIT
- Quando sei interrogato, se non capisci la domanda, è perché non sai la risposta!
- Fammi il piacere, telefona tu alla signora, io mi vergogno.
- Perché ti vergogni?
- Perché mi ha trattata male!
- Quella tratta tutti male, ancora ti fossilizzi su queste questioni!
- Ragazzi, chi mi parla di Mussolini?
- ...
- Mussolini è nato a Predappio, provincia di Forlì. Chi sa dirmi dove si trova Forlì?
-Puglia!?
-Molise!
- Mi fa male il fegato.
- Mamma, ho preso una nota, ma non è colpa mia, chiacchieravano tutti!
- Fammi leggere cosa ha scritto la maestra: "In classe credevo di appartenere ad una tribù di indiani. FIRMA".
- Bella la tua camicia, è nuova?
- Sì, è un regalo.
- L'avevo vista anch'io in negozio, costa più di 40 euro!
- Grazie dell'informazione!
- Ripassiamo i verbi, il congiuntivo, in particolare, che è sempre il più difficile! Presente congiuntivo di andare?
- ... Che io anda, che tu anda...
- Aiuto!
- Fammi il piacere, telefona tu alla signora, io mi vergogno.
- Perché ti vergogni?
- Perché mi ha trattata male!
- Quella tratta tutti male, ancora ti fossilizzi su queste questioni!
- Ragazzi, chi mi parla di Mussolini?
- ...
- Mussolini è nato a Predappio, provincia di Forlì. Chi sa dirmi dove si trova Forlì?
-Puglia!?
-Molise!
- Mi fa male il fegato.
- Mamma, ho preso una nota, ma non è colpa mia, chiacchieravano tutti!
- Fammi leggere cosa ha scritto la maestra: "In classe credevo di appartenere ad una tribù di indiani. FIRMA".
- Bella la tua camicia, è nuova?
- Sì, è un regalo.
- L'avevo vista anch'io in negozio, costa più di 40 euro!
- Grazie dell'informazione!
- Ripassiamo i verbi, il congiuntivo, in particolare, che è sempre il più difficile! Presente congiuntivo di andare?
- ... Che io anda, che tu anda...
- Aiuto!
lunedì 12 maggio 2014
ODE ALLA MADRE
Quanto sia complicato questo ruolo, nessuno potrà mai spiegartelo fino in fondo. Per quanto tu possa desiderare un figlio, non sarai mai abbastanza preparata alle difficoltà quotidiane, martellanti, incombenti, continue, notturne e diurne che ti causa, ti costruisce, ti procura, suo malgrado.
Sperare di trovare parole diverse, frasi compiute, immagini poetiche che non siano già state scritte, cantate, recitate, pronunciate è difficile, se non impossibile.
Non credo di essere tanto brava, ma certo sono una figlia e sono una mamma molto fortunata, so cos'è l'affetto, l'apprensione, lo sconforto, la sconfitta, la ripresa, la ripartita, la gioia condivisa, il pianto liberatorio, le lotte, le vittorie, le emozioni, i sussulti del cuore, le ansie, le paure, l'orgoglio e la rivincita, la gelosia e l'amore incondizionato.
Siamo come la mamma ci ha cresciuto, educato, spronato, incoraggiato, punito, bacchettato: contestare, mercanteggiare, un tira e molla continuo, questo siamo stati da figli, chissà cosa ci aspetterà da genitori.
Sperare di trovare parole diverse, frasi compiute, immagini poetiche che non siano già state scritte, cantate, recitate, pronunciate è difficile, se non impossibile.
Non credo di essere tanto brava, ma certo sono una figlia e sono una mamma molto fortunata, so cos'è l'affetto, l'apprensione, lo sconforto, la sconfitta, la ripresa, la ripartita, la gioia condivisa, il pianto liberatorio, le lotte, le vittorie, le emozioni, i sussulti del cuore, le ansie, le paure, l'orgoglio e la rivincita, la gelosia e l'amore incondizionato.
Siamo come la mamma ci ha cresciuto, educato, spronato, incoraggiato, punito, bacchettato: contestare, mercanteggiare, un tira e molla continuo, questo siamo stati da figli, chissà cosa ci aspetterà da genitori.
sabato 10 maggio 2014
Tutto il bello della vita
E' veramente strano, ma capita proprio così.
La vita è amore e tensione, attesa e conforto, lotta e resa incondizionata.
Quando meno te lo aspetti tutto diventa nero, la tua quotidianità non esiste più, nessuno ti parla più allo stesso modo, coloro che conosci da sempre ti guardano con espressione amara, dubbiosa, ti evitano per non sentirsi costretti ad aiutarti. Quelli che un tempo hai soccorso e confortato, si dileguano, non puoi più essere utile? Meglio girarti alla larga, non si sa mai.
Poi cambia la luna, sale la marea e tutto si rischiara, le difficoltà si affrontano, le incertezze passano, maturi, cresci, ti rafforzi.
Non è detto che riesci a fregartene degli altri, dei tuoi amici, ma perdono d'importanza, scemano i ricordi, le parole, le offese, i gesti oltraggiosi.
Ricominci anche a costruire il muro dei tuoi affetti, dietro cui ti barrichi, pochi ma buoni, o almeno così pensi, mai più nella rete dei falsi profeti, falsi amici.
Tutto questo accade perché conferisci troppa importanza al pensiero altrui, come se avessi bisogno della quantità di persone amiche e non della qualità.
Non ti cercano, non ti considerano? Non dar loro troppa importanza o continueranno a snobbarti, a sentirsi superiori e a comportarsi di conseguenza.
Quando vedranno la tua indifferenza, allora sì saranno costretti ad arrendersi, a cercarti, ad ammettere la tua importanza.
La vita è amore e tensione, attesa e conforto, lotta e resa incondizionata.
Quando meno te lo aspetti tutto diventa nero, la tua quotidianità non esiste più, nessuno ti parla più allo stesso modo, coloro che conosci da sempre ti guardano con espressione amara, dubbiosa, ti evitano per non sentirsi costretti ad aiutarti. Quelli che un tempo hai soccorso e confortato, si dileguano, non puoi più essere utile? Meglio girarti alla larga, non si sa mai.
Poi cambia la luna, sale la marea e tutto si rischiara, le difficoltà si affrontano, le incertezze passano, maturi, cresci, ti rafforzi.
Non è detto che riesci a fregartene degli altri, dei tuoi amici, ma perdono d'importanza, scemano i ricordi, le parole, le offese, i gesti oltraggiosi.
Ricominci anche a costruire il muro dei tuoi affetti, dietro cui ti barrichi, pochi ma buoni, o almeno così pensi, mai più nella rete dei falsi profeti, falsi amici.
Tutto questo accade perché conferisci troppa importanza al pensiero altrui, come se avessi bisogno della quantità di persone amiche e non della qualità.
Non ti cercano, non ti considerano? Non dar loro troppa importanza o continueranno a snobbarti, a sentirsi superiori e a comportarsi di conseguenza.
Quando vedranno la tua indifferenza, allora sì saranno costretti ad arrendersi, a cercarti, ad ammettere la tua importanza.
martedì 6 maggio 2014
PREMIO CENTRO 2014, comunicato stampa di P. Berti
Comunicato stampa n.1 –
Esposizione Nazionale delle Arti Contemporanee – Premio Centro
2014.
L'Estate del 2014
vedrà la quinta edizione, quinto anno di un format che ormai ha
sorpassato da tempo i confini regionali ed è iniziato ad entrare
nella tradizione del mondo artistico italiano ed europeo, con
l'Esposizione Nazionale delle Arti Contemporanee e il Premio
Centro. Quest'anno in particolare si è voluto con caparbietà
restare a Soriano nel Cimino (VT), dove è nato nel 2010 e
concentrare in appena 10 giorni tutte le iniziative dell'Esposizione
che in passato si svolgevano nell'arco di sei mesi almeno, toccando
altre cittadine del viterbese o province come Cuneo e Ancona. Ciò
grazie all'invito dell'attuale Amministrazione Comunale di collocare
l'Esposizione e il Premio tra i tre grandi eventi dell'estate
sorianese .L'effetto positivo che ha avuto la location di Soriano,
di rara bellezza in cui tutto è nato e si è sviluppato, sugli
artisti convenuti negli anni passati e sui tanti ospiti ha
determinato questa scelta. “.. Ma
ecco là il castello antico, ferrigno,
che
domina il borgo
..” così lo descrive Pirandello in una sua novella
ambientata proprio a Soriano. Ciò dimostra che anche nella
provincia ci sono bellezze incomparabili e che dalla provincia
possono nascere eventi importanti e in grado di radunare e accomunare
realtà tanto lontane e diverse tra loro. Durante questi 5 anni
possiamo contare ormai centinaia di partecipazioni di artisti
provenienti da tutta Italia e dall'Estero, oltre quaranta Mostre
personali di interpreti storicizzati, presenze illustri come quelle
dei contemporanei Shepard Faiey Obey , Roberto Ferri, Roberta
Serenari, Max Papeschi, Serge Uberti, Stefano Di Stasio, Tommaso
Cascella, Citto Maselli, Enzo Castellari e tanti altri.. Sostegni
forti sono arrivati da Fabio Weik e le sue “Crew” con Beyond the
city Walls nelle due edizioni del 2011 e del 2012, da Robertomaria
Siena, uno tra i critici e storici dell'arte più apprezzati di Roma
e poi da tanti, tanti altri artisti che volontariamente ci hanno
creduto e hanno sostenuto un lavoro complesso e difficile con la loro
partecipazione. Il Premio Centro d'oro è andato nel 2010 a Bato di
Roma, nel 2011 a Roberto Petitti anch'esso di Roma, nel 2012 a Evando
Muti di Soriano, nel 2013 a Fabio Ferretti De Virgilis di Manduria
(TA) e a Francesco Meloni(Viterbo) per la Fotografia . E c'è stato
anche un I Premio Centro alla Drammaturgia per Monologhi nel 2012 a
Gianni Spezzano di Napoli e a Giacomo Gasparini di Roma per la Nuova
Poesia d'Autore. Quest'anno attendiamo la conferma della prestigiosa
presidenza del Comitato Scientifico di Carmine Siniscalco, Critico
d'Arte tra i più apprezzati e l'autorevole esperienza della Galleria
Vittoria di Roma, come colonne da aggiungere a questo solido
edificio. Oltre al Premio Centro per le Arti Figurative, verranno
assegnati quelli per la Drammaturgia e la Poesia. A latere i Premi
“Espansioni 2014” di Trieste e “Romart2014”, verranno
assegnati ad altrettanti autori,confermando così il respiro
nazionale ed internazionale della Rassegna.
Per ben tre volte
il Presidente della Repubblica Italiana ha poi ,a sua volta,
premiato questa particolare Esposizione, augurandoci che ci sarà
vicino anche quest'anno, insieme alla Regione Lazio e alla provincia
di Viterbo. Ne hanno parlato, con il web sui social network,
giornali on line e cartacei, televisioni, decine di migliaia di
persone di ogni parte d'Italia e d'Europa. Si sono interessate
all'Evento molte Gallerie d'Arte e altrettanti artisti e operatori
del settore. Avere con noi probabilmente quest'anno il Presidente
dell'ARGAM , Associazione romana gallerie di arte moderna, la dice
lunga sulla qualità e la bontà di questa iniziativa. Quando si
dice”...l'Italia è il paese della Bellezza e della vera
creatività ..è lì il nostro petrolio e lì dobbiamo affidare il
nostro futuro...”ebbene su queste necessità concretamente
l'Esposizione ha lavorato e investito, tra sacrifici e sforzi ,
spesso trovando muri e difficoltà anche di natura umana , logistica
o burocratica.
Il 2014 avrà un
programma intenso, dove ci si è prodigati con generosità e ricerca
di qualità : Mostre, Premi, Performances, Installazioni, Convegni,
Mercatini, Eventi, Presentazioni di libri e tanto altro, dal 16
agosto prossimo invaderanno il Centro Storico e il Castello Orsini di
Soriano nel Cimino. Così si investe nell'Arte e nella Bellezza,
nella speranza che con il tempo ci si creda sempre di più. Ci
saranno molti ! Tanti conosceranno Soriano e lo promuoveranno
parlandone in avvenire. L'Esposizione Nazionale darà così, alla
comunità locale e alla Tuscia, cento volte di più di quello che ha
atteso e ancora attende. Ma ugualmente sarà raggiunto l'obiettivo ,
celebrare un rito collettivo, una grande festa , cercando valori e un
consorzio di idee, slanci entusiastici, investimenti umani che con
l'aiuto di tutta una comunità potrebbero davvero nel futuro far
sgorgare “petrolio e oro” dalle nostre belle province, così
lontane dalle vetrine delle metropoli e dai grandi business. Si sa,
credere che l'Arte oggi abbia una funzione essenziale, centrale e
dominante nella cultura e nelle esigenze di un pubblico sempre più
dedito a un consumo ordinario e di massa, è come dice De Andrè, “
andare in direzione ostinata e contraria”. Ma non sarà sempre
così!
04/05/2014 P. Berti
lunedì 5 maggio 2014
INCONTRIAMO IL NOSTRO TEMPO, collettiva d'arte
Scrivo di emozioni, di idee, di connessioni, di accostamenti che ho trovato, pensato, sublimato ad ogni visita, ad ogni mostra, collettiva o personale che essa sia. L'arte ha un potere enorme: esprime il vissuto del momento in cui è prodotta, per quanto parziale e personale la si giudichi, l'artista è figlio del suo tempo, amato oppure odiato, comunque opera, produce ed espone per il pubblico.
Mettere nero su bianco tutto questo sentire non è un compito facile, spesso neanche apprezzato, ci provo e qualche volta riesco meglio di altre.
Scrivere della collettiva che per tutto il mese di maggio 2014 è ospitata al Palazzo dei Sette di Orvieto è un piacere, oltre che un onore. La visita è stata didascalica, nel senso che Riccardo Sanna e Luigi Fondi, due dei quattro artisti si sono gentilmente prestati a spiegare il messaggio sotteso ad ogni pezzo, il motivo scatenante l'opera d'arte, che ricordiamolo non è mai anonima, impersonale, acritica e fredda. Adoro interagire con il maestro, perché non si deve mai dare per scontato il suo sentire, la forza scatenante, il motivo di fondo di tanto arrovellamento interiore. Perché di questo si tratta, l'artista si mette a nudo, esprime le sue idee, propone la sua personale visione della vita, della realtà circostante.
Così Paolo Crucili, che ha la fortuna di vivere in un angolo verde umbro, ci restituisce visioni eteree, architetture sfumate, ambienti incantati, evanescenti, dai contorni incerti, pure forme geometriche costituite da luci e ombre, di cui l'uomo non è partecipe con la sua figura, il suo corpo, il suo essere centro del creato.
Paolo Carlo Monizzi, invece, è un artista che bene ha reso il tema della mostra: oggi come non mai tutto ciò che ci circonda perde facilmente valore, scade, passa di moda e viene sostituito, rimpiazzato, senza lasciare traccia alcuna. La tecnologia a questo abitua le nuove generazioni, un mordi e fuggi, un ricambio continuo, un obsoleto mondo in fieri. Cosa mettere allora nella valigia dei ricordi? Come fermare l'attimo a Capri? Come riutilizzare una lattina di olio?
Riccardo Sanna ritrae tante porte, decorate, signorili o cadenti, illustri o fatiscenti, dalla cornice a bugnato, le intitola a persone care che non sono più tra noi, le identifica con i caratteri umani, chi di indole docile e aperta, chi burbero e chiuso, fino ad arrivare ad un tema virtuoso, i sette peccati capitali. Come identificare il vizio, come rappresentarlo in forma non-umana? Sanna ha scelto questa soluzione, curiosa, originale, che fa riflettere e dopo un breve esame di coscienza magari, ti permette di guardare con più attenzione e nuovo affetto la porta che meglio ti identifica, sia essa quella di una gelateria o un'entrata schermata da una ringhiera o anche sopraelevata, distante dal suolo stradale.
Luigi Fondi afferma che l'opera d'arte non si spiega, ad ognuno le sue impressioni. Cedendo però alla richiesta del pubblico, svela un pensiero forte, coraggioso e molto impegnato. I fatti di cronaca mondiale, quelli che lasciano l'amaro in bocca, li trovi espressi con tronchi di ciliegio lavorati, lamine di rame, pietra grigia della sua terra. Ci sono i grandi uomini che lo hanno colpito per il loro pensiero, la loro vita difficile, il loro lavoro umile, costante e giornaliero; è una serie di omaggi figurativi, quadri che sembrano sculture, sculture che si fingono arredamenti d'interno. Temi politici e civili, ma anche la maternità, la trasposizione di una canzone, tutto confluisce in questa raccolta tanto preziosa quanto complessa.
Mettere nero su bianco tutto questo sentire non è un compito facile, spesso neanche apprezzato, ci provo e qualche volta riesco meglio di altre.
Scrivere della collettiva che per tutto il mese di maggio 2014 è ospitata al Palazzo dei Sette di Orvieto è un piacere, oltre che un onore. La visita è stata didascalica, nel senso che Riccardo Sanna e Luigi Fondi, due dei quattro artisti si sono gentilmente prestati a spiegare il messaggio sotteso ad ogni pezzo, il motivo scatenante l'opera d'arte, che ricordiamolo non è mai anonima, impersonale, acritica e fredda. Adoro interagire con il maestro, perché non si deve mai dare per scontato il suo sentire, la forza scatenante, il motivo di fondo di tanto arrovellamento interiore. Perché di questo si tratta, l'artista si mette a nudo, esprime le sue idee, propone la sua personale visione della vita, della realtà circostante.
Così Paolo Crucili, che ha la fortuna di vivere in un angolo verde umbro, ci restituisce visioni eteree, architetture sfumate, ambienti incantati, evanescenti, dai contorni incerti, pure forme geometriche costituite da luci e ombre, di cui l'uomo non è partecipe con la sua figura, il suo corpo, il suo essere centro del creato.
Paolo Carlo Monizzi, invece, è un artista che bene ha reso il tema della mostra: oggi come non mai tutto ciò che ci circonda perde facilmente valore, scade, passa di moda e viene sostituito, rimpiazzato, senza lasciare traccia alcuna. La tecnologia a questo abitua le nuove generazioni, un mordi e fuggi, un ricambio continuo, un obsoleto mondo in fieri. Cosa mettere allora nella valigia dei ricordi? Come fermare l'attimo a Capri? Come riutilizzare una lattina di olio?
Riccardo Sanna ritrae tante porte, decorate, signorili o cadenti, illustri o fatiscenti, dalla cornice a bugnato, le intitola a persone care che non sono più tra noi, le identifica con i caratteri umani, chi di indole docile e aperta, chi burbero e chiuso, fino ad arrivare ad un tema virtuoso, i sette peccati capitali. Come identificare il vizio, come rappresentarlo in forma non-umana? Sanna ha scelto questa soluzione, curiosa, originale, che fa riflettere e dopo un breve esame di coscienza magari, ti permette di guardare con più attenzione e nuovo affetto la porta che meglio ti identifica, sia essa quella di una gelateria o un'entrata schermata da una ringhiera o anche sopraelevata, distante dal suolo stradale.
Luigi Fondi afferma che l'opera d'arte non si spiega, ad ognuno le sue impressioni. Cedendo però alla richiesta del pubblico, svela un pensiero forte, coraggioso e molto impegnato. I fatti di cronaca mondiale, quelli che lasciano l'amaro in bocca, li trovi espressi con tronchi di ciliegio lavorati, lamine di rame, pietra grigia della sua terra. Ci sono i grandi uomini che lo hanno colpito per il loro pensiero, la loro vita difficile, il loro lavoro umile, costante e giornaliero; è una serie di omaggi figurativi, quadri che sembrano sculture, sculture che si fingono arredamenti d'interno. Temi politici e civili, ma anche la maternità, la trasposizione di una canzone, tutto confluisce in questa raccolta tanto preziosa quanto complessa.
TUTTI A ORVIETO
Con la scusa di visitare una mostra collettiva, con due artisti su quattro nostri compaesani, abbiamo organizzato un'uscita domenicale a Orvieto, cittadina umbra universalmente conosciuta sia per la sua storia che per la sua arte; peccato il freddo tanto intenso e pungente quanto il vento fastidioso.
E pensare che distribuiti nella varie piazze abbiamo trovato gli stand dei maestri gelatai di tutto lo Stivale, che avevano preparato il meglio dei gusti sciolti, con prodotti italici, quali mandorle, limoni, nocciole e molti altri.
Si passeggia per i vicoli, in parte occupati da esili bancarelle colme di oggetti artigianali, dei più disparati; si assiste a una performance molto fredda: un giovane scultore sta modellando con la sega elettrica e altri arnesi del mestiere un blocco di ghiaccio, da cui colpo dopo colpo prende vita un orsetto golosone.
Come previsto molti turisti stranieri noncuranti delle basse temperature in calzoncini e maglietta, molte famiglie con figli al seguito, di ogni età, tecnologici e curiosi, tanti non più giovani armati di confezioni di vino rinomato da due, tre o quattro pezzi. Unico dispiacere constatare che per visitare l'interno del Duomo chi ha compiuto sei anni paga un biglietto che varia da tre a cinque euro, a seconda di ciò che vuol vedere.
La mostra inaugurata sabato 3 maggio si snoda su cinque sale del Palazzo dei Sette, pieno centro storico a poca distanza dal Duomo. Abbiamo la fortuna di parlare con Sanna e Fondi, che gentilmente si offrono di spiegarci in termini divulgativi e piani la loro arte, il loro fare, il pensiero e l'intenzione dietro ogni opera d'arte.
Sanna propone tanti quadri che hanno come soggetto porte, vissute e sgangherate, nobili e decadute, traforate e dimenticate, simbolo dei sette vizi capitali, personificate, ma ognuna con una sua storia e un suo perché; Fondi, maestro di pietre e legnami, è uno dei miei preferiti, inquadrato, impegnato, ma defilato dalla scena pubblica, porta avanti coerentemente il suo lavoro non certo facile da capire, ma molto intenso.
E pensare che distribuiti nella varie piazze abbiamo trovato gli stand dei maestri gelatai di tutto lo Stivale, che avevano preparato il meglio dei gusti sciolti, con prodotti italici, quali mandorle, limoni, nocciole e molti altri.
Si passeggia per i vicoli, in parte occupati da esili bancarelle colme di oggetti artigianali, dei più disparati; si assiste a una performance molto fredda: un giovane scultore sta modellando con la sega elettrica e altri arnesi del mestiere un blocco di ghiaccio, da cui colpo dopo colpo prende vita un orsetto golosone.
Come previsto molti turisti stranieri noncuranti delle basse temperature in calzoncini e maglietta, molte famiglie con figli al seguito, di ogni età, tecnologici e curiosi, tanti non più giovani armati di confezioni di vino rinomato da due, tre o quattro pezzi. Unico dispiacere constatare che per visitare l'interno del Duomo chi ha compiuto sei anni paga un biglietto che varia da tre a cinque euro, a seconda di ciò che vuol vedere.
La mostra inaugurata sabato 3 maggio si snoda su cinque sale del Palazzo dei Sette, pieno centro storico a poca distanza dal Duomo. Abbiamo la fortuna di parlare con Sanna e Fondi, che gentilmente si offrono di spiegarci in termini divulgativi e piani la loro arte, il loro fare, il pensiero e l'intenzione dietro ogni opera d'arte.
Sanna propone tanti quadri che hanno come soggetto porte, vissute e sgangherate, nobili e decadute, traforate e dimenticate, simbolo dei sette vizi capitali, personificate, ma ognuna con una sua storia e un suo perché; Fondi, maestro di pietre e legnami, è uno dei miei preferiti, inquadrato, impegnato, ma defilato dalla scena pubblica, porta avanti coerentemente il suo lavoro non certo facile da capire, ma molto intenso.
domenica 4 maggio 2014
ETRURIA STORIE E SEGRETI, M. J. Cryan
Appuntamento alle Scuderie di Palazzo Chigi-Albani per la presentazione del primo libro di questa studiosa, di origini irlandesi, in lingua italiana.
Non è facile ammettere che spesso sono gli stranieri ad accorgersi dei beni storico-artistici che ci circondano, mentre i fruitori quotidiani guardano e non si curano di ciò che invece dovrebbero conservare, mantenere, rispettare e lasciare in eredità alle future generazioni.
Si tratta di una pubblicazione agile, dalla grafica accattivante, il sottotitolo intriga, perché si parla di storie e segreti della nostra terra. E' un incontro informale, divertente, ironico, in cui la scrittrice mira a capire chi ha davanti, chi comprerà il suo libro insomma.
Interviene per prima a calmare il brusio la Bibliotecaria, che fa gli onori di casa; quindi prende la parola Francesca Ceci dei Musei Capitolini, che parla velocemente, a suo agio, sembra quasi il banditore di un'asta.
Cristina Carosi, esperta di letteratura del viaggio, fa scorrere una serie di slides. Dall'etimologia delle parole viaggio, travail e simili passa ad illustrarci il Grand Tour: le "vacanze" di studiosi ed esperti stranieri che venivano in soggiorno in Italia, compiendo il giro delle città della Penisola, da Francia ed Inghilterra. Questi turisti, naturalmente, hanno lasciato anche tante testimonianze scritte, conservate nei musei e negli archivi storici italiani, non proprio lusinghiere nei confronti degli abitanti dell'Etruria.
Poi è il turno di Luca Pesante, medievista di Bagnoregio, che ci delizia con altri giudizi poco raccomandabili, rimarcando il fatto che era terra pericolosa, controllata da banditi, abitata da gente semplice, come dire rozza.
Infine tocca all'autrice, in splendida forma, loquace, che illustra i suoi interessanti viaggi attraverso tante fotografie, che richiamano alla memoria però sempre Viterbo e il Viterbese visti con occhi di viaggiatori stranieri.
M. J. Cryan ha sempre prodotto nella sua lingua, riportando i risultati delle proprie ricerche archivistiche, su documenti redatti in lingua inglese, molti dei quali svela sono ancora inediti e attendono fiduciosi qualche laureando di buona volontà.
Morale dell'incontro, apprezza di più il nostro smisurato patrimonio culturale chi non è nato in questo Paese, chi non è avvezzo a riti e tradizioni secolari, di coloro che invece vorrebbero andarsene in cerca di fortuna.
Non è facile ammettere che spesso sono gli stranieri ad accorgersi dei beni storico-artistici che ci circondano, mentre i fruitori quotidiani guardano e non si curano di ciò che invece dovrebbero conservare, mantenere, rispettare e lasciare in eredità alle future generazioni.
Si tratta di una pubblicazione agile, dalla grafica accattivante, il sottotitolo intriga, perché si parla di storie e segreti della nostra terra. E' un incontro informale, divertente, ironico, in cui la scrittrice mira a capire chi ha davanti, chi comprerà il suo libro insomma.
Interviene per prima a calmare il brusio la Bibliotecaria, che fa gli onori di casa; quindi prende la parola Francesca Ceci dei Musei Capitolini, che parla velocemente, a suo agio, sembra quasi il banditore di un'asta.
Cristina Carosi, esperta di letteratura del viaggio, fa scorrere una serie di slides. Dall'etimologia delle parole viaggio, travail e simili passa ad illustrarci il Grand Tour: le "vacanze" di studiosi ed esperti stranieri che venivano in soggiorno in Italia, compiendo il giro delle città della Penisola, da Francia ed Inghilterra. Questi turisti, naturalmente, hanno lasciato anche tante testimonianze scritte, conservate nei musei e negli archivi storici italiani, non proprio lusinghiere nei confronti degli abitanti dell'Etruria.
Poi è il turno di Luca Pesante, medievista di Bagnoregio, che ci delizia con altri giudizi poco raccomandabili, rimarcando il fatto che era terra pericolosa, controllata da banditi, abitata da gente semplice, come dire rozza.
Infine tocca all'autrice, in splendida forma, loquace, che illustra i suoi interessanti viaggi attraverso tante fotografie, che richiamano alla memoria però sempre Viterbo e il Viterbese visti con occhi di viaggiatori stranieri.
M. J. Cryan ha sempre prodotto nella sua lingua, riportando i risultati delle proprie ricerche archivistiche, su documenti redatti in lingua inglese, molti dei quali svela sono ancora inediti e attendono fiduciosi qualche laureando di buona volontà.
Morale dell'incontro, apprezza di più il nostro smisurato patrimonio culturale chi non è nato in questo Paese, chi non è avvezzo a riti e tradizioni secolari, di coloro che invece vorrebbero andarsene in cerca di fortuna.
venerdì 2 maggio 2014
AL VIA S. PELLEGRINO IN FIORE, 1 MAGGIO
E finalmente è arrivata, una notevole confusione, allegra, colorata e incanalata per le stradine, i vicoli, le piazze del Centro Storico di Viterbo, il quartiere medievale che troppo spesso, specialmente negli ultimi tempi di crisi soffre di abbandono, noncuranza, sporcizia e scarsa considerazione.
Questa manifestazione sembra godere di ottima salute, a giudicare dal numero di visitatori di questo pomeriggio, quando ci siamo praticamente arenati sotto il Palazzo degli Alessandri, di fronte ad un laghetto artificiale, con tanto di spruzzi d'acqua e ponticello.
Siamo poi saliti per le ripide scale per visitare l'estemporanea di pittura a cura di Riccardo Sanna, l'artista che ha realizzato il manifesto dell'evento.
Peccato che sia l'unica manifestazione che chiami a raccolta nel nostro capoluogo di provincia tante persone di tutte le età "socialmente articolate", insomma mette tutti d'accordo.
Ma gli amministratori quante altre prove intendono verificare prima di organizzare la città a prova di turista?
Possibile che dobbiamo attendere la festa dei Lavoratori per vedere il centro animato, i tavolini dei locali occupati, le botteghe artigiane gremite, gli artisti di strada sfavillanti e tutte le saracinesche dei negozi alzate?
I turisti ci sono, ne abbiamo avuto testimonianza, ma spesso penso che Viterbo e i viterbesi facciano di tutto per allontanarli.
Peccato che
- i nostri amici abbiano chiesto informazioni sul pomodoro nero, piantina in vaso esposta, e la signorina addetta alla vendita non abbia saputo rispondere, con la scusa del progetto universitario in fieri;
- il bar in Piazza della Morte alle 18 del pomeriggio avesse terminato già alcuni gusti classici del gelato sciolto;
- l'immondizia abbia colmato tutti i contenitori, sia caduta a terra e su alcune installazioni botaniche meritevoli di una foto ricordo.
Questa manifestazione sembra godere di ottima salute, a giudicare dal numero di visitatori di questo pomeriggio, quando ci siamo praticamente arenati sotto il Palazzo degli Alessandri, di fronte ad un laghetto artificiale, con tanto di spruzzi d'acqua e ponticello.
Siamo poi saliti per le ripide scale per visitare l'estemporanea di pittura a cura di Riccardo Sanna, l'artista che ha realizzato il manifesto dell'evento.
Peccato che sia l'unica manifestazione che chiami a raccolta nel nostro capoluogo di provincia tante persone di tutte le età "socialmente articolate", insomma mette tutti d'accordo.
Ma gli amministratori quante altre prove intendono verificare prima di organizzare la città a prova di turista?
Possibile che dobbiamo attendere la festa dei Lavoratori per vedere il centro animato, i tavolini dei locali occupati, le botteghe artigiane gremite, gli artisti di strada sfavillanti e tutte le saracinesche dei negozi alzate?
I turisti ci sono, ne abbiamo avuto testimonianza, ma spesso penso che Viterbo e i viterbesi facciano di tutto per allontanarli.
Peccato che
- i nostri amici abbiano chiesto informazioni sul pomodoro nero, piantina in vaso esposta, e la signorina addetta alla vendita non abbia saputo rispondere, con la scusa del progetto universitario in fieri;
- il bar in Piazza della Morte alle 18 del pomeriggio avesse terminato già alcuni gusti classici del gelato sciolto;
- l'immondizia abbia colmato tutti i contenitori, sia caduta a terra e su alcune installazioni botaniche meritevoli di una foto ricordo.
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