Giuseppe Rossi ha organizzato un evento, ha chiamato a raccolta i suoi amici, collaboratori, estimatori, semplici appassionati, curiosi e naturalmente la sua famiglia.
Un grande cavalletto, tela in posizione, tavolo rotondo su cui sono appoggiati i ferri del mestiere e parte la performance.
Il pittore ha intenzione di deliziare il pubblico con una realizzazione dal vero di un quadro, utilizzando acquerelli e matite acquerellabili. Tra una pennellata e l'altra, il nostro interagisce con il pubblico presente alle sue spalle, spiega l'amore e la passione per questo particolare soggetto e ribadisce il significato profondo che sta dietro ad ogni sua corteccia lavorata, espansa, sublimata.
Quando si sale al primo piano e si prende posto nella grande sala con il soffitto affrescato si crea una grande magia di parole e immagini: gli interventi sono briosi, brevi e molto interessanti. Si evidenziano le grandi contraddizioni del nostro tempo, nel nostro territorio: si lotta per la foresta amazzonica e poi si sorvola sul taglio dei boschi limitrofi, operazione voluta da tanti comuni per fare cassa.
Nell'ordine prendono la parola i professori universitari Anselmi e Piovesan, l'archeologa Francesca Ceci e il fotografo Scataglini. Ciò che accomuna tutte queste personalità è l'interesse per la pianta, la vita naturale, il bosco, la fruizione di luoghi magici, impervi, unici, da valorizzare.
Il dendronaturalismo di Rossi è il suo personale modo di vedere la realtà che ama e in cui vive, di farla propria e di restituircela, finemente elaborata, in un percorso cronologico di grande suggestione, in un contenitore di pregio come il Castello di Bomarzo, circondato dal verde e universalmente conosciuto per il Sacro Bosco di Vicino Orsini.
Quando circa quattro anni fa è iniziata questa avventura dendronaturalistica non credevo proprio che saremmo arrivati ad una festa tanto grande, seguita e ben riuscita; il connubio terra, arte e vita ha creato tutto questo ed io non posso che essere fiera di farne parte.
Grazie Pino.
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