Con la scusa di visitare una mostra collettiva, con due artisti su quattro nostri compaesani, abbiamo organizzato un'uscita domenicale a Orvieto, cittadina umbra universalmente conosciuta sia per la sua storia che per la sua arte; peccato il freddo tanto intenso e pungente quanto il vento fastidioso.
E pensare che distribuiti nella varie piazze abbiamo trovato gli stand dei maestri gelatai di tutto lo Stivale, che avevano preparato il meglio dei gusti sciolti, con prodotti italici, quali mandorle, limoni, nocciole e molti altri.
Si passeggia per i vicoli, in parte occupati da esili bancarelle colme di oggetti artigianali, dei più disparati; si assiste a una performance molto fredda: un giovane scultore sta modellando con la sega elettrica e altri arnesi del mestiere un blocco di ghiaccio, da cui colpo dopo colpo prende vita un orsetto golosone.
Come previsto molti turisti stranieri noncuranti delle basse temperature in calzoncini e maglietta, molte famiglie con figli al seguito, di ogni età, tecnologici e curiosi, tanti non più giovani armati di confezioni di vino rinomato da due, tre o quattro pezzi. Unico dispiacere constatare che per visitare l'interno del Duomo chi ha compiuto sei anni paga un biglietto che varia da tre a cinque euro, a seconda di ciò che vuol vedere.
La mostra inaugurata sabato 3 maggio si snoda su cinque sale del Palazzo dei Sette, pieno centro storico a poca distanza dal Duomo. Abbiamo la fortuna di parlare con Sanna e Fondi, che gentilmente si offrono di spiegarci in termini divulgativi e piani la loro arte, il loro fare, il pensiero e l'intenzione dietro ogni opera d'arte.
Sanna propone tanti quadri che hanno come soggetto porte, vissute e sgangherate, nobili e decadute, traforate e dimenticate, simbolo dei sette vizi capitali, personificate, ma ognuna con una sua storia e un suo perché; Fondi, maestro di pietre e legnami, è uno dei miei preferiti, inquadrato, impegnato, ma defilato dalla scena pubblica, porta avanti coerentemente il suo lavoro non certo facile da capire, ma molto intenso.
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