Nel mese di magggio dello scorso anno si è svolta nel paesino arroccato in cui vivo un'interessante mostra al piano terra di un elegante palazzo sigorile del centro. Pubblico le mie impressioni critiche e vi invito ad informarvi sugli artisti che hanno dato vita alle tele esposte.
Nostos cromatico per un novello Ulisse
Piove. Fuori il mondo è coperto da quel terribile grigio cenere, plumbeo, opprimente, che rattrista lo spirito e mortifica il corpo. Entri al piano terra dell'elegante Palazzo Trua in Soriano e vieni abbagliato da luci forme e colori. Ti vengono incontro, ti chiamano, ti
rapiscono lo sguardo. Tele sospese alle pareti e un girotondo al centro della piccola sala.Si intitola "Il viaggio" e, al tempo di Internet, la mente corre ai voli a basso costo, l'associazione all'aeroporto, al marasma di gente, al via vai di viaggiatori è quasi immediata. E invece è l'esaltazione del comodo, lento, provinciale tragitto
ferroviario Viterbo-Roma, si parte dalla stazione di Porta Fiorentina
per arrivare a Piazzale Flaminio. Un viaggio in treno che ti permette di cogliere dal finestrino forme, luci e colori appunto della campagna, del nostro habitat naturale, che incontri, che capti con tutti i sensi solleticati dalla pulita e frizzante aria che entra dal finestrino abbassato. L'accostamento e l'alternanza delle opere di questi due colleghi, amici nella vita, è un'interessante intuizione: tanto Riccardo Sanna è preciso
e certosino nei particolari dei coppi dei tetti, quanto Paolo Crucili è sfumato ed evanescente nei profili di cupole e campanili. Tante, tutte
le linee usate da Crucili, siano esse curve, rette, oblique, miste quanto basta per accennare a quelle inconfondibili architetture umane che si intravedono nella nebbia, che sfumano per il vetro appannato. Colori tenui, colori pastello, accostamenti soft, piacevoli, che ti accarezzano e certo non ti strapazzano lo sguardo. Tanto verde per
Sanna, interrotto dal marrone delle pietre delle costruzioni. Ha
dedicato due quadri a Soriano merlato e nobile, che non si percepisce certo abbandonato e spento, ma vivo e dialogante con il visitatore. Del tutto assenti o relegate in un minimo spazio le sagome delle
persone, non se ne sente la mancanza. L'uomo ha costruito la strada
ferrata che si insinua nella natura, le stazioni crocevia di popoli e
culture eppure in queste tele si è solo spettatori al di qua del
finestrino senza interagire, senza intromettersi, ma solo per godere dello spettacolo ed essere inondati di luce.
Video Riccardo Sanna
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