Venerdì Santo, al duomo celebrazione del Bacio della Croce, ore 18. Anno dopo anno, appuntamento irrinunciabile che mi aiuta, mi accompagna, mi consola.
Il parroco, dopo la lettura del lungo Vangelo della Passione secondo Giovanni, commenta, spiega, assolve ad un compito non più semplice: sono cambiati i tempi. Per i miei nonni era impensabile una deviazione dalle regole religiose, tutto ciò che era tradizione si rispettava e basta.
Mi sono commossa: Cristo ha portato la croce più grande, ha sacrificato la vita, Lui innocente.
Poi si è formata una lunga fila, tante persone, ognuna con la propria croce, che andavano a baciare il Crocefisso retto dal celebrante.
La vecchia madre che piange la figlia morta ancor giovane di male, la signora non più autosufficiente sulla sedia a rotelle, la giovane madre separata che cresce tra tante difficoltà e dubbi i propri figli, la vedova sola, il bell'uomo marito di una donna di un credo religioso opposto e contrario, gli sposi senza figli, chi ha un lavoro traballante, chi non ha neanche quello, e così via. Un lungo silenzioso fiume di persone aggrappate alla preghiera, alla ricerca di un po' di conforto, quello che solo la Croce riesce a donare.
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