Oggi pomeriggio corso della dottoressa Falzone presso l'aula magna dell'Istituto Comprensivo, si continua ad approfondire il discorso sulle emozioni ABC calcando la mano sui virus mentali, in termine tecnico le distorsioni cognitive. Una carrellata che non vi dico, di situazioni o possibili realtà che si possono verificare a scuola, con i bambini di ogni ordine e grado, per non farci mancare nulla.
Si tratta di allenamento, di interagire con i bambini, elicitare per essere precisi, cioè stimolarli a parlare, riflettere e confrontarsi sulle situazioni, il pensiero e le emozioni conseguenti.
Gli adulti hanno il compito di stuzzicare i piccoli, proporre problemi e ricercare soluzioni, ma non fornire la via d'uscita bella e servita, il pensiero sì, la soluzione no: non sono risolutori, ma portatori di pensieri positivi, per correggere comportamenti e pensieri irrazionali, disfunzionali.
Usare la logica, sembra semplice, chiaro in teoria, ma poi nella realtà quotidiana si presentano talmente tanti ostacoli, imprevisti e difficoltà che affrontare il tutto con ragionamenti lineari e mai catastrofici, non dividere il mondo in bianco e nero, non sentirsi il peggiore, non profetizzare l'assurdo, non giudicare in modo globale o non etichettare diventa impresa ardua, anzi impossibile!
Ecco, la dottoressa ci fornisce una quantità enorme di situazioni dal suo vissuto, ma anche simulazioni o ipotesi assai probabili di genitori alle prese con figli problematici, bambini autistici che non riescono a concepire il dispetto o una marachella, insegnanti troppo coinvolte o apparentemente impotenti: ci rispecchiamo tutti in questi casi, riviviamo il nostro ruolo di educatori e peggio di madri e padri troppo bacchettoni o rigidi, adulti alle prese con il nostro passato che ancora ci costa rancore e sofferenza.
Il passato non si cambia, non tutto ciò che accade dipende dalla nostra volontà o possiamo deciderlo o modificarlo: quando ci renderemo conto dell'assoluta necessità del ragionamento sul perché di tanto arrovellamento, sofferenza o rabbia, allora miglioreremo.
E poi alla fine dell'incontro la dottoressa ci regala un momento di assoluta commozione: la lettura di una poesia che vede protagoniste quelle persone speciali che sono le mamme di bambini speciali: ci sciogliamo in lacrime mentre la dottoressa scorre le parole interrompendosi per il forte coinvolgimento emotivo.
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mercoledì 27 febbraio 2019
martedì 26 febbraio 2019
ALGORITMI E FUNZIONI PER MIGLIORARE LA DIDATTICA
Ormai lo sapete, il lunedì pomeriggio è tutto dedicato alla didattica innovativa, quella che si approccia in modo diverso rispetto al tradizionale: non è facile, ma ci sto lavorando!
La dottoressa Spinucci in prima linea davanti alla Lim in sala di informatica e noi alle postazioni tra il serio e il faceto, tra una battuta ed una testimonianza: chi cerca consigli, chi racconta qualche aneddoto particolare di vita scolastica e chi prende appunti.
L'argomento risulta interessante, senza dubbio, ma un poco ostico anche per noi adulti, anzi forse perché proprio adulti tradizionali: offrire comandi esatti, chiari e comprensibili per tutti gli alunni, decidere un codice per procedere, stabilire chi è la voce e chi la pedina su un percorso per salti.
Si parte da un programma adattabile a tutti i gradi di scuola: il nostro gruppo di studio infatti è formato da insegnanti di infanzia, primaria e secondaria, ognuno ascolta e cerca spunti per la propria realtà lavorativa.
Si tratta di scrivere algoritmi, funzioni per l'esecutore: il lavoro in classe risulterà comunque piacevole e alla portata di tutti, questo poi il nostro obiettivo: organizzare la lezione in modo che il conoscere e l'apprendere risultino interessanti e allo stesso tempo divertenti, perché i bambini devono seguire l'insegnante in ogni passaggio fino al risultato finale; parlare senza essere ascoltati o capiti, assegnare compiti che si perdono nel vuoto fa male innanzi tutto al docente e, di conseguenza, al gruppo classe.
Il rispetto delle regole, della convivenza tra pari, il famoso e opprimente programma da rispettare sono traguardi che devono essere mantenuti, ma poi ogni mattina entrando in classe gli insegnanti sono travolti dalle fatali incognite, dalle varianti impazzite, perché davanti ai loro occhi siedono tanti bambini diversi, magari con realtà difficili, un poco storditi dal vissuto familiare non sempre pacifico: come si può pensare di riproporre lo stesso identico percorso ad ogni ciclo? Sta all'intelligenza del docente armarsi di strumenti nuovi e appassionanti per coinvolgere i ragazzi, per attirarli al sapere, al gusto della conoscenza, della scoperta e, oserei affermare, della sfida a migliorare e migliorarsi.
https://www.facebook.com/cristina.spinucci?epa=SEARCH_BOX
https://programmailfuturo.it/media/docs/Lezione-06-Algoritmi.pdf
La dottoressa Spinucci in prima linea davanti alla Lim in sala di informatica e noi alle postazioni tra il serio e il faceto, tra una battuta ed una testimonianza: chi cerca consigli, chi racconta qualche aneddoto particolare di vita scolastica e chi prende appunti.
L'argomento risulta interessante, senza dubbio, ma un poco ostico anche per noi adulti, anzi forse perché proprio adulti tradizionali: offrire comandi esatti, chiari e comprensibili per tutti gli alunni, decidere un codice per procedere, stabilire chi è la voce e chi la pedina su un percorso per salti.
Si parte da un programma adattabile a tutti i gradi di scuola: il nostro gruppo di studio infatti è formato da insegnanti di infanzia, primaria e secondaria, ognuno ascolta e cerca spunti per la propria realtà lavorativa.
Si tratta di scrivere algoritmi, funzioni per l'esecutore: il lavoro in classe risulterà comunque piacevole e alla portata di tutti, questo poi il nostro obiettivo: organizzare la lezione in modo che il conoscere e l'apprendere risultino interessanti e allo stesso tempo divertenti, perché i bambini devono seguire l'insegnante in ogni passaggio fino al risultato finale; parlare senza essere ascoltati o capiti, assegnare compiti che si perdono nel vuoto fa male innanzi tutto al docente e, di conseguenza, al gruppo classe.
Il rispetto delle regole, della convivenza tra pari, il famoso e opprimente programma da rispettare sono traguardi che devono essere mantenuti, ma poi ogni mattina entrando in classe gli insegnanti sono travolti dalle fatali incognite, dalle varianti impazzite, perché davanti ai loro occhi siedono tanti bambini diversi, magari con realtà difficili, un poco storditi dal vissuto familiare non sempre pacifico: come si può pensare di riproporre lo stesso identico percorso ad ogni ciclo? Sta all'intelligenza del docente armarsi di strumenti nuovi e appassionanti per coinvolgere i ragazzi, per attirarli al sapere, al gusto della conoscenza, della scoperta e, oserei affermare, della sfida a migliorare e migliorarsi.
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E ANCHE DOMENICA SCORSA
Abbiamo tifato la squadra dei nostri giovanissimi, in trasferta a Blera e menomale che ci pensa il calcio a farci scoprire certi luoghi nascosti e lontani dalla nostra quotidianità!
Appuntamento da strapazzo, ore 9:15 al campo comunale per radunare le macchine, fare la conta e partire per circa cinquanta minuti di tragitto e pistano loro, accipicchia se pistano i padri: ma noi siamo con la Punto bianca traballante, si arriva lo stesso però, nonostante gli sfottó familiari che assicurano il buonumore.
Comunque lasciati gli atleti all'ingresso degli spogliatoi, ci allontaniamo in macchina per raggiungere il bar più vicino per un caffè offerto dal Presidente; parcheggio fortunato, ma non troppo perché la solerte vigilessa è in agguato.
Settanta minuti sugli spalti, al sole sì, ma un vento... Qualcuno rimedia un cappello di lana, Isabella si arma di copertina giallorossa, ottima calda soluzione!
I nostri ragazzi vincono bene, finalmente, due vittorie consecutive che rialzano l'umore e assicurano tranquillità in classifica, si dice così? Torniamo a casa cinque ore dopo, infreddoliti un poco, soddisfatti per i minuti giocati da titolari, per il contributo dato alla squadra e con la voglia di fare meglio, per ottenere quei tanto agognati complimenti collettivi, ardua impresa insomma.
Non che le mamme capiscano molto di calcio, tattica e schemi, ma ci sono sempre assieme a padri, nonni, altri parenti e amici, con entusiasmo, qualche battutaccia e al grido di "aggressivi" incitano i campioni a salire... Ma vi sembra poco?
sabato 23 febbraio 2019
POLVERE DI STELLE
Polvere di Fate, al teatro, in una magica atmosfera, qualcosa difficile da spiegare, difficile da descrivere, intenso nell'attesa e nel momento vissuto.
Per la terza serata, in venti giorni, il teatro si è riempito di nuovo di amici e parenti, di persone che hanno donato per aiutare chi si trova in difficoltà, grazie all'unione di forze e di intenti delle Fatine e della Compagnia teatrale La Vojola.
L'emozione che ti prende allo stomaco, che ti prende al cuore, battiti accelerati e gola secca: trovare le parole giuste, non ferire l'animo, non rovinare il momento; buio in sala e parte la musica dei Queen. Però non siamo salite sul palco, Romana ed io, no, abbiamo pensato di leggere un messaggio per la forza di queste persone, per ricordare quanto sia difficile avere molto di cui lamentarsi e non farlo, sentire le fitte di dolore e sorridere, passare una visita medica importante al mattino e la sera ritrovarsi a ridere e scherzare con gli altri.
E poi lo spettacolo in dialetto, la storia di due sorelle diaboliche alle prese con mariti e figliastro ingombranti, un avvocato al Massimo e tante battute, la vita quotidiana messa in scena sul palco di cui ridere, su cui riflettere: Amore, menefreghismo, miracolo, perdono, vantaggi, intrighi, cattiveria, morte.
Si ride, si medita, si esprimono opinioni, si assiste ad un miracolo, tutto sul palco, tutto vero e divertente, leggero, tra amici uniti dalla battuta, dall'arguzia, da un poco di amarezza, un legame forte tra gli attori e il pubblico, tra i protagonisti che spesso si girano verso la platea e interagiscono con chi sta seduto e si diverte.
In conclusione, dopo i saluti finali di rito, siamo anche riusciti a ricompattarci per una fotografia tutti insieme, cosa mai scontata, tanto che non è avvenuta nelle altre due serate, strano ma vero.
Momenti magici che rimarranno nel cuore, parole sentite che rimarranno nella mente: grazie alla Fatine che mi hanno concesso la possibilità di scrivere tutto questo, di far parte della loro impresa eroica, grazie agli attori meravigliosi e catartici e soprattutto grazie a chi ha partecipato e ha donato per realizzare qualcosa di concreto, aiutare veramente, donare un sorriso.
Che non finisca tutto, che sia solo l'inizio di un'impresa: intanto porto a casa con soddisfazione un ciondolo magico di polvere di Fata e una felpa di rappresentanza, amica delle Fatine.
Prendi un sorriso, regalalo a chi non l’ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole, fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente, fa’ bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima, passala sul volto di chi non ha mai pianto.
Prendi il coraggio mettilo nell’animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita, raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà e donala a chi non sa donare.
Scopri l’amore e fallo conoscere al mondo
https://www.facebook.com/lefatinedelsorriso.onlus/
https://www.facebook.com/lavojola.compagniateatrale?epa=SEARCH_BOX
https://www.youtube.com/watch?v=Zjx56Pc4PDY
Per la terza serata, in venti giorni, il teatro si è riempito di nuovo di amici e parenti, di persone che hanno donato per aiutare chi si trova in difficoltà, grazie all'unione di forze e di intenti delle Fatine e della Compagnia teatrale La Vojola.
L'emozione che ti prende allo stomaco, che ti prende al cuore, battiti accelerati e gola secca: trovare le parole giuste, non ferire l'animo, non rovinare il momento; buio in sala e parte la musica dei Queen. Però non siamo salite sul palco, Romana ed io, no, abbiamo pensato di leggere un messaggio per la forza di queste persone, per ricordare quanto sia difficile avere molto di cui lamentarsi e non farlo, sentire le fitte di dolore e sorridere, passare una visita medica importante al mattino e la sera ritrovarsi a ridere e scherzare con gli altri.
E poi lo spettacolo in dialetto, la storia di due sorelle diaboliche alle prese con mariti e figliastro ingombranti, un avvocato al Massimo e tante battute, la vita quotidiana messa in scena sul palco di cui ridere, su cui riflettere: Amore, menefreghismo, miracolo, perdono, vantaggi, intrighi, cattiveria, morte.
Si ride, si medita, si esprimono opinioni, si assiste ad un miracolo, tutto sul palco, tutto vero e divertente, leggero, tra amici uniti dalla battuta, dall'arguzia, da un poco di amarezza, un legame forte tra gli attori e il pubblico, tra i protagonisti che spesso si girano verso la platea e interagiscono con chi sta seduto e si diverte.
In conclusione, dopo i saluti finali di rito, siamo anche riusciti a ricompattarci per una fotografia tutti insieme, cosa mai scontata, tanto che non è avvenuta nelle altre due serate, strano ma vero.
Momenti magici che rimarranno nel cuore, parole sentite che rimarranno nella mente: grazie alla Fatine che mi hanno concesso la possibilità di scrivere tutto questo, di far parte della loro impresa eroica, grazie agli attori meravigliosi e catartici e soprattutto grazie a chi ha partecipato e ha donato per realizzare qualcosa di concreto, aiutare veramente, donare un sorriso.
Che non finisca tutto, che sia solo l'inizio di un'impresa: intanto porto a casa con soddisfazione un ciondolo magico di polvere di Fata e una felpa di rappresentanza, amica delle Fatine.
Prendi un sorriso, regalalo a chi non l’ha mai avuto.
Prendi un raggio di sole, fallo volare là dove regna la notte.
Scopri una sorgente, fa’ bagnare chi vive nel fango.
Prendi una lacrima, passala sul volto di chi non ha mai pianto.
Prendi il coraggio mettilo nell’animo di chi non sa lottare.
Scopri la vita, raccontala a chi non sa capirla.
Prendi la speranza e vivi nella sua luce.
Prendi la bontà e donala a chi non sa donare.
Scopri l’amore e fallo conoscere al mondo
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venerdì 22 febbraio 2019
CI SONO LE PROVE DEL CORO: MIAO!
Bene bene, il coro dell'Istituto Comprensivo si riunisce ogni due settimane il venerdì pomeriggio dalle 14:30, oggi.
Giusto il tempo di un pic nic veloce sulle panchine di pietra davanti alla scuola, con i nostri amichetti e i biscottini, per godere del pallido sole di un febbraio altalenante, intanto vediamo anche gli sportivi, perché in palestra si riuniscono anche quelli del gruppo sportivo: attivi i nostri studenti!
Il professor Achilli e la professoressa Barbierato sono pronti ad accogliere i coristi, dai piccoli delle elementari ai grandi delle medie, per tutti i gusti...
Il coro si è formato lo scorso anno scolastico e qualche canzone ritorna, per i neo arrivati si va a braccio, anzi a ugola, fermi sulle indicazioni mimico-facciali della professoressa, che non dispensa fogli o testi, ma pretende attenzione e ascolto: ci sono nuove canzoni da interpretare!
Per fermarsi tutti allo stesso momento senza divagazioni, guardare bene il palmo della mano destra della prof: quando si chiude è il segnale di smettere, niente più fiato.
Un orecchio qua e l'altro attento all'altra parte, il gruppo viene diviso per provare dei pezzi a doppia voce; poi si passa a dondolare sulle gambe sempre a ritmo per poi passare alle mani, sembra facile ma la musica in swahili non perdona!
Tutti carini, qualche chiacchiera ci sta pure, si prova senza lamenti, fino agli esercizi finali per sciogliere le spalle, il collo, rilassare i muscoli: i coristi vanno allenati ma anche coccolati, caspiterina e i piccoli scherzano volentieri, stanno al gioco e si cimentano nel massaggio dell'amichetto alla loro destra, forse, se non si sono girati a sinistra perché non hanno sentito o forse erano un poco distratti...
prossimo appuntamento 8 marzo, tutti a cantare.
https://www.youtube.com/watch?v=fF9i0eHR2f0
https://www.youtube.com/watch?v=4M18N_SBqwI
Giusto il tempo di un pic nic veloce sulle panchine di pietra davanti alla scuola, con i nostri amichetti e i biscottini, per godere del pallido sole di un febbraio altalenante, intanto vediamo anche gli sportivi, perché in palestra si riuniscono anche quelli del gruppo sportivo: attivi i nostri studenti!
Il professor Achilli e la professoressa Barbierato sono pronti ad accogliere i coristi, dai piccoli delle elementari ai grandi delle medie, per tutti i gusti...
Il coro si è formato lo scorso anno scolastico e qualche canzone ritorna, per i neo arrivati si va a braccio, anzi a ugola, fermi sulle indicazioni mimico-facciali della professoressa, che non dispensa fogli o testi, ma pretende attenzione e ascolto: ci sono nuove canzoni da interpretare!
Per fermarsi tutti allo stesso momento senza divagazioni, guardare bene il palmo della mano destra della prof: quando si chiude è il segnale di smettere, niente più fiato.
Un orecchio qua e l'altro attento all'altra parte, il gruppo viene diviso per provare dei pezzi a doppia voce; poi si passa a dondolare sulle gambe sempre a ritmo per poi passare alle mani, sembra facile ma la musica in swahili non perdona!
Tutti carini, qualche chiacchiera ci sta pure, si prova senza lamenti, fino agli esercizi finali per sciogliere le spalle, il collo, rilassare i muscoli: i coristi vanno allenati ma anche coccolati, caspiterina e i piccoli scherzano volentieri, stanno al gioco e si cimentano nel massaggio dell'amichetto alla loro destra, forse, se non si sono girati a sinistra perché non hanno sentito o forse erano un poco distratti...
prossimo appuntamento 8 marzo, tutti a cantare.
https://www.youtube.com/watch?v=fF9i0eHR2f0
https://www.youtube.com/watch?v=4M18N_SBqwI
lunedì 18 febbraio 2019
CODING, MA NON TROPPO
Ebbene sì il lunedì lo dedichiamo alla formazione tecnologica, digitale, per aggiornarci rispetto agli alunni avanti con i tempi, alla ricerca del coding perduto direi...
La dottoressa Spinucci ci esorta a prendere sempre più confidenza con i nuovi strumenti per improntare un nuovo tipo di lezione, alternativa alla tradizionale: questo non significa disporre per forza di un'aula informatica super attrezzata, ma si tratta di organizzare i vari passaggi, le informazioni in modo lineare, semplice, chiaro e pulito.
Cominciano subito i paroloni, applicazione pensiero computazionale ad esempio, ma anche algoritmo per la soluzione del problema e conoscenza reticolare non scherzano!
Si predispone un problema, in qualsiasi materia naturalmente, poi si procede in uno scambio continuo con gli alunni, per imprimere i passaggi utili alla risoluzione: i ragazzi devono poter apprendere come si affronta il compito posto, si dice concettualizzare, è fissare i concetti chiave con messaggi chiari e semplici, mai ambigui, proprio perché è come se ci rivolgessimo a qualcuno che non sa come muoversi senza le nostre indicazioni.
La nuova metodologia didattica traversale ci attende, con programmazione visuale o a blocchi che dir si voglia: la dottoressa Spinucci ripete le indicazioni, ci esorta a provare e ad ampliare la nostra offerta di spiegazioni e strumenti della conoscenza, rispetto ai giovani, i nativi digitali sempre loro.
Non è cosa semplice, né tanto meno scontata, ma certo con un po' d'applicazione... Permettetemi la pessima battuta!
E poi sul finire dell'incontro ci sgranchiamo la mente con il vero e proprio coding, sul sito specializzato: se prima avevo qualche dubbio sulle mie capacità, con le varie prove a livelli ho fugato ogni dubbio!
Costruire i comandi per procedere tanto tanto mi è riuscito, ma l'artista che è in me ha stentato ad uscire!
https://www.facebook.com/cristina.spinucci
https://programmailfuturo.it/
La dottoressa Spinucci ci esorta a prendere sempre più confidenza con i nuovi strumenti per improntare un nuovo tipo di lezione, alternativa alla tradizionale: questo non significa disporre per forza di un'aula informatica super attrezzata, ma si tratta di organizzare i vari passaggi, le informazioni in modo lineare, semplice, chiaro e pulito.
Cominciano subito i paroloni, applicazione pensiero computazionale ad esempio, ma anche algoritmo per la soluzione del problema e conoscenza reticolare non scherzano!
Si predispone un problema, in qualsiasi materia naturalmente, poi si procede in uno scambio continuo con gli alunni, per imprimere i passaggi utili alla risoluzione: i ragazzi devono poter apprendere come si affronta il compito posto, si dice concettualizzare, è fissare i concetti chiave con messaggi chiari e semplici, mai ambigui, proprio perché è come se ci rivolgessimo a qualcuno che non sa come muoversi senza le nostre indicazioni.
La nuova metodologia didattica traversale ci attende, con programmazione visuale o a blocchi che dir si voglia: la dottoressa Spinucci ripete le indicazioni, ci esorta a provare e ad ampliare la nostra offerta di spiegazioni e strumenti della conoscenza, rispetto ai giovani, i nativi digitali sempre loro.
Non è cosa semplice, né tanto meno scontata, ma certo con un po' d'applicazione... Permettetemi la pessima battuta!
E poi sul finire dell'incontro ci sgranchiamo la mente con il vero e proprio coding, sul sito specializzato: se prima avevo qualche dubbio sulle mie capacità, con le varie prove a livelli ho fugato ogni dubbio!
Costruire i comandi per procedere tanto tanto mi è riuscito, ma l'artista che è in me ha stentato ad uscire!
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DOMENICA DI DANZA
Siamo partiti alle 7:30 del mattino e siamo tornati dodici ore dopo: la nostra domenica sportiva, di danza questa volta, a Palestrina.
Così con la Scuola della principessa di casa, per partecipare ad una competizione di balli latino-americani, di gruppo, coppia e singolo: in pullman, tutti insieme, gruppo assortito, il piccolo Andrea come mascotte.
Come sempre, le ballerine si cominciano a preparare durante il viaggio, per la base del trucco altrimenti non si farebbe in tempo, poi i capelli, gli occhi, il rossetto, ansia abbandona quei corpi...
Maestra e aiuti vari intorno alle ragazze, anche per indossare accessori e sistemare le frange, compito non semplice; sfilata iniziale dopo due ore dall'arrivo.
Per tutto il giorno le nostre ragazze si cimentano in sfide all'ultimo tacco cinque, ritmo e giudici di gara con taccuino alla mano, nervi saldi ma non troppo. E sì perché poi qualche lacrima scende, quando non si supera il turno, quando non si accetta di essere sorpassate dalle altre, che non sembrano poi così migliori... Intanto noi adulti dai divanetti a bordo pista assistiamo ai tre minuti di esibizione: batti la mani, riprendi, fotografa, guarda, lacrima, non sembra ma anche il ruolo del pubblico risulta importante.
Piccole principesse trionfanti, grandi un po' meno, ma per noi tutte sono splendide e impeccabili; dopo la prova si mangia e ci si rilassa: dagli zaini e dalle borse esce di tutto, una carrellata continua per rifocillare le ballerine nostre, bravissime tutte.
Le mamme piangono, la maestra pure, i padri si abbandonano ad un pisolino se possono, il caffè aiuta il lungo pomeriggio, le coppe arrivano e tutti esultiamo, siamo o non siamo una carovana in trasferta di una quasi-famiglia?
Così con la Scuola della principessa di casa, per partecipare ad una competizione di balli latino-americani, di gruppo, coppia e singolo: in pullman, tutti insieme, gruppo assortito, il piccolo Andrea come mascotte.
Come sempre, le ballerine si cominciano a preparare durante il viaggio, per la base del trucco altrimenti non si farebbe in tempo, poi i capelli, gli occhi, il rossetto, ansia abbandona quei corpi...
Maestra e aiuti vari intorno alle ragazze, anche per indossare accessori e sistemare le frange, compito non semplice; sfilata iniziale dopo due ore dall'arrivo.
Per tutto il giorno le nostre ragazze si cimentano in sfide all'ultimo tacco cinque, ritmo e giudici di gara con taccuino alla mano, nervi saldi ma non troppo. E sì perché poi qualche lacrima scende, quando non si supera il turno, quando non si accetta di essere sorpassate dalle altre, che non sembrano poi così migliori... Intanto noi adulti dai divanetti a bordo pista assistiamo ai tre minuti di esibizione: batti la mani, riprendi, fotografa, guarda, lacrima, non sembra ma anche il ruolo del pubblico risulta importante.
Piccole principesse trionfanti, grandi un po' meno, ma per noi tutte sono splendide e impeccabili; dopo la prova si mangia e ci si rilassa: dagli zaini e dalle borse esce di tutto, una carrellata continua per rifocillare le ballerine nostre, bravissime tutte.
Le mamme piangono, la maestra pure, i padri si abbandonano ad un pisolino se possono, il caffè aiuta il lungo pomeriggio, le coppe arrivano e tutti esultiamo, siamo o non siamo una carovana in trasferta di una quasi-famiglia?
domenica 17 febbraio 2019
IL BUIO OLTRE LA SIEPE, LETTO E AMATO
Testo preso in prestito in biblioteca, piccolo formato e copertina verde.
L'ho voluto leggere perché me ne parlava una mia amica in modo forte, ma non sapevo cosa risponderle, ignorante io, non me ne sono pentita, anzi lo consiglio vivamente a tutti gli adulti che ancora non lo conoscono e ai ragazzi delle medie.
Una comunità piccola, in cui si conoscono tutti; si tengono le chiavi alla porta, si odiano i neri/negri fino a insultare chi li rispetta e li difende con la parola negrofilo.
Anni Trenta del Novecento, quando i negri avevano ottenuto qualche diritto, potevano lavorare sottopagati nei campi di cotone o a servizio nelle famiglie dei bianchi, vivere in una zona della città distante e separata.
Tutta la vicenda viene raccontata dalla piccola protagonista di nove anni, che ci delinea la forte personalità del padre, i cambi d'umore del fratello maggiore, la devozione della donna di colore Calpurnia, i giochi, le scoperte, la recita della parrocchia.
Fatto centrale della vicenda, l'accusa di stupro per un giovane negro ai danni di una diciannovenne bianca ma di pessima famiglia; l'accusato viene difeso dal padre della narratrice con grande possibilità di vittoria, ma poi un colpo di scena ribalta le aspettative.
Ottimo libro, dicevo, profondo, ma leggero nella narrazione di bambina che non riesce ad afferrare tutto quello che si dicono i grandi, che spesso si affida all'istinto o cerca di interpretare ciò che vede o prova.
Un'altra scoperta tardiva la mia, non credo sarà l'ultima.
Se siete in cerca di temi scottanti, attuali e ben argomentati, vi consiglio quest'opera senza tempo sul mondo come ci appare, com'è e come dovrebbe essere.
L'ho voluto leggere perché me ne parlava una mia amica in modo forte, ma non sapevo cosa risponderle, ignorante io, non me ne sono pentita, anzi lo consiglio vivamente a tutti gli adulti che ancora non lo conoscono e ai ragazzi delle medie.
Una comunità piccola, in cui si conoscono tutti; si tengono le chiavi alla porta, si odiano i neri/negri fino a insultare chi li rispetta e li difende con la parola negrofilo.
Anni Trenta del Novecento, quando i negri avevano ottenuto qualche diritto, potevano lavorare sottopagati nei campi di cotone o a servizio nelle famiglie dei bianchi, vivere in una zona della città distante e separata.
Tutta la vicenda viene raccontata dalla piccola protagonista di nove anni, che ci delinea la forte personalità del padre, i cambi d'umore del fratello maggiore, la devozione della donna di colore Calpurnia, i giochi, le scoperte, la recita della parrocchia.
Fatto centrale della vicenda, l'accusa di stupro per un giovane negro ai danni di una diciannovenne bianca ma di pessima famiglia; l'accusato viene difeso dal padre della narratrice con grande possibilità di vittoria, ma poi un colpo di scena ribalta le aspettative.
Ottimo libro, dicevo, profondo, ma leggero nella narrazione di bambina che non riesce ad afferrare tutto quello che si dicono i grandi, che spesso si affida all'istinto o cerca di interpretare ciò che vede o prova.
Un'altra scoperta tardiva la mia, non credo sarà l'ultima.
Se siete in cerca di temi scottanti, attuali e ben argomentati, vi consiglio quest'opera senza tempo sul mondo come ci appare, com'è e come dovrebbe essere.
sabato 16 febbraio 2019
UNO BIANCO, L'ALTRO NERO. I DRAGHI
Sabato pomeriggio al cinema del paesello, appena usciti dalla dottrina, come diceva mia nonna.
I bambini del 2009 del duomo frequentano il catechismo dalle 16:00 alle 17:00 e per oggi abbiamo organizzato un extra genitori/figli molto interessante: pochi passi e si arriva al cinema, da Cinzia e Antonio, biglietto e bustona di pop corn di rito, come si può resistere al profumo?
In programmazione il terzo film sui domatori di draghi, ma ci siamo persi il secondo, uscito in estate, mai visto anche perché non abbiamo abbonamenti casalinghi particolari.
Comunque la storia si segue bene, con il protagonista e il drago nero, la migliore amica e un gruppo di compagni sgangherati, niente male; senza svelarvi molto, vi posso assicurare grandi scene vertiginose, scontri di fuochi, armi sospese nel vuoto, grandi effetti speciali insomma che ritraggono paesaggi mozzafiato tra cielo e terra, montagne e distese marine.
Il Bene e il Male, il Bianco e il Nero, il Buono e il Cattivo, la Speranza e il Passato, il Vecchio e il Nuovo, l'Amicizia e la Vendetta: tutti gli opposti ben marcati, cambi repentini di inquadrature che spettacolarizzano qualsiasi battaglia e arricchiscono le emozioni.
Un ottimo film, a lieto fine, che coinvolge tutti, specie i bambini che addirittura battono le mani per una scena di festa; a favore sicuramente un protagonista semplice, fragile e insicuro, con una protesi alla gamba, nessuna perfezione quindi, così come il drago nero che si rivela il Maschio Alfa dai grandi poteri, ma bisognoso di una riparazione tecnologica alla coda.
Nessuna perfezione quindi, nessun potere fisico ultra, ma la volontà di non arrendersi anche nella ricerca di un posto migliore dove vivere, nonostante la tradizione, le generazioni e il lascito delle famiglie depongano a favore del rimanere e affrontare il nemico.
Bene per noi grandi, figuriamoci per i piccoli, tutti indaffarati a seguire la storia sgranocchiando i pop corn, bevendo e scambiandosi opinioni fondate e pensate con gli amichetti... Dura la vita!
https://www.facebook.com/cinemaflorida.soriano/
I bambini del 2009 del duomo frequentano il catechismo dalle 16:00 alle 17:00 e per oggi abbiamo organizzato un extra genitori/figli molto interessante: pochi passi e si arriva al cinema, da Cinzia e Antonio, biglietto e bustona di pop corn di rito, come si può resistere al profumo?
In programmazione il terzo film sui domatori di draghi, ma ci siamo persi il secondo, uscito in estate, mai visto anche perché non abbiamo abbonamenti casalinghi particolari.
Comunque la storia si segue bene, con il protagonista e il drago nero, la migliore amica e un gruppo di compagni sgangherati, niente male; senza svelarvi molto, vi posso assicurare grandi scene vertiginose, scontri di fuochi, armi sospese nel vuoto, grandi effetti speciali insomma che ritraggono paesaggi mozzafiato tra cielo e terra, montagne e distese marine.
Il Bene e il Male, il Bianco e il Nero, il Buono e il Cattivo, la Speranza e il Passato, il Vecchio e il Nuovo, l'Amicizia e la Vendetta: tutti gli opposti ben marcati, cambi repentini di inquadrature che spettacolarizzano qualsiasi battaglia e arricchiscono le emozioni.
Un ottimo film, a lieto fine, che coinvolge tutti, specie i bambini che addirittura battono le mani per una scena di festa; a favore sicuramente un protagonista semplice, fragile e insicuro, con una protesi alla gamba, nessuna perfezione quindi, così come il drago nero che si rivela il Maschio Alfa dai grandi poteri, ma bisognoso di una riparazione tecnologica alla coda.
Nessuna perfezione quindi, nessun potere fisico ultra, ma la volontà di non arrendersi anche nella ricerca di un posto migliore dove vivere, nonostante la tradizione, le generazioni e il lascito delle famiglie depongano a favore del rimanere e affrontare il nemico.
Bene per noi grandi, figuriamoci per i piccoli, tutti indaffarati a seguire la storia sgranocchiando i pop corn, bevendo e scambiandosi opinioni fondate e pensate con gli amichetti... Dura la vita!
https://www.facebook.com/cinemaflorida.soriano/
ALMENO TU, ALMENO VOI
Quanto può essere difficile affrontare il tema del dolore, dell'handicap, della sofferenza e della morte, non saprei neanche descriverlo, eppure per la seconda serata lo hanno fatto, ad alti livelli. Teatro del paesello, commedia, situazione surreale: due famiglie che si intrecciano, piani diabolici e donne che ne escono proprio malconce. Lo spettacolo prevede un ingresso ad offerta libera, per raccogliere fondi da devolvere a famiglie in difficoltà: non donazioni campate in aria o a pioggia, come si dice, ma attrezzature, strumenti, arredamento, libri, giochi, insomma tutto ciò che può concretamente servire a migliorare la condizione del malato e della sua famiglia.
L'Associazione delle Fatine sta lavorando a grandi ritmi e importanti idee, spunti e intuizioni; hanno preso contatti anche con il centro di diabetologia pediatrica di Viterbo, un nodo importante, ma che necessita di tanto, dalle pareti, agli arredi, dalla strumentazione all'accoglienza.
I nove attori della Compagnia della Vojola, si superano ad ogni spettacolo, esaltando ed elevando il dialetto a lingua d'arte; il pubblico apprezza e ride, di gusto; sono simpatici a pelle, ancor di più con il doppio senso, la mimica facciale, i gesti esagerati, lo scampanellio.
Emozioni, tante emozioni per non deludere il pubblico intervenuto, per appassionare i piccoli spettatori delle prime file, per coinvolgere gli adulti: il palco fa paura, il buio in sala non è completo, ma ci sono i Queen a darci la carica.
Sapere che tutti ti ascoltano, aspettano le tue parole: dalla parte del figlio sano, questa volta, il figlio che rimane a casa, aspetta la telefonata, il bacio della buona notte dopo la favola, le feste comandate interrotte. Grandi persone quelli delle Fatine, che accantonano qualsiasi pensiero triste per salire sul palco con la nuova felpa colorata: stanno stretti stretti, si sostengono, sono impacciati e spontaneamente meravigliosi.
Far parte di tutto questo, una gioia.
La responsabilità delle parole, un onore.
Venerdì prossimo si torna in scena, il cuore batte forte.
https://www.facebook.com/pg/lefatinedelsorriso.onlus/photos/?ref=page_internal
https://www.facebook.com/lavojola.compagniateatrale
L'Associazione delle Fatine sta lavorando a grandi ritmi e importanti idee, spunti e intuizioni; hanno preso contatti anche con il centro di diabetologia pediatrica di Viterbo, un nodo importante, ma che necessita di tanto, dalle pareti, agli arredi, dalla strumentazione all'accoglienza.
I nove attori della Compagnia della Vojola, si superano ad ogni spettacolo, esaltando ed elevando il dialetto a lingua d'arte; il pubblico apprezza e ride, di gusto; sono simpatici a pelle, ancor di più con il doppio senso, la mimica facciale, i gesti esagerati, lo scampanellio.
Emozioni, tante emozioni per non deludere il pubblico intervenuto, per appassionare i piccoli spettatori delle prime file, per coinvolgere gli adulti: il palco fa paura, il buio in sala non è completo, ma ci sono i Queen a darci la carica.
Sapere che tutti ti ascoltano, aspettano le tue parole: dalla parte del figlio sano, questa volta, il figlio che rimane a casa, aspetta la telefonata, il bacio della buona notte dopo la favola, le feste comandate interrotte. Grandi persone quelli delle Fatine, che accantonano qualsiasi pensiero triste per salire sul palco con la nuova felpa colorata: stanno stretti stretti, si sostengono, sono impacciati e spontaneamente meravigliosi.
Far parte di tutto questo, una gioia.
La responsabilità delle parole, un onore.
Venerdì prossimo si torna in scena, il cuore batte forte.
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venerdì 15 febbraio 2019
FORMAZIONE, ABC
Incontro del mercoledì pomeriggio con la dottoressa Falzone, si parla di emozioni e tanto altro.
Comportamento a base di capricci, un modo per attirare l'attenzione, sta all'adulto non rinforzare lo sbaglio, non incoraggiare il piccolo a proseguire; ci vuole auto-controllo, parecchia pazienza e la consapevolezza che con l'ignorare il piccolo come primo risultato si avrà un peggioramento e un raddoppiamento della lagna e dei capricci, hai capito!
Bene, anzi male; i piccoli vanno educati, frenati, contenuti nel rispetto delle regole stabilite e chiarite sin da subito: chi sbaglia, conosce già le modalità di correzione, che poi si chiami TIME OUT o la sedia del pensieri o di riflessione, poco cambia. Attenzione agli atteggiamenti scorretti, che portano all'autolesionismo o al pericolo degli altri amichetti; il bimbo potrebbe anche interpretare male i sorrisi e gli incoraggiamenti della classe, alla costituzione del falso sé.
I bambini presi dal capriccio o dal pianto, spesso dimenticano addirittura il perché, la motivazione della loro sfuriata; sta alle insegnanti contenere, ridurre i danni, magari anche abbracciando e prendendo tra le braccia il piccolo pur di evitare l'irreparabile; importante, anzi sempre fondamentale, agire e mai minacciare senza concretizzare e lavorare tutti gli adulti in un'unica direzione, unanime, concordata.
Poi la seconda parte dell'incontro, sulle emozioni, sulle parole che definiscono gli stati d'animo; stimolare il bambino a raccontare, a definire con termini semplici e sentimenti provati. Sembra strano, ma sono i nostri stessi pensieri e non ciò che ci accade a farci sentire in un certo modo, perché il nostro modo di ragionare spesso non è razionale, perché pretendiamo, perché non ci rendiamo conto che non possiamo cambiare la realtà né manovrare il comportamento di chi ci sta davanti.
Meglio allora riflettere sull'evento attivante, sul convincimento che ci facciamo e sulla conseguenza emotiva-fisiologica-comportamentale, si definisce elicitare...
Non si finisce mai di imparare, di analizzarci, di capire quanto si deve migliorare.
http://www.centroceral.com/sandra-falzone.html
Comportamento a base di capricci, un modo per attirare l'attenzione, sta all'adulto non rinforzare lo sbaglio, non incoraggiare il piccolo a proseguire; ci vuole auto-controllo, parecchia pazienza e la consapevolezza che con l'ignorare il piccolo come primo risultato si avrà un peggioramento e un raddoppiamento della lagna e dei capricci, hai capito!
Bene, anzi male; i piccoli vanno educati, frenati, contenuti nel rispetto delle regole stabilite e chiarite sin da subito: chi sbaglia, conosce già le modalità di correzione, che poi si chiami TIME OUT o la sedia del pensieri o di riflessione, poco cambia. Attenzione agli atteggiamenti scorretti, che portano all'autolesionismo o al pericolo degli altri amichetti; il bimbo potrebbe anche interpretare male i sorrisi e gli incoraggiamenti della classe, alla costituzione del falso sé.
I bambini presi dal capriccio o dal pianto, spesso dimenticano addirittura il perché, la motivazione della loro sfuriata; sta alle insegnanti contenere, ridurre i danni, magari anche abbracciando e prendendo tra le braccia il piccolo pur di evitare l'irreparabile; importante, anzi sempre fondamentale, agire e mai minacciare senza concretizzare e lavorare tutti gli adulti in un'unica direzione, unanime, concordata.
Poi la seconda parte dell'incontro, sulle emozioni, sulle parole che definiscono gli stati d'animo; stimolare il bambino a raccontare, a definire con termini semplici e sentimenti provati. Sembra strano, ma sono i nostri stessi pensieri e non ciò che ci accade a farci sentire in un certo modo, perché il nostro modo di ragionare spesso non è razionale, perché pretendiamo, perché non ci rendiamo conto che non possiamo cambiare la realtà né manovrare il comportamento di chi ci sta davanti.
Meglio allora riflettere sull'evento attivante, sul convincimento che ci facciamo e sulla conseguenza emotiva-fisiologica-comportamentale, si definisce elicitare...
Non si finisce mai di imparare, di analizzarci, di capire quanto si deve migliorare.
http://www.centroceral.com/sandra-falzone.html
giovedì 14 febbraio 2019
AMORE, SEMPRE
Voi credete alle coincidenze o ad un disegno superiore, divino, voluto da qualche forza?
Oggi San Valentino, festa di cuori rossi, dell'amore di coppia, dell'amore da cui nasce qualcosa di importante, dell'amore giurato eterno, magari.
Poi ti capita quella coincidenza, per cui entri in un vortice di emozioni che sono legate all'Amore, ma non sensuale o di attrazione fisica, no; quell'Amore che ti fa stare bene, per cui riesci a donare un sorriso, un momento di spensieratezza, quell'attimo di gloria puro, che mancava.
Qualche volta la vita sembra banale, scorre uguale, calma piatta, senza sbalzi di umore, di temperatura o di scosse; ti abitui, ti crogioli e ti affezioni al nulla pacifico, al piano e convenzionale; fino a quando non sopravviene la svolta, la sterzata, la fortuna di ravvederti.
Amore, sorrisi, lacrime per una semplice sorpresa, un'iniziativa buona, a volte basta poco.
Un'idea che si accoglie, che si concretizza e riesci a realizzare la felicità: alcuni uomini sono abituati al troppo e non si emozionano per niente, altri si accontentano del poco e quando ricevono un fuori-onda, un extra, ti guardano con un sorriso che difficilmente dimenticherai.
E così, le soddisfazioni più grandi, le emozioni più forti si provano quando ti dedichi a chi soffre, a chi non giudica, a chi stenta ad arrivare, a chi procede lento, ma poi arriva, a chi arranca ma non demorde, a chi ha motivi per piangere e lamentarsi, ma trova la forza per commuoversi, ridere e ringraziare con un timido bacio.
E il mondo ti sembra un posto migliore.
lunedì 11 febbraio 2019
AL QUARTO INCONTRO, SI GIOCA
Ma vi sembra che al corso di didattica digitale ufficiale della Scuola, si possa giocare?
Si gioca per modo di dire, si smanetta, si prova, si digita...
Ebbene, dopo tre lezioni teoriche, tre incontri in aula magna nella sede centrale del nostro Istituto, oggi pomeriggio ci siamo ritrovati in aula informatica, al piano terra delle medie.
Ad ogni partecipante un computer, ma c'è anche chi ha portato il proprio portatile per lavorare direttamente, per archiviare, per collaudare il materiale didattico in uso o semplicemente per qualche spunto creativo.
Perché di questo oggi tratta la lezione: creatività, ossia un tuo strumento di lavoro personalizzato con prove, verifiche, immagini e punteggio, in tempo reale, come ogni buon digitale sa bene!
Provare senza remore, cliccare, spostare copia-incolla, torna alla pagina iniziale: la professoressa Spinucci ci esorta a percorrere strade remote, accessi inconsueti, svelare password senza temere di perdere il pezzo già realizzato, tutto si crea nulla si distrugge, basta salvare!
Bene, ho subito impostato il mio lavoro su un quaderno di scrittura creativa, uno dei miei desideri ancora inevasi; sarà che ci riesco a realizzare qualcosa di buono per le generazioni future...
Elaborazione veloce, intanto si sperimentano le risorse del nuovo e-book, che per me incartapecorita leopardiana risulta quasi una parolaccia; invece poi il risultato è divertente, spiritoso, perché si possono realizzare scelte e risposte accattivanti, fantasiose, nelle modalità social.
E poi si scambiano pareri, impressioni, prove e successi, perché chi riesce ad imboccare prima la strada giusta poi spiega agli altri corsisti, è una questione di onore professionale.
E il compito che la dottoressa Spinucci ci aveva assegnato per casa?
M. Clara ci mostra le sue idee, un'ottima riuscita la scelta delle foto per ricordare persone e luoghi cari, ma anche la situazione emozionale-affettiva-fisica del prima di...non è male!
Il lento processo del mio svecchiamento ha cominciato a delinearsi, vuoi vedere che prima o poi esploderà la mia mente geniale anche nel virtuale mondo della tastiera? Ci provo, almeno ci provo, non garantisco certo i risultati, padre Dante aiutami tu!
domenica 10 febbraio 2019
QUELLE DOMENICHE SPORTIVE
Domenica ore 12:00 appuntamento al parcheggio del campo sportivo del paesello, facciamo gruppo Pulcini 2009, i piccoletti, direzione Lubriano, che si trova oltre Bagnoregio. Mi offro io d'accompagnare il pargolo: con la scusa che parteciperanno tante mamme con cui potrò chiacchierare tranquillamente per tutto il tempo, mio marito resta tranquillo a casa con il resto della ciurma.
Il tutto si svolge al chiuso, in un palazzetto: si paga anche l'obolo di ingresso, ma gli spalti sono comodi, con le seggioline di colore alternato e gigantografie di campioni calcistici di ogni età e latitudine alle pareti: subito pronti ed agguerriti per un torneo a squadre di cinque giocatori più il portiere.
Siamo i primi ad arrivare e a prendere i posti: già dagli zaini cominciano ad uscire panini di varia forma e consistenza, i campioni vanno sfamati, nonostante il loro fervore di giocare immediatamente.
Invece di quattro avversari, ne troviamo tre, bene: ci si scontra in modo diretto per venti minuti, per arrivare alle due migliori; alle 19:25 i nostri campioni riescono a vincere la partita per il terzo posto, un trionfo!
Poi tocca agli altri per la finale, sul filo del pareggio, i bambini in maglia gialla davanti alla loro porta si confondono e vanno a fermare un bel tiro pericoloso con le mani, in pratica in due o tre parano, al posto del portiere. un attimo di panico, ma l'allenatore tranquillizza tutti "Purtroppo, può capitare...".
Alla fine si passa alla premiazione di varie categorie di calciatori: medaglie, coppe grandi e piccole per tutti!
Si rompono le righe quando sono passate le venti e veloci torniamo alle macchine nel parcheggio: una bella esperienza per i nostri atleti, certamente, hanno corso dietro al pallone e si sono infervorati per ore, alternando stress da prestazione a merende varie in compagnia degli amichetti, cosa si potrebbe volere di più?
Noi adulti ne usciamo malconci: una prova non indifferente per orario e giornata, assistere anche alla prestazione di altri estranei non è semplice o troppo divertente, però il gruppo genitori regge bene, tra caffè e scambi di opinioni...
Lunedì niente allenamenti pomeridiani, i bimbi si riposano un poco, si ricomincerà mercoledì: intanto cerchiamo di riportare a casa tutti gli indumenti che avevano nelle borse e sparpagliate negli spogliatoi, sembra un'impresa ardua!
Il tutto si svolge al chiuso, in un palazzetto: si paga anche l'obolo di ingresso, ma gli spalti sono comodi, con le seggioline di colore alternato e gigantografie di campioni calcistici di ogni età e latitudine alle pareti: subito pronti ed agguerriti per un torneo a squadre di cinque giocatori più il portiere.
Siamo i primi ad arrivare e a prendere i posti: già dagli zaini cominciano ad uscire panini di varia forma e consistenza, i campioni vanno sfamati, nonostante il loro fervore di giocare immediatamente.
Invece di quattro avversari, ne troviamo tre, bene: ci si scontra in modo diretto per venti minuti, per arrivare alle due migliori; alle 19:25 i nostri campioni riescono a vincere la partita per il terzo posto, un trionfo!
Poi tocca agli altri per la finale, sul filo del pareggio, i bambini in maglia gialla davanti alla loro porta si confondono e vanno a fermare un bel tiro pericoloso con le mani, in pratica in due o tre parano, al posto del portiere. un attimo di panico, ma l'allenatore tranquillizza tutti "Purtroppo, può capitare...".
Alla fine si passa alla premiazione di varie categorie di calciatori: medaglie, coppe grandi e piccole per tutti!
Si rompono le righe quando sono passate le venti e veloci torniamo alle macchine nel parcheggio: una bella esperienza per i nostri atleti, certamente, hanno corso dietro al pallone e si sono infervorati per ore, alternando stress da prestazione a merende varie in compagnia degli amichetti, cosa si potrebbe volere di più?
Noi adulti ne usciamo malconci: una prova non indifferente per orario e giornata, assistere anche alla prestazione di altri estranei non è semplice o troppo divertente, però il gruppo genitori regge bene, tra caffè e scambi di opinioni...
Lunedì niente allenamenti pomeridiani, i bimbi si riposano un poco, si ricomincerà mercoledì: intanto cerchiamo di riportare a casa tutti gli indumenti che avevano nelle borse e sparpagliate negli spogliatoi, sembra un'impresa ardua!
sabato 9 febbraio 2019
A VOCI SPIEGATE
Verso maggio 2019, per la Notte della Legalità: il coro chiama e più di trenta bambini rispondono.
Tutti belli i nostri coristi, simpatici e di ogni età scolastica dell'Istituto, dalla prima elementare alla terza media; sotto lo sguardo magnetico della professoressa Tiziana Barbierato e al ritmo delle note musicali dal pianoforte del professor Francesco Achilli.
Un'ora e trenta minuti, la prima prova dopo il grande successo della serata UNICEF a Viterbo presso l'Auditorium universitario, con il nuovo obiettivo: cantare nel nostro Istituto davanti a tante persone del posto, per una bella figura e tanti applausi. Piccoli e grandi insieme, senza distinzione di alcun genere e trattamento uguale: nessun foglio, nessuna traccia scritta, si procede ad intuito, leggendo le labbra della professoressa, seguendo i movimenti delle braccia, rimanendo più o meno in silenzio tra un pezzo e l'altro.
Ah sì, i pezzi? Interessanti, quasi commoventi, difficili ed internazionali, perché i nostri coristi non temono lingua straniera alcuna; confesso che al primo ascolto ho provato qualche lieve timore, un leggero smarrimento, invece i nostri non si sono scalfiti, hanno seguito e interpretato, non solo: ad un certo punto la professoressa ha lanciato il ritmo con le mani prima e con il corpo poi, un'onda d'emozione e di coinvolgimento.
Certo ci sono i ragazzi al secondo anno di esibizione e ci sono i nuovi entrati: alcuni devono rispolverare la tecnica appresa durante lo scorso anno scolastico, altri imparano strada facendo; alcuni testi ritornano, ma due sono nuovissimi e molto impegnativi.
Alle 16:00 si esce dalla scuola primaria, leggermente stanchi, un poco affaticati, provati dalle ore scolastiche, dal pranzo al sacco e dall'aggiunta della musica da imparare, ma - sinceramente - noi adulti siamo i più malconci, i piccoletti sono belli vispi, ma che strano!
Non posso certo svelarvi tutto, ma vi indico le due intense novità, in lingua originale!
Prossimo incontro, venerdí 22 febbraio ore 14:30, scaldate le ugole...
https://www.youtube.com/watch?v=-7O_9v7Wn_A
https://www.youtube.com/watch?v=wgTxlK7NRMk
Tutti belli i nostri coristi, simpatici e di ogni età scolastica dell'Istituto, dalla prima elementare alla terza media; sotto lo sguardo magnetico della professoressa Tiziana Barbierato e al ritmo delle note musicali dal pianoforte del professor Francesco Achilli.
Un'ora e trenta minuti, la prima prova dopo il grande successo della serata UNICEF a Viterbo presso l'Auditorium universitario, con il nuovo obiettivo: cantare nel nostro Istituto davanti a tante persone del posto, per una bella figura e tanti applausi. Piccoli e grandi insieme, senza distinzione di alcun genere e trattamento uguale: nessun foglio, nessuna traccia scritta, si procede ad intuito, leggendo le labbra della professoressa, seguendo i movimenti delle braccia, rimanendo più o meno in silenzio tra un pezzo e l'altro.
Ah sì, i pezzi? Interessanti, quasi commoventi, difficili ed internazionali, perché i nostri coristi non temono lingua straniera alcuna; confesso che al primo ascolto ho provato qualche lieve timore, un leggero smarrimento, invece i nostri non si sono scalfiti, hanno seguito e interpretato, non solo: ad un certo punto la professoressa ha lanciato il ritmo con le mani prima e con il corpo poi, un'onda d'emozione e di coinvolgimento.
Certo ci sono i ragazzi al secondo anno di esibizione e ci sono i nuovi entrati: alcuni devono rispolverare la tecnica appresa durante lo scorso anno scolastico, altri imparano strada facendo; alcuni testi ritornano, ma due sono nuovissimi e molto impegnativi.
Alle 16:00 si esce dalla scuola primaria, leggermente stanchi, un poco affaticati, provati dalle ore scolastiche, dal pranzo al sacco e dall'aggiunta della musica da imparare, ma - sinceramente - noi adulti siamo i più malconci, i piccoletti sono belli vispi, ma che strano!
Non posso certo svelarvi tutto, ma vi indico le due intense novità, in lingua originale!
Prossimo incontro, venerdí 22 febbraio ore 14:30, scaldate le ugole...
https://www.youtube.com/watch?v=-7O_9v7Wn_A
https://www.youtube.com/watch?v=wgTxlK7NRMk
giovedì 7 febbraio 2019
DILLO CON LE MANI
Un progetto strepitoso quello realizzato per il nostro Istituto su un tema sempre attuale nelle scuole, che porta un titolo tanto spiritoso, quanto importante; ma poi come si sbullona il bullo?
Aula Magna al piano terra dell'edificio delle Medie, lavori sparsi alle pareti, a terra e su fili tirati tra i pilastri a reggere dischi rossi e verdi alternati prima divisi poi: tutto è arte, tutto ha un significato, sta al visitatore scoprirlo in ogni foglio, in ogni pennellata, in ogni filo colorato.
Quel visitatore però avrà un suo codice, un suo schema mentale che spesso non coincide con quello dell'infanzia, perché succede così, crescendo dimentichiamo lo stupore della scoperta, il sorriso all'improvviso, il perché nascosto. Da adulti tutto diventa schematico, selettivo, efficiente e preciso e poi? E l'errore, lo sbaglio, l'improvvisazione, la meraviglia?
Sono andata a sbirciare curiosa in fase di allestimento, quando le maestre Tina e Cristina erano super indaffarate, ma sorridenti e poi sono ritornata ancora un paio di volte, a prodotto finito; risultato eccezionale per la vivacità dei colori, i temi trattati in modo originale, il messaggio sotteso in ciascun manufatto, ma la vera chicca resta il teatro kamishibai, una vera scoperta per me: i bimbi ne sono i protagonisti e ne escono vincitori come artefici e come soggetti.
La diversità come trampolino di lancio per guardare il mondo da un'altra angolazione, le sensazioni dei piccoli registrate dalle loro mani che hanno riprodotto le vibrazioni della musica, il corpo disegnato su una superficie piana e poi riempito di cromia, le rime per i sentimenti, i colori nella fantasia della forma.
Un lavoro paradigmatico per trattare del diverso, del difficile, del problematico e di tutte quelle realtà che si presentano ogni giorno sui nostri banchi, nelle nostre classi, tra i nostri alunni: la perfezione non esiste, esistono tanti piccoli perfettamente bambini.
https://www.facebook.com/Istituto-Comprensivo-Soriano-nel-Cimino-988189124595538/
https://artebambini.it/attivita-editoriale/kamishibai/
Aula Magna al piano terra dell'edificio delle Medie, lavori sparsi alle pareti, a terra e su fili tirati tra i pilastri a reggere dischi rossi e verdi alternati prima divisi poi: tutto è arte, tutto ha un significato, sta al visitatore scoprirlo in ogni foglio, in ogni pennellata, in ogni filo colorato.
Quel visitatore però avrà un suo codice, un suo schema mentale che spesso non coincide con quello dell'infanzia, perché succede così, crescendo dimentichiamo lo stupore della scoperta, il sorriso all'improvviso, il perché nascosto. Da adulti tutto diventa schematico, selettivo, efficiente e preciso e poi? E l'errore, lo sbaglio, l'improvvisazione, la meraviglia?
Sono andata a sbirciare curiosa in fase di allestimento, quando le maestre Tina e Cristina erano super indaffarate, ma sorridenti e poi sono ritornata ancora un paio di volte, a prodotto finito; risultato eccezionale per la vivacità dei colori, i temi trattati in modo originale, il messaggio sotteso in ciascun manufatto, ma la vera chicca resta il teatro kamishibai, una vera scoperta per me: i bimbi ne sono i protagonisti e ne escono vincitori come artefici e come soggetti.
La diversità come trampolino di lancio per guardare il mondo da un'altra angolazione, le sensazioni dei piccoli registrate dalle loro mani che hanno riprodotto le vibrazioni della musica, il corpo disegnato su una superficie piana e poi riempito di cromia, le rime per i sentimenti, i colori nella fantasia della forma.
Un lavoro paradigmatico per trattare del diverso, del difficile, del problematico e di tutte quelle realtà che si presentano ogni giorno sui nostri banchi, nelle nostre classi, tra i nostri alunni: la perfezione non esiste, esistono tanti piccoli perfettamente bambini.
https://www.facebook.com/Istituto-Comprensivo-Soriano-nel-Cimino-988189124595538/
https://artebambini.it/attivita-editoriale/kamishibai/
martedì 5 febbraio 2019
EMOZIONI STORICHE
Questa mattina una lezione di storia particolare, intensa ed emozionante a scuola, nell'aula magna davanti ai bambini delle quinte della primaria e davanti ai ragazzi delle seconde e delle terze della secondaria.
Un ragazzo, un ragazzo di novantatré anni lucido e commosso a ricordare la sua formazione, gli studi, le punizioni, il ruolo di macchinista e la resa alle truppe tedesche dopo l'armistizio: un susseguirsi di commozione.
Introdotto dalla docente Monica Lecchini, il signor Salvatore Federici classe 1925, in un elegante completo giacca e cravatta ha parlato in piedi per quaranta minuti ai nostri ragazzi assorti e presi dalle parole e dai ricordi di un uomo forte che ha pronunciato la promessa di testimoniare gli orrori della guerra e dell'internamento.
Un militare italiano in forza nella Marina del Regno, che insieme a tanti compagni più maturi di lui è stato catturato e trasferito in Germania: erano gli IMI, i traditori secondo i Tedeschi, tra gli Stalag in quanto sottufficiale.
Momenti concitati, ordini impartiti in tedesco, il rischio di essere giustiziato in caso di tentata fuga, la ricerca di un filo d'erba da mangiare, la pagnotta di pane da dividere prima in sei uomini, poi in otto per farli morire di stenti.
Non concetti astratti, non ideologie, ma la verità, le sofferenze e le lacrime di un uomo che ha rischiato di non tornare più ad abbracciare i genitori e quando è riuscito a rivederli pesava solo trentotto chili.
I documenti veri, che i ragazzi hanno ammirato a lungo: lettere, foto, il numero inciso sulla placca, per cui si veniva indicati una volta prigionieri, quando perdevi la tua identità e la tua storia, per trasformarti in un corpo spogliato, affamato e sofferente, la vista dei corpi senza vita di amici e nemici.
Accanto al signor Federici la figlia Simona che lo accompagna e lo sostiene nella sua testimonianza itinerante nelle scuole, nelle occasioni ufficiali perché le giovani generazioni capiscano l'importanza di vivere in democrazia, in una repubblica, in cui vige la libertà della persona.
Durante il racconto, il Signor Federici si è più volte commosso nel ricordare il padre convocato perché il figlio aveva oltraggiato il Duce con una battuta, rischiando di venir radiato da ogni scuola del Regno; nel richiamare alla memoria gli altri Italiani che non sono riusciti a sopravvivere nel campo; i corpi dei tedeschi che ha dovuto seppellire dopo un scontro.
Momenti atroci che ricorda con lucidità, date e nomi, immagini indelebili e da oggi testimonianza per gli studenti dell'Istituto, che alla fine della conferenza si sono alzati, hanno circondato Salvatore e gli hanno stretto la mano.
http://alboimicaduti.it/page/5/i-lager-degli-italiani
Un ragazzo, un ragazzo di novantatré anni lucido e commosso a ricordare la sua formazione, gli studi, le punizioni, il ruolo di macchinista e la resa alle truppe tedesche dopo l'armistizio: un susseguirsi di commozione.
Introdotto dalla docente Monica Lecchini, il signor Salvatore Federici classe 1925, in un elegante completo giacca e cravatta ha parlato in piedi per quaranta minuti ai nostri ragazzi assorti e presi dalle parole e dai ricordi di un uomo forte che ha pronunciato la promessa di testimoniare gli orrori della guerra e dell'internamento.
Un militare italiano in forza nella Marina del Regno, che insieme a tanti compagni più maturi di lui è stato catturato e trasferito in Germania: erano gli IMI, i traditori secondo i Tedeschi, tra gli Stalag in quanto sottufficiale.
Momenti concitati, ordini impartiti in tedesco, il rischio di essere giustiziato in caso di tentata fuga, la ricerca di un filo d'erba da mangiare, la pagnotta di pane da dividere prima in sei uomini, poi in otto per farli morire di stenti.
Non concetti astratti, non ideologie, ma la verità, le sofferenze e le lacrime di un uomo che ha rischiato di non tornare più ad abbracciare i genitori e quando è riuscito a rivederli pesava solo trentotto chili.
I documenti veri, che i ragazzi hanno ammirato a lungo: lettere, foto, il numero inciso sulla placca, per cui si veniva indicati una volta prigionieri, quando perdevi la tua identità e la tua storia, per trasformarti in un corpo spogliato, affamato e sofferente, la vista dei corpi senza vita di amici e nemici.
Accanto al signor Federici la figlia Simona che lo accompagna e lo sostiene nella sua testimonianza itinerante nelle scuole, nelle occasioni ufficiali perché le giovani generazioni capiscano l'importanza di vivere in democrazia, in una repubblica, in cui vige la libertà della persona.
Durante il racconto, il Signor Federici si è più volte commosso nel ricordare il padre convocato perché il figlio aveva oltraggiato il Duce con una battuta, rischiando di venir radiato da ogni scuola del Regno; nel richiamare alla memoria gli altri Italiani che non sono riusciti a sopravvivere nel campo; i corpi dei tedeschi che ha dovuto seppellire dopo un scontro.
Momenti atroci che ricorda con lucidità, date e nomi, immagini indelebili e da oggi testimonianza per gli studenti dell'Istituto, che alla fine della conferenza si sono alzati, hanno circondato Salvatore e gli hanno stretto la mano.
http://alboimicaduti.it/page/5/i-lager-degli-italiani
lunedì 4 febbraio 2019
DI CLOUD, OPEN SOURCE E ALTRI TERRIBILI TERMINI
Bene bene, al terzo incontro la dottoressa Spinucci ha estratto dal portatile le sue digitali e affilate armi, tanto temute dalle insegnati non proprio digitali ed io sono in prima fila...
Si tratta di lezione strutturata, certo, di programma certo, di competenze perbacco, ma il nocciolo sta sempre nell'arrivare al nostro obiettivo primo in modo soddisfacente e fruttuoso, ma come e soprattutto con quali strumenti?
Ecco, allora qualche consiglio, in lingua inglese, ma facile da afferrare più o meno: si imposta un problema da risolvere o si argomenta un progetto e poi si arriva alla presentazione da parte dei ragazzi, tutti devono ragionare e collaborare alla riuscita finale, senza il terrore dell'errore.
Ecco altro scoglio, l'errore che non deve essere demonizzato, ma sfruttato a vantaggio del docente per capire dove andare a parare e rattoppare le mancanze - vogliamo parlare della diatriba della cromia da sottolineatura?
E poi gli spazi virtuali in cui condividere materiale e informazioni, scambiarsi suggerimenti o - come afferma la collega di tecnologia - rosicare un poco sulle attrezzature a disposizione in alcuni istituti; si cerca di capire quando e con quale frequenza centellinare un po' di esercizi da tastiera, creazione di account, tutorial, ma soprattutto i nostri ragazzi devono apprendere la sottile arte di destreggiarsi nel mare magnum delle nozioni-notizie-immagini che il vastissimo mondo di internet mette a disposizione, senza pericoli o spaesamenti, che sono comunque comuni anche agli adulti.
Inoltre, la possibilità di costruire mappe concettuali per qualsiasi materia, di vario genere, forma e colore, direttamente in classe, per coinvolgere e gratificare ogni alunno, perché non si può non coinvolgere tutti, questo oggi si chiede.
Gli stimoli sono numerosi, ci arriva anche un compitino veloce da onorare per destreggiarsi nei servizi online e devo confessare che mi ha colpito LINO e i suoi foglietti in bacheca, nonché le parole con cui la professoressa ci ha illustrato il lavoro di un docente universitario...
La prossima settimana, per il prossimo incontro a tu per tu con il computer, aula informatica non ti temo!
Dura, la vedo difficile, ma non impossibile, per l'ignoranza mia inglese, per la difficoltà di arrivare a tutti i ragazzi, per coinvolgere al sapere e all'apprendimento, che un lavoro di gruppo, comune e condiviso dovrebbe rendere anche molto piacevole, ci rassicura la professoressa, ma lei parla da esperta e appassionata... Chiare, fresche e dolci acque!
https://www.facebook.com/cristina.spinucci
http://en.linoit.com/
http://codemooc.org/
Si tratta di lezione strutturata, certo, di programma certo, di competenze perbacco, ma il nocciolo sta sempre nell'arrivare al nostro obiettivo primo in modo soddisfacente e fruttuoso, ma come e soprattutto con quali strumenti?
Ecco, allora qualche consiglio, in lingua inglese, ma facile da afferrare più o meno: si imposta un problema da risolvere o si argomenta un progetto e poi si arriva alla presentazione da parte dei ragazzi, tutti devono ragionare e collaborare alla riuscita finale, senza il terrore dell'errore.
Ecco altro scoglio, l'errore che non deve essere demonizzato, ma sfruttato a vantaggio del docente per capire dove andare a parare e rattoppare le mancanze - vogliamo parlare della diatriba della cromia da sottolineatura?
E poi gli spazi virtuali in cui condividere materiale e informazioni, scambiarsi suggerimenti o - come afferma la collega di tecnologia - rosicare un poco sulle attrezzature a disposizione in alcuni istituti; si cerca di capire quando e con quale frequenza centellinare un po' di esercizi da tastiera, creazione di account, tutorial, ma soprattutto i nostri ragazzi devono apprendere la sottile arte di destreggiarsi nel mare magnum delle nozioni-notizie-immagini che il vastissimo mondo di internet mette a disposizione, senza pericoli o spaesamenti, che sono comunque comuni anche agli adulti.
Inoltre, la possibilità di costruire mappe concettuali per qualsiasi materia, di vario genere, forma e colore, direttamente in classe, per coinvolgere e gratificare ogni alunno, perché non si può non coinvolgere tutti, questo oggi si chiede.
Gli stimoli sono numerosi, ci arriva anche un compitino veloce da onorare per destreggiarsi nei servizi online e devo confessare che mi ha colpito LINO e i suoi foglietti in bacheca, nonché le parole con cui la professoressa ci ha illustrato il lavoro di un docente universitario...
La prossima settimana, per il prossimo incontro a tu per tu con il computer, aula informatica non ti temo!
Dura, la vedo difficile, ma non impossibile, per l'ignoranza mia inglese, per la difficoltà di arrivare a tutti i ragazzi, per coinvolgere al sapere e all'apprendimento, che un lavoro di gruppo, comune e condiviso dovrebbe rendere anche molto piacevole, ci rassicura la professoressa, ma lei parla da esperta e appassionata... Chiare, fresche e dolci acque!
https://www.facebook.com/cristina.spinucci
http://en.linoit.com/
http://codemooc.org/
domenica 3 febbraio 2019
IL PRIMO RE
Pomeriggio madre-figlio primogenito, nonché erede al trono, al cinema al paesello.
Il primo amore non si scorda mai, figuriamoci il proto-amore!
Interamente in proto-latino, con i sottotitoli, ma si segue che è una meraviglia, anche perché più che un film filosofico è un film d'azione cruenta, molto cruenta: scontri, agguati, vendette, caccia, tutto filmato, con sangue zampillante e teste che saltano.
Un ottimo lavoro, reale e non edulcorato, che comincia con un'inondazione terribile che si trascina via i due uomini fino alla cattura da parte dei nemici di Alba: città nemica il cui nome aleggia per tutta la storia, anche perché con i protagonisti si muove anche la vestale, dal manto rosso che ricorda tanto la foto di Steve McCurry.
Un crescendo di forza e consapevolezza da parte di Remo, sì perché per gran parte del film è Remo quello forte, capo coraggioso, sano cacciatore, fratello affidabile... Poi il re si esalta, si fa prendere la mano e schifa il fuoco sacro, la sacerdotessa, le regole di ospitalità e si allontana dal giusto, dalla venerazione degli dei.
Opposto il fratello e accanito difensore del fuoco e delle pratiche sepolcrali; pur difendendo il suo stesso sangue dagli attacchi dei nemici, alla fine si scontra con l'alterigia di Remo che vorrebbe compiere l'atto sacrilego di oltrepassare il cerchio del rito di sepoltura.
Esaltante, neanche a dirlo, il discorso finale di Romolo oltre il Tevere, con i suoi compagni sopravvissuti, davanti alla salma del fratello disposta al di sopra di una pira funebre.
Tornerei anche subito al cinema, solo per sentir parlare nella lingua antica, un film che consiglio a tutti gli amanti della Storia, della Classicità in senso ampio latino, del Cinema italiano e dei giovani attori; sarei certamente più preparata a certi macabri dettagli, ma tutto si supera, per il proto questo ed altro.
https://www.facebook.com/cinemaflorida.soriano/
https://movieplayer.it/articoli/il-primo-re-intervista-cast_20221/
https://www.vanityfair.it/show/cinema/2019/01/27/alessandro-borghi-primo-re-film-latino-mattia-rovere-uscita
Il primo amore non si scorda mai, figuriamoci il proto-amore!
Interamente in proto-latino, con i sottotitoli, ma si segue che è una meraviglia, anche perché più che un film filosofico è un film d'azione cruenta, molto cruenta: scontri, agguati, vendette, caccia, tutto filmato, con sangue zampillante e teste che saltano.
Un ottimo lavoro, reale e non edulcorato, che comincia con un'inondazione terribile che si trascina via i due uomini fino alla cattura da parte dei nemici di Alba: città nemica il cui nome aleggia per tutta la storia, anche perché con i protagonisti si muove anche la vestale, dal manto rosso che ricorda tanto la foto di Steve McCurry.
Un crescendo di forza e consapevolezza da parte di Remo, sì perché per gran parte del film è Remo quello forte, capo coraggioso, sano cacciatore, fratello affidabile... Poi il re si esalta, si fa prendere la mano e schifa il fuoco sacro, la sacerdotessa, le regole di ospitalità e si allontana dal giusto, dalla venerazione degli dei.
Opposto il fratello e accanito difensore del fuoco e delle pratiche sepolcrali; pur difendendo il suo stesso sangue dagli attacchi dei nemici, alla fine si scontra con l'alterigia di Remo che vorrebbe compiere l'atto sacrilego di oltrepassare il cerchio del rito di sepoltura.
Esaltante, neanche a dirlo, il discorso finale di Romolo oltre il Tevere, con i suoi compagni sopravvissuti, davanti alla salma del fratello disposta al di sopra di una pira funebre.
Tornerei anche subito al cinema, solo per sentir parlare nella lingua antica, un film che consiglio a tutti gli amanti della Storia, della Classicità in senso ampio latino, del Cinema italiano e dei giovani attori; sarei certamente più preparata a certi macabri dettagli, ma tutto si supera, per il proto questo ed altro.
https://www.facebook.com/cinemaflorida.soriano/
https://movieplayer.it/articoli/il-primo-re-intervista-cast_20221/
https://www.vanityfair.it/show/cinema/2019/01/27/alessandro-borghi-primo-re-film-latino-mattia-rovere-uscita
sabato 2 febbraio 2019
CHE MAGICA ATMOSFERA CHE C'È QUESTA SERA...
Un'atmosfera tutta particolare, questa sera al Teatro-Cinema Florida, sin dalle 20:00, ora dell'appuntamento con le Fatine e i componenti della Compagnia Teatrale Amatoriale.
E già perché per le grandi occasioni ci si emoziona sempre, ci si guarda speranzosi e un poco affannati, ansiosi quasi, specie se devi salire sul palco e spiegare al pubblico chi sei, cosa fai e perché li hai convocati tutti in una fredda sera di febbraio quando fuori piove a dirotto.
Tanti, tantissimi gli amici che hanno lasciato le calde comodità casalinghe per assistere ad uno spettacolo di beneficenza, organizzato per raccogliere fondi importanti, per progetti importanti.
Il teatro era gremito: familiari, amici e parenti, in molti hanno lasciato un'offerta nella scatola del sorriso prima dell'inizio, si sono seduti e si sono commossi e poi hanno riso ed applaudito gli attori.
Un connubio ottimo di forze: chi regala il proprio talento sul palco, chi trova la forza di combattere e portare un sorriso a chi soffre e chi offre del denaro per far sì che non rimanga solo un sogno, ma il progetto si realizzi.
Questa la forza delle Fatine, il farsi conoscere, il mettersi davanti al pubblico di persona, mettersi in gioco, perché bisogna crederci, credere in quel che proponi e prometti e "se Dio vuole" le nostre Fatine hanno le idee molto chiare, per il Centro Diabetologico Pediatrico, per i reparti del Bambin Gesù e per quelli di Palidoro, ma anche i buoni-pasto per le famiglie "ricoverate", non finisce mai l'elenco dei bisogni, delle necessità e delle emergenze.
Il testo della Vojola non poteva essere più appropriato, dal titolo alla tematica, dalla richiesta a non essere indifferenti a quanto ci circonda alla ricerca di un miracolo che rimetta a posto la realtà, che riporti un po' di giustizia nella vita di ognuno; la storia di un padre e di un figlio, un padre che darebbe la vita per la felicità del figlio.
Un argomento importante, una realtà difficile e tante lacrime di commozione.
Allora non rimaniamo indifferenti, non giriamo il capo dall'altra parte e corriamo ad aiutare.
Venerdì 15 febbraio si replica, solo per chi è capace ad emozionarsi.
https://www.facebook.com/lefatinedelsorriso.onlus/
https://www.facebook.com/lavojola.compagniateatrale
E già perché per le grandi occasioni ci si emoziona sempre, ci si guarda speranzosi e un poco affannati, ansiosi quasi, specie se devi salire sul palco e spiegare al pubblico chi sei, cosa fai e perché li hai convocati tutti in una fredda sera di febbraio quando fuori piove a dirotto.
Tanti, tantissimi gli amici che hanno lasciato le calde comodità casalinghe per assistere ad uno spettacolo di beneficenza, organizzato per raccogliere fondi importanti, per progetti importanti.
Il teatro era gremito: familiari, amici e parenti, in molti hanno lasciato un'offerta nella scatola del sorriso prima dell'inizio, si sono seduti e si sono commossi e poi hanno riso ed applaudito gli attori.
Un connubio ottimo di forze: chi regala il proprio talento sul palco, chi trova la forza di combattere e portare un sorriso a chi soffre e chi offre del denaro per far sì che non rimanga solo un sogno, ma il progetto si realizzi.
Questa la forza delle Fatine, il farsi conoscere, il mettersi davanti al pubblico di persona, mettersi in gioco, perché bisogna crederci, credere in quel che proponi e prometti e "se Dio vuole" le nostre Fatine hanno le idee molto chiare, per il Centro Diabetologico Pediatrico, per i reparti del Bambin Gesù e per quelli di Palidoro, ma anche i buoni-pasto per le famiglie "ricoverate", non finisce mai l'elenco dei bisogni, delle necessità e delle emergenze.
Il testo della Vojola non poteva essere più appropriato, dal titolo alla tematica, dalla richiesta a non essere indifferenti a quanto ci circonda alla ricerca di un miracolo che rimetta a posto la realtà, che riporti un po' di giustizia nella vita di ognuno; la storia di un padre e di un figlio, un padre che darebbe la vita per la felicità del figlio.
Un argomento importante, una realtà difficile e tante lacrime di commozione.
Allora non rimaniamo indifferenti, non giriamo il capo dall'altra parte e corriamo ad aiutare.
Venerdì 15 febbraio si replica, solo per chi è capace ad emozionarsi.
https://www.facebook.com/lefatinedelsorriso.onlus/
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