Sono appena trascorse le festività natalizie, un primo bilancio, o resoconto se volete, di quanto vissuto.
È tornata per qualche giorno mia sorella in Italia con un accompagnatore importante e quindi noi donne di casa italiche e ansiose avevamo progettato per tempo una buona accoglienza, specialmente culinaria: non sia mai che viaggiatori internazionali pensino male della terra madre o peggio soffrano la fame. E allora cosa non può mancare in dispensa a dicembre, nella nostra patria, nell'organizzazione di rimpatrio, tavola imbandita et similia?
Ma la farina di grano, naturalmente! Chilogrammi di materia prima sfusa o impacchettata, da destinare a sfamare la famiglia: primi piatti soprattutto, ma non solo, cosa dunque?
Gnocchi con le patate, tagliatelle o fettuccine in dialetto, gnocchi lunghi tipo "ziti" realizzati con il "ferretto", utensile indispensabile, in dialetto "co'i'fferro", gnocchetti grandezza perla per la minestra con i ceci...
Pastella, frittelle, dolcetti secchi, tortini, torta al cioccolato...
Riflettevo allora sull'impegno femminile, sulla responsabilità di sfamare, sulla convinzione che non sia mai abbastanza, sull'amore dimostrato attraverso la preparazione dei pasti e la cura dei dettagli, per non parlare poi degli avanzi che non hanno ragione di esistere e quindi vengono "smerciati" seduta stante, benché i commensali siano satolli e soddisfatti.
Cibo, amore e famiglia.
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