Pomeriggio speciale quello di oggi, giornata calda e afosa, quasi estiva. Invito tanto inaspettato quanto gradito da parte di una famiglia di amichetti di scuola: ci sono da mangiare le ciliegie, direttamente dall'albero. Occasione da non perdere e penso ai miei pargoli, cresciuti troppo "cittadini", urbani, rispetto a me rozza campagnola.
Aperta e silenziosa campagna, il prato, i cani, una scala appoggiata al fusto e due ciotole che si riempiono troppo lentamente: per una ciliegia che finisce dentro, due ne mangiamo. Si fa anche merenda a base di gelato, fatto in casa alla ciliegie naturalmente, e una gustosa crostata, sotto il portico, comodi seduti, con i cani che gironzolano tra le gambe, rimasti a bocca asciutta.
Si gioca, si corre, si cade anche tra i rovi, ma il dolore passa in fretta, senza perdere tempo prezioso: tre ore di puro e intenso gioco, scoperte di sapori, odori e forme. Ce ne andiamo stanchi, sporchi, arruffati ma tanto soddisfatti, i nostri amichetti sono così dolci, ci accompagnano al cancello e di salutano con le loro manine fino a quando non scompariamo nella strada sterrata tra i cespugli.
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