martedì 19 dicembre 2017

SOCIAL CONNESSA

 Sono seduta al tavolo grande in sala, fogli sparsi davanti a me, devo studiare, aggiornarmi, capire e imparare tanti nuovi punti di vista; sono adulta, cosciente che quel che scelgo di affrontare mi costa soldi, sonno, tempo e denaro, quindi mi conviene mettermi con impegno concentrata sulle sudate carte. Ho il cellulare a portata di mano, lo tengo accanto a me, con la suoneria spenta, come sempre, ma comunque vibra, manda dei fremiti di scossa quando arrivano notifiche, non posso non considerarlo. Dovrei spegnare del tutto la tecnologia, ma non lo faccio, non procedo con il silenzio definitivo, anzi tengo le orecchie ben dritte per captare qualsiasi trillo.
 Leggo, sottolineo, riguardo, appunto qualche nome o definizione difficile e poi controllo il telefonino e non una volta sola, durante il pomeriggio, che comunque scorre via veloce.
 Allora, se mi comporto così io adulta vaccinata e non nativa digitale, in possesso di un macchinario scrauso e giurassico, senza troppe velleità, alle prime armi con certe app che neanche capisco come accedervi, come dovrebbero comportarsi i giovani, i ragazzi, gli studenti che posseggono l'ultimo grido digitale, frotte di amici in chat, foto da visualizzare, video da condividere e tutto l'universo mondo tra pollice e indice?
 La tecnologia ci ha stregati, ci ha colpiti e affondati nella nostra intimità, vita privata, momenti in famiglia e di concentrazione assoluta: non riusciamo a farne a meno, mai.
 Male, molto male.

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